Tecniche additive applicate nel tempo a edifici esistenti hanno costituito gran parte delle stratificazioni storiche che caratterizzano lo straordinario palinsesto di architettura presente in numerose città europee. Analoghe tecniche compositive additive hanno costituito un importante campo di sperimentazione per le avanguardie culturali dell’architettura moderna europea. Tali avanguardie hanno trovato in Italia – in particolare dalla fine degli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento – un terreno così fertile al punto da fondare un diverso modo di concepire il rapporto tra architettura moderna e antica, con influssi che si riverberano ancor oggi nei diversi linguaggi della cultura architettonica contemporanea. Tramite tali tecniche additive, frammenti dell’antico hanno costituito parte integrante di nuove composizioni, nelle quali a edifici preesistenti sono state aggiunte parti moderne, contrapponendo forme e materie appartenenti a tempi differenti. Per esemplificare alcune di queste tecniche, in questo testo vengono analizzati tre progetti: casa Vietti a Como di Giuseppe Terragni (1940-41), villa Muggia a Imola di Piero Bottoni (1936-38), il padiglione Church a Ville d’Avray di Le Corbusier (1927-31).
Fragments of antiquity in modern architecture
MASSARENTE, Alessandro
2016
Abstract
Tecniche additive applicate nel tempo a edifici esistenti hanno costituito gran parte delle stratificazioni storiche che caratterizzano lo straordinario palinsesto di architettura presente in numerose città europee. Analoghe tecniche compositive additive hanno costituito un importante campo di sperimentazione per le avanguardie culturali dell’architettura moderna europea. Tali avanguardie hanno trovato in Italia – in particolare dalla fine degli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento – un terreno così fertile al punto da fondare un diverso modo di concepire il rapporto tra architettura moderna e antica, con influssi che si riverberano ancor oggi nei diversi linguaggi della cultura architettonica contemporanea. Tramite tali tecniche additive, frammenti dell’antico hanno costituito parte integrante di nuove composizioni, nelle quali a edifici preesistenti sono state aggiunte parti moderne, contrapponendo forme e materie appartenenti a tempi differenti. Per esemplificare alcune di queste tecniche, in questo testo vengono analizzati tre progetti: casa Vietti a Como di Giuseppe Terragni (1940-41), villa Muggia a Imola di Piero Bottoni (1936-38), il padiglione Church a Ville d’Avray di Le Corbusier (1927-31).I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.