L’agricoltura urbana si occupa del disegno, recupero, utilizzo e gestione di aree urbane, destinate alla produzione agroalimentare rivolta a singoli individui o intere comunità. Fin dall’era industriale, l’orto è stato utilizzato per contrastare l’artificialità delle fabbriche e il degrado urbano tramite la valorizzazione del proprio tessuto naturale, minacciato dal progresso tecnologico. Nel tempo l’orto ha assunto un ruolo sociale nelle comunità cittadine come fonte di alimentazione, aggregazione e sostenibilità, ma è stata necessaria una trasformazione spaziale per potersi integrare negli spazi architettonici orizzontali e verticali, per contrastare la mancanza di terreno. Proprio la carenza di spazio ha condotto la ricerca nel ripensare l’orto urbano e il suo modello di produzione alimentare al fine di trovare nuove soluzioni socialmente e tecnologicamente innovative attraverso l’uso e lo sfruttamento delle superfici acquatiche. Partendo da modelli storici e presenti in differenti culture come le Chinampas messicane, i giardini galleggianti degli Intha in Myanmar o le cosiddette Baira in Bangladesh, la soluzione della ricerca si è orientata verso l’autocostruzione di un abitacolo orticolo galleggiante che possa offrire uno spazio alla produzione alimentare, sfruttando la digital fabrication. Attuando un atteggiamento resiliente di fronte a problematiche ambientali critiche, il progetto si rivolge alle popolazioni che vivono in zone costiere e a rischio di allagamento.

Nàiade: autoprogettare l'orto urbano. Una proposta di trasformazione degli orti urbani attraverso l'esplorazione degli spazi d'acqua

Gian Andrea Giacobone
Primo
Conceptualization
2018

Abstract

L’agricoltura urbana si occupa del disegno, recupero, utilizzo e gestione di aree urbane, destinate alla produzione agroalimentare rivolta a singoli individui o intere comunità. Fin dall’era industriale, l’orto è stato utilizzato per contrastare l’artificialità delle fabbriche e il degrado urbano tramite la valorizzazione del proprio tessuto naturale, minacciato dal progresso tecnologico. Nel tempo l’orto ha assunto un ruolo sociale nelle comunità cittadine come fonte di alimentazione, aggregazione e sostenibilità, ma è stata necessaria una trasformazione spaziale per potersi integrare negli spazi architettonici orizzontali e verticali, per contrastare la mancanza di terreno. Proprio la carenza di spazio ha condotto la ricerca nel ripensare l’orto urbano e il suo modello di produzione alimentare al fine di trovare nuove soluzioni socialmente e tecnologicamente innovative attraverso l’uso e lo sfruttamento delle superfici acquatiche. Partendo da modelli storici e presenti in differenti culture come le Chinampas messicane, i giardini galleggianti degli Intha in Myanmar o le cosiddette Baira in Bangladesh, la soluzione della ricerca si è orientata verso l’autocostruzione di un abitacolo orticolo galleggiante che possa offrire uno spazio alla produzione alimentare, sfruttando la digital fabrication. Attuando un atteggiamento resiliente di fronte a problematiche ambientali critiche, il progetto si rivolge alle popolazioni che vivono in zone costiere e a rischio di allagamento.
2018
Giacobone, GIAN ANDREA
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