Come dice Jessica Rabbit ‒ la graziosa darklady coprotagonista del film di animazione Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988) ‒, “io non sono cattiva, è che mi disegnano così” (“I’m not bad, I’m just drawn that way.”). Ma, appunto, perché la disegnano così? Sembra che una regola fondamentale per scrivere una buona sceneggiatura sia quella di costruire un personaggio cattivo che colpisca lo spettatore, di avere un antagonista memorabile, un personaggio, manco a dirlo, “accattivante”. Il protagonista, l’eroe senza macchia e senza paura, è spesso noioso e piatto, e deve essere quindi la presenza, a volte imponente, di un antagonista complesso e misterioso a suscitare l’attenzione, la curiosità, e la riflessione del lettore o dello spettatore. Ma allora cosa può esserci di meglio per attrarre il lettore/spettatore più curioso e smaliziato che fare del cattivo il protagonista della storia. Esiste infatti una lunga tradizione di protagonisti cattivi nella storia del teatro, della letteratura, del cinema, ma anche in media narrativi di più recente evoluzione (graphic novel, videogiochi, serialità televisiva). Si tratta di protagonisti sporchi, impuri in un certo senso, con pecche morali, o di carattere, significative e rilevanti. Questi personaggi vengono definiti genericamente antieroi.
"Introduzione. Semio-etica del rough hero. Quando i protagonisti sono cattivi."
Andrea Bernardelli
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2017
Abstract
Come dice Jessica Rabbit ‒ la graziosa darklady coprotagonista del film di animazione Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988) ‒, “io non sono cattiva, è che mi disegnano così” (“I’m not bad, I’m just drawn that way.”). Ma, appunto, perché la disegnano così? Sembra che una regola fondamentale per scrivere una buona sceneggiatura sia quella di costruire un personaggio cattivo che colpisca lo spettatore, di avere un antagonista memorabile, un personaggio, manco a dirlo, “accattivante”. Il protagonista, l’eroe senza macchia e senza paura, è spesso noioso e piatto, e deve essere quindi la presenza, a volte imponente, di un antagonista complesso e misterioso a suscitare l’attenzione, la curiosità, e la riflessione del lettore o dello spettatore. Ma allora cosa può esserci di meglio per attrarre il lettore/spettatore più curioso e smaliziato che fare del cattivo il protagonista della storia. Esiste infatti una lunga tradizione di protagonisti cattivi nella storia del teatro, della letteratura, del cinema, ma anche in media narrativi di più recente evoluzione (graphic novel, videogiochi, serialità televisiva). Si tratta di protagonisti sporchi, impuri in un certo senso, con pecche morali, o di carattere, significative e rilevanti. Questi personaggi vengono definiti genericamente antieroi.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.