Presa nella sua accezione letterale, e più superficiale, la “inattualità” di un problema non si connota positivamente: l’estraneità, la non rispondenza e la non conformità alle esigenze e alle tendenze del momento paiono, infatti, caratteristiche tutt’altro che idonee all’opportunità di investire risorse culturali ed intellettuali in una proposta che, addirittura, si pone controcorrente rispetto a valori e finalità comuni e dominanti. In questa prospettiva, individuare nella “fatica” un tema di rilevanza educativa in termini di necessità, quando buona parte della storia umana può essere letta come la progressiva tensione a “liberarsi” da essa, può risultare disorientante; occorre, dunque, portare la riflessione ad un altro livello, ri-significando tanto il concetto di “inattualità” quanto, in questo specifico caso, quello di “fatica”. Il livello qui individuato è, dunque, quello pedagogico, che considera in termini critici e problematici l’attualità imperante nel suo inneggiare alla velocità, alla semplificazione, all’utilitarismo spicciolo, a discapito di tutto ciò che è lentezza, approfondimento, complessità e, appunto, fatica. Fatica che, invece, apre a significati educativi importanti: qualità dei processi, trasformazione, sfida, progettualità, impegno, e che, soprattutto, può ricomporsi ad uno dei suoi presunti antonimi, “piacere”, proprio in relazione alla conquista di una consapevolezza della propria crescita come impiego di energie, cura di sé, sacrificio di cui si avverte il valore.

La fatica di educare e di educarsi: un inattuale necessario

Marescotti Elena
2019

Abstract

Presa nella sua accezione letterale, e più superficiale, la “inattualità” di un problema non si connota positivamente: l’estraneità, la non rispondenza e la non conformità alle esigenze e alle tendenze del momento paiono, infatti, caratteristiche tutt’altro che idonee all’opportunità di investire risorse culturali ed intellettuali in una proposta che, addirittura, si pone controcorrente rispetto a valori e finalità comuni e dominanti. In questa prospettiva, individuare nella “fatica” un tema di rilevanza educativa in termini di necessità, quando buona parte della storia umana può essere letta come la progressiva tensione a “liberarsi” da essa, può risultare disorientante; occorre, dunque, portare la riflessione ad un altro livello, ri-significando tanto il concetto di “inattualità” quanto, in questo specifico caso, quello di “fatica”. Il livello qui individuato è, dunque, quello pedagogico, che considera in termini critici e problematici l’attualità imperante nel suo inneggiare alla velocità, alla semplificazione, all’utilitarismo spicciolo, a discapito di tutto ciò che è lentezza, approfondimento, complessità e, appunto, fatica. Fatica che, invece, apre a significati educativi importanti: qualità dei processi, trasformazione, sfida, progettualità, impegno, e che, soprattutto, può ricomporsi ad uno dei suoi presunti antonimi, “piacere”, proprio in relazione alla conquista di una consapevolezza della propria crescita come impiego di energie, cura di sé, sacrificio di cui si avverte il valore.
2019
Marescotti, Elena
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