Nel libro 21 Lezioni per il 21esimo Secolo, Yuval Harari afferma che tra le principali sfide a cui l’umanità verrà sottoposta nel prossimo futuro vi saranno la crisi climatica e l’affermarsi di una società post-human, del tutto dipendente dall’avanzamento tecnologico. Poiché le due istanze – minaccia fisica la prima e condizione che impatta sulla natura dell’uomo la seconda – non possono essere de-globalizzate, esse concorrono ad instaurare un dibattito rivolto alla comunità globale ed interessano plurimi settori produttivi a tutte le scale, con l’obiettivo di elaborare soluzioni adeguate in risposta al quadro esigenziale economico ed ambientale attuale. Jeremy Rifkin, in merito all’irreversibilità della crisi climatica, parla di “feedback loop incontrollabile” il quale avviene in concomitanza ad una “inevitabile” – così definita da Kevin Kelly – corsa all’innovazione non solo informatica e meccanica, ma che invaderà anche la sfera biologica attraverso AI, ML e biochemical algorithms. Lo sviluppo di tecnologie innovative per trarne beneficio collettivo sono oggetto d’indagine per architetti e designers i quali, fin dai primi anni 2000 hanno elaborato progetti sostenibili, che nelle decadi successive si sono evoluti come high performance ed infine smart. Oggi – nell’augmented age – coesistono un’aggiornata consapevolezza sulla necessità di economizzare le risorse e nuovi strumenti di fabbricazione che permettono di elaborare prodotti “aumentati” in uno spazio di lavoro ibrido uomo-macchina-natura. Il presente contributo si propone di indagare ricerche svolte e in corso che mettano in evidenza il superamento del paradigma costruttivo tradizionale definito da unità-assemblaggio-modularità verso un modello ispirato dalla natura che si componga di coltivazione-crescita-aggregazione. Sono esempi di questa metodologia progettuale il Silk Pavilion e il Synthetic Apiary realizzati presso il MIT Media Lab, o il Dreamcatcher Project promosso da Autodesk Research. L’osservazione dei casi studio individua due approcci progettuali principali, finalizzati a: 1) simulare la natura, attraverso biomimesi, concetto già noto a Leonardo da Vinci e ampiamente diffuso ai giorni nostri dalla biologa Janine Benyus; 2) addomesticare la natura – come espresso da Neri Oxman nel seminario Knotty Objects – creando una tensione tra artificiale e naturale, facendo sì che sovrastrutture rigide indirizzino in modo controllato la casualità. Il filo conduttore di queste sperimentazioni è la ricerca di un sistema progettuale che vada oltre la collaborazione uomo-macchina verso un’integrazione nature-humanity-technology di componenti in grado di “aumentarsi” a vicenda. Tale concetto inedito permetterà il coinvolgimento della genetica verso una progettazione on-demand, tramite prodotti customizzati non standard e con materiali sviluppati in laboratorio osservando i consumi energetici, dentro un sistema circolare basato su una IoT tra umani, sistemi tecnologici e organismi biologici.

Natura Aumentata

Sara Codarin
Writing – Original Draft Preparation
;
Giacobone Gian Andrea
Writing – Original Draft Preparation
2021

Abstract

Nel libro 21 Lezioni per il 21esimo Secolo, Yuval Harari afferma che tra le principali sfide a cui l’umanità verrà sottoposta nel prossimo futuro vi saranno la crisi climatica e l’affermarsi di una società post-human, del tutto dipendente dall’avanzamento tecnologico. Poiché le due istanze – minaccia fisica la prima e condizione che impatta sulla natura dell’uomo la seconda – non possono essere de-globalizzate, esse concorrono ad instaurare un dibattito rivolto alla comunità globale ed interessano plurimi settori produttivi a tutte le scale, con l’obiettivo di elaborare soluzioni adeguate in risposta al quadro esigenziale economico ed ambientale attuale. Jeremy Rifkin, in merito all’irreversibilità della crisi climatica, parla di “feedback loop incontrollabile” il quale avviene in concomitanza ad una “inevitabile” – così definita da Kevin Kelly – corsa all’innovazione non solo informatica e meccanica, ma che invaderà anche la sfera biologica attraverso AI, ML e biochemical algorithms. Lo sviluppo di tecnologie innovative per trarne beneficio collettivo sono oggetto d’indagine per architetti e designers i quali, fin dai primi anni 2000 hanno elaborato progetti sostenibili, che nelle decadi successive si sono evoluti come high performance ed infine smart. Oggi – nell’augmented age – coesistono un’aggiornata consapevolezza sulla necessità di economizzare le risorse e nuovi strumenti di fabbricazione che permettono di elaborare prodotti “aumentati” in uno spazio di lavoro ibrido uomo-macchina-natura. Il presente contributo si propone di indagare ricerche svolte e in corso che mettano in evidenza il superamento del paradigma costruttivo tradizionale definito da unità-assemblaggio-modularità verso un modello ispirato dalla natura che si componga di coltivazione-crescita-aggregazione. Sono esempi di questa metodologia progettuale il Silk Pavilion e il Synthetic Apiary realizzati presso il MIT Media Lab, o il Dreamcatcher Project promosso da Autodesk Research. L’osservazione dei casi studio individua due approcci progettuali principali, finalizzati a: 1) simulare la natura, attraverso biomimesi, concetto già noto a Leonardo da Vinci e ampiamente diffuso ai giorni nostri dalla biologa Janine Benyus; 2) addomesticare la natura – come espresso da Neri Oxman nel seminario Knotty Objects – creando una tensione tra artificiale e naturale, facendo sì che sovrastrutture rigide indirizzino in modo controllato la casualità. Il filo conduttore di queste sperimentazioni è la ricerca di un sistema progettuale che vada oltre la collaborazione uomo-macchina verso un’integrazione nature-humanity-technology di componenti in grado di “aumentarsi” a vicenda. Tale concetto inedito permetterà il coinvolgimento della genetica verso una progettazione on-demand, tramite prodotti customizzati non standard e con materiali sviluppati in laboratorio osservando i consumi energetici, dentro un sistema circolare basato su una IoT tra umani, sistemi tecnologici e organismi biologici.
2021
Codarin, Sara; Giacobone, GIAN ANDREA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/2458183
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