L’articolo analizza la mobilità casa-lavoro dei braccianti agricoli nella provincia orientale di Ferrara, mettendo in luce il ruolo strutturale che essa svolge nel perpetuare pratiche di sfruttamento e caporalato. Basandosi su un progetto di ricerca che combina indagine qualitativa, rilevazioni sul campo, interviste e questionari, si evidenzia come la mobilità sia un elemento centrale nell’organizzazione del lavoro agricolo e nella sua opacità costitutiva. Attraverso la mappatura dei percorsi quotidiani di centinaia di lavoratori – molti dei quali migranti provenienti dall’Asia meridionale – emergono configurazioni spaziali complesse che mettono in discussione l’efficacia degli interventi infrastrutturali tradizionali. Il contributo sottolinea i limiti epistemologici e politici di forme canoniche di mappatura in contesti rurali segnati da sfruttamento, abbandono e relazioni di potere asimmetriche. L’opacità delle condizioni di mobilità, lungi dall’essere un ostacolo da superare, viene interpretata come un fattore strutturale e indicatore dello sfruttamento. Si propone quindi una riflessione critica sulla necessità di approcci cartografici qualitativi e situati, capaci di rendere conto della complessità del lavoro agricolo contemporaneo come della sua intrinseca connessione con le geografie dello sfruttamento e della razzializzazione.
La mobilità dei lavoratori agricoli nella Provincia di Ferrara. Riflessioni su mappatura e opacità
richard lee peragine
2025
Abstract
L’articolo analizza la mobilità casa-lavoro dei braccianti agricoli nella provincia orientale di Ferrara, mettendo in luce il ruolo strutturale che essa svolge nel perpetuare pratiche di sfruttamento e caporalato. Basandosi su un progetto di ricerca che combina indagine qualitativa, rilevazioni sul campo, interviste e questionari, si evidenzia come la mobilità sia un elemento centrale nell’organizzazione del lavoro agricolo e nella sua opacità costitutiva. Attraverso la mappatura dei percorsi quotidiani di centinaia di lavoratori – molti dei quali migranti provenienti dall’Asia meridionale – emergono configurazioni spaziali complesse che mettono in discussione l’efficacia degli interventi infrastrutturali tradizionali. Il contributo sottolinea i limiti epistemologici e politici di forme canoniche di mappatura in contesti rurali segnati da sfruttamento, abbandono e relazioni di potere asimmetriche. L’opacità delle condizioni di mobilità, lungi dall’essere un ostacolo da superare, viene interpretata come un fattore strutturale e indicatore dello sfruttamento. Si propone quindi una riflessione critica sulla necessità di approcci cartografici qualitativi e situati, capaci di rendere conto della complessità del lavoro agricolo contemporaneo come della sua intrinseca connessione con le geografie dello sfruttamento e della razzializzazione.| File | Dimensione | Formato | |
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