Il caso esaminato dal Consiglio di Stato riguarda il proprietario di un immobile, confinante con quello su cui risultano essere state realizzate alcune opere abusive, il quale presenta all'amministrazione comunale ed alla Soprintendenza regionale, una diffida, a mezzo della quale richiede di poter conoscere quali attività siano state poste in essere, al fine di reprimere gli abusi edilizi perpetrati sul fondo confinante, nonché di accedere alla relativa documentazione. In seguito, il richiedente propone ricorso al giudice amministrativo al fine di accertare l'illegittimità del silenzio serbato dalle due amministrazioni adite, in ordine alle diffide presentate, aventi ad oggetto la definizione delle pratiche di condono edilizio, nonché l'adozione degli interventi repressivi delle opere abusivamente realizzate dal vicino. L'A. riporta i motivi per cui il TAR ha respinto il ricorso e si sofferma brevemente sulla motivazione addotta dal Consiglio di Stato, il quale ha accolto il ricorso in appello e, per l'effetto, in riforma della sentenza di primo grado, ha ordinato alle amministrazioni resistenti di definire le istanze di condono edilizio presentate dall'interessato.
CONDONO EDILIZIO E SILENZIO RIFIUTO (Nota a Cons. Stato sez. IV 20 luglio 2006, n. 4609)
ZARAMELLA, Sara
2005
Abstract
Il caso esaminato dal Consiglio di Stato riguarda il proprietario di un immobile, confinante con quello su cui risultano essere state realizzate alcune opere abusive, il quale presenta all'amministrazione comunale ed alla Soprintendenza regionale, una diffida, a mezzo della quale richiede di poter conoscere quali attività siano state poste in essere, al fine di reprimere gli abusi edilizi perpetrati sul fondo confinante, nonché di accedere alla relativa documentazione. In seguito, il richiedente propone ricorso al giudice amministrativo al fine di accertare l'illegittimità del silenzio serbato dalle due amministrazioni adite, in ordine alle diffide presentate, aventi ad oggetto la definizione delle pratiche di condono edilizio, nonché l'adozione degli interventi repressivi delle opere abusivamente realizzate dal vicino. L'A. riporta i motivi per cui il TAR ha respinto il ricorso e si sofferma brevemente sulla motivazione addotta dal Consiglio di Stato, il quale ha accolto il ricorso in appello e, per l'effetto, in riforma della sentenza di primo grado, ha ordinato alle amministrazioni resistenti di definire le istanze di condono edilizio presentate dall'interessato.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.