Introduzione. L’insorgenza di malattie infettive nella popolazione lavorativa può essere associata all’esposizione professionale ad agenti infettivi. Tale esposizione può derivare dall’uso lavorativo deliberato di microrganismi, o dalla penetrazione nell’organismo di un agente infettivo presente nel luogo di lavoro. Recenti studi hanno evidenziato un incremento globale delle stime delle patologie occupazionali causate dall’esposizione a fattori di rischio biologico [1]. Tuttavia, le carenze conoscitive su questo argomento ne hanno limitato la comprensione. Approfondire lo studio di questo fenomeno risulterebbe utile per colmare tali lacune e facilitare lo sviluppo e l’implementazione di programmi di prevenzione efficaci. Obiettivi. Questa revisione mira a comprendere l’entità del fenomeno e ad ottenere un quadro epidemiologico aggiornato delle infezioni professionali o lavoro-correlate nei Paesi europei. Si studieranno inoltre i fattori che influenzano l’insorgenza di tali patologie tra i lavoratori e il loro impatto sulla salute della popolazione. Metodi. È stata condotta una scoping review in accordo con le linee guida PRISMA-ScR (Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses extension for Scoping Reviews) e la metodologia del Joanna Briggs Institute. La revisione è stata effettuata nell’ambito del progetto BRIC INAIL 2022 (ID 22) di ricerca attiva di tecnopatie infettive. La ricerca è stata effettuata sulle banche dati PubMed/MEDLINE, Web of Science e Scopus. Gli studi sono stati selezionati sulla base dei criteri PCC (Population-Concept-Context), come specificato nel protocollo precedentemente pubblicato dagli autori [2]. Sono stati inclusi studi osservazionali contenenti dati epidemiologici sulle malattie infettive di origine occupazionale pubblicati in Europa dal 2010 al 2023. Case report e case series sono stati esclusi così come gli studi su COVID- 19. È stata successivamente effettuata una sintesi qualitativa degli studi inclusi. Risultati. Sono stati inclusi 150 studi. Le categorie professionali più frequentemente analizzate sono risultate essere: agricoltori e allevatori (36,7%), operatori sociosanitari (34,0%) e lavoratori forestali (20,7%). La maggior parte degli studi si è concentrata su lavoratori a stretto contatto con animali (62,0%) o con pazienti (13,3%). Questa tendenza si riflette anche nella distribuzione degli agenti biologici esaminati, prevalentemente zoonotici. L’agente patogeno più frequentemente analizzato è stato il virus dell’epatite E (14,0% degli studi), seguito da Coxiella burnetii, agente eziologico della febbre Q (13,3%) e da Borrelia burgdorferi, responsabile della Borreliosi di Lyme (12,7%). Conclusione. L’analisi della letteratura evidenzia un marcato interesse per alcune categorie occupazionali e in particolare per quelle che operano in contesti a stretto contatto con animali o pazienti. Questa attenzione è giustificata dalla nota origine zoonotica della maggior parte delle malattie infettive umane, fattore che spiega la maggiore incidenza di tali patologie tra gli operatori esposti a questi specifici ambienti. I risultati relativi alla casistica europea ottenuti nel presente studio dimostrano una coerenza con le conclusioni di Haagsma et al. acquisite nel contesto globale, le quali identificano gli operatori sanitari e i professionisti a contatto con animali come categorie maggiormente suscettibili all’infezione da parte di un ampio spettro di agenti patogeni. I risultati ottenuti nel presente studio forniscono un contributo alle conoscenze relative al quadro epidemiologico delle tecnopatie infettive in Europa, evidenziando un fenomeno rilevante per la salute dei lavoratori. Tali conoscenze possono rappresentare la base per implementare azioni di tutela della salute dei lavoratori che operano nei contesti ad aumentato rischio.
PROGETTO BRIC INAIL SULLA RILEVAZIONE E SUI FATTORI DI RISCHIO DI CASI DI PATOLOGIA PROFESSIONALE DA AGENTI INFETTIVI: RISULTATI DI UNA REVISIONE DELLA LETTERATURA
M. R. Nocilla;A. Montagnani;A. Bordignon;S. Mattioli
2025
Abstract
Introduzione. L’insorgenza di malattie infettive nella popolazione lavorativa può essere associata all’esposizione professionale ad agenti infettivi. Tale esposizione può derivare dall’uso lavorativo deliberato di microrganismi, o dalla penetrazione nell’organismo di un agente infettivo presente nel luogo di lavoro. Recenti studi hanno evidenziato un incremento globale delle stime delle patologie occupazionali causate dall’esposizione a fattori di rischio biologico [1]. Tuttavia, le carenze conoscitive su questo argomento ne hanno limitato la comprensione. Approfondire lo studio di questo fenomeno risulterebbe utile per colmare tali lacune e facilitare lo sviluppo e l’implementazione di programmi di prevenzione efficaci. Obiettivi. Questa revisione mira a comprendere l’entità del fenomeno e ad ottenere un quadro epidemiologico aggiornato delle infezioni professionali o lavoro-correlate nei Paesi europei. Si studieranno inoltre i fattori che influenzano l’insorgenza di tali patologie tra i lavoratori e il loro impatto sulla salute della popolazione. Metodi. È stata condotta una scoping review in accordo con le linee guida PRISMA-ScR (Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses extension for Scoping Reviews) e la metodologia del Joanna Briggs Institute. La revisione è stata effettuata nell’ambito del progetto BRIC INAIL 2022 (ID 22) di ricerca attiva di tecnopatie infettive. La ricerca è stata effettuata sulle banche dati PubMed/MEDLINE, Web of Science e Scopus. Gli studi sono stati selezionati sulla base dei criteri PCC (Population-Concept-Context), come specificato nel protocollo precedentemente pubblicato dagli autori [2]. Sono stati inclusi studi osservazionali contenenti dati epidemiologici sulle malattie infettive di origine occupazionale pubblicati in Europa dal 2010 al 2023. Case report e case series sono stati esclusi così come gli studi su COVID- 19. È stata successivamente effettuata una sintesi qualitativa degli studi inclusi. Risultati. Sono stati inclusi 150 studi. Le categorie professionali più frequentemente analizzate sono risultate essere: agricoltori e allevatori (36,7%), operatori sociosanitari (34,0%) e lavoratori forestali (20,7%). La maggior parte degli studi si è concentrata su lavoratori a stretto contatto con animali (62,0%) o con pazienti (13,3%). Questa tendenza si riflette anche nella distribuzione degli agenti biologici esaminati, prevalentemente zoonotici. L’agente patogeno più frequentemente analizzato è stato il virus dell’epatite E (14,0% degli studi), seguito da Coxiella burnetii, agente eziologico della febbre Q (13,3%) e da Borrelia burgdorferi, responsabile della Borreliosi di Lyme (12,7%). Conclusione. L’analisi della letteratura evidenzia un marcato interesse per alcune categorie occupazionali e in particolare per quelle che operano in contesti a stretto contatto con animali o pazienti. Questa attenzione è giustificata dalla nota origine zoonotica della maggior parte delle malattie infettive umane, fattore che spiega la maggiore incidenza di tali patologie tra gli operatori esposti a questi specifici ambienti. I risultati relativi alla casistica europea ottenuti nel presente studio dimostrano una coerenza con le conclusioni di Haagsma et al. acquisite nel contesto globale, le quali identificano gli operatori sanitari e i professionisti a contatto con animali come categorie maggiormente suscettibili all’infezione da parte di un ampio spettro di agenti patogeni. I risultati ottenuti nel presente studio forniscono un contributo alle conoscenze relative al quadro epidemiologico delle tecnopatie infettive in Europa, evidenziando un fenomeno rilevante per la salute dei lavoratori. Tali conoscenze possono rappresentare la base per implementare azioni di tutela della salute dei lavoratori che operano nei contesti ad aumentato rischio.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


