Con la Legge Regionale 16 del 2002, la regione Emilia Romagna ha promosso il recupero e la valorizzazione degli edifici e dei luoghi di interesse storico-artistico, il miglioramento della qualità architettonica e il recupero del valore paesaggistico del territorio. All’interno del patrimonio edilizio della Grande Pianura gli insediamenti rurali, spesso isolati in quanto in origine funzionali ad assetti colturali di tipo estensivo da cui prendono anche la denominazione di “case sparse”, sono quelli che, più di altri, corrono il rischio di rimanere non tutelati e di vedere snaturato il proprio valore o il proprio contesto, in quanto spesso non conosciuti o posti al di fuori dei percorsi turistici e culturali più diffusi. La sostanziale omogeneità dei modelli tipologici (ripetuti con varianti e variabili stilistiche declinate su rigorosi registri fedeli alle tradizioni locali di aree territorialmente e politicamente omogenee) e le tecniche costruttive tipiche del genius loci (basate sull’impiego di materiali, legno e laterizio soprattutto, di facile reperibilità nei pressi del luogo d’intervento), costituiscono i tratti dominanti di questo patrimonio edilizio rurale unico. Unicità connotata anche dall’applicazione sistematica di modelli progettuali e costruttivi capaci di sfruttare al meglio le caratteristiche climatiche dei luoghi con uno sviluppo di regole - non scritte, ma di grande efficacia - in merito all’orientamento, all’articolazione degli spazi interni e al controllo bio-climatico naturale delle costruzioni in funzione della specifica destinazione d’uso.
Strategie per la salvaguardia e il riuso degli insediamenti rurali
DI GIULIO, Roberto;ZAFFAGNINI, Theo
2006
Abstract
Con la Legge Regionale 16 del 2002, la regione Emilia Romagna ha promosso il recupero e la valorizzazione degli edifici e dei luoghi di interesse storico-artistico, il miglioramento della qualità architettonica e il recupero del valore paesaggistico del territorio. All’interno del patrimonio edilizio della Grande Pianura gli insediamenti rurali, spesso isolati in quanto in origine funzionali ad assetti colturali di tipo estensivo da cui prendono anche la denominazione di “case sparse”, sono quelli che, più di altri, corrono il rischio di rimanere non tutelati e di vedere snaturato il proprio valore o il proprio contesto, in quanto spesso non conosciuti o posti al di fuori dei percorsi turistici e culturali più diffusi. La sostanziale omogeneità dei modelli tipologici (ripetuti con varianti e variabili stilistiche declinate su rigorosi registri fedeli alle tradizioni locali di aree territorialmente e politicamente omogenee) e le tecniche costruttive tipiche del genius loci (basate sull’impiego di materiali, legno e laterizio soprattutto, di facile reperibilità nei pressi del luogo d’intervento), costituiscono i tratti dominanti di questo patrimonio edilizio rurale unico. Unicità connotata anche dall’applicazione sistematica di modelli progettuali e costruttivi capaci di sfruttare al meglio le caratteristiche climatiche dei luoghi con uno sviluppo di regole - non scritte, ma di grande efficacia - in merito all’orientamento, all’articolazione degli spazi interni e al controllo bio-climatico naturale delle costruzioni in funzione della specifica destinazione d’uso.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.