Seneca, il beneficio della manomissione e l'accusatio ingrati liberti

Seneca’s De beneficiis is often quoted and discussed in Roman Law researches dedicated to the accusatio ingrati liberti, the procedure through which freedmen who violated the duty of gratitude towards the patrons were punished. The juridical sources reconnect the gratitude to the duty of obsequium, strongly linked to the beneficium manumissionis. However, in the work of the philosopher, focused on the idea of beneficium and on the concepts of gratitude and ingratitude, the problem of liberti ingrati is not openly discussed. Seneca rather speaks of an ingrati actio as practiced only in the rhetorical schools, and addresses the problem of whether or not it is appropriate to persecute ingratitude by juridical means, arriving at a negative answer. Scholars reached different conclusions about Seneca’s silence on the subject of accusatio ingrati liberti: the article aims to reopen this debate, through the discussion of some significant sources (in particular, Sen., ben. 1, 2, 3; 3, 6, 1-2; 3, 7, 1; Tac., Ann. 13, 26-27, and D. 38, 2, 1, of Ulpian). These texts allow us to reconstruct the connection of beneficium manumissionis with obsequium, and offer various clues to better understand the relationship between Seneca’s discourse and the accusatio ingrati liberti.

Il De beneficiis di Seneca è spesso citato nelle ricerche in materia di accusatio ingrati liberti, il procedimento attraverso il quale i liberti che avevano violato l’obbligo di gratitudine nei confronti dei loro patroni erano puniti. Le fonti riconnettono la gratitudine all’obbligo di obsequium, a sua volta strettamente connesso al beneficio della manomissione. Nell’opera di Seneca, incentrata sull’idea di beneficium e sui concetti di gratitudine e ingratitudine, il problema dei liberti ingrati e della loro punizione non è discusso. Il filosofo tratta, piuttosto, di una actio ingrati che sarebbe utilizzata solo nell’ambito delle esercitazioni retoriche, e affronta il problema dell’opportunità o meno di una risposta giuridica all’ingratitudine, arrivando ad una risposta negativa. Gli studiosi hanno sinora dato risposte diverse al silenzio di Seneca sull’accusatio ingrati liberti: l’articolo intende riaprire tale dibattito, attraverso la discussione di alcune fonti significative in quest’ottica (Sen. ben. 1,2,3; 3,6,1-2; 3,7,1; Tac. Ann. 13,26-27; D. 38,2,1, di Ulpiano). Questi testi consentono di ricostruire, almeno in parte, la connessione esistente fra obsequium e beneficium manumissionis, e offrono vari indizi per comprendere meglio la relazione fra il discorso di Seneca e l’accusatio ingrati liberti.