L'articolo analizza le cause geopolitiche dell'attuale crisi della CEDU, evidenziando il paradosso di una spinta sempre più forte da parte della pratica forense e dei giudici comuni verso un'integrazione dei sistemi di tutela interno e convenzionale in assenza di successi sul piano internazionale da parte della CEDU quale strumento di mutua sorveglianza degli Stati del Consiglio d'Europa. Le involuzioni antidemocratiche in corso in alcuni Paesi membri (addirittura anche membri dell'UE: Ungheria e Polonia), assieme con l'aperta sfida mostrata dal Regno Unito nella vicenda del diritto di voto dei detenuti stanno mostrando la fragilità di un progetto di unione di una 'Grande Europa' forse troppo fiducioso delle capacità integrative del meccanismo di tutela dei diritti fondamentali europeo. Nell'impossibilità di individuare un autentico sostrato popolare all'operato della Corte EDU (similmente alla tesi del 'no demos' per l'UE), sempre più cruciali risultano i meccanismi di legittimazione che gli stessi ordinamenti nazionali offrono al sistema CEDU, legittimazione che avviene, in particolare, attraverso la mediazione politico-costituzionale relativa all'ottemperanza alle decisioni di 'condanna' di Strasburgo. Le spinte verso una maggiore diretta efficacia interna del diritto giurisprudenziale di Strasburgo (con conseguente aggiramento del ruolo degli organi politico-legislativo e della Corte costituzionale) rischiano di sbilanciare l'architettura del sistema della CEDU, mettendone ulteriormente a nudo le fragilità politiche.
La costituzionalizzazione della CEDU e della sua corte: la (dis)illusione di un'unione sempre più stretta
GUAZZAROTTI, Andrea
2016
Abstract
L'articolo analizza le cause geopolitiche dell'attuale crisi della CEDU, evidenziando il paradosso di una spinta sempre più forte da parte della pratica forense e dei giudici comuni verso un'integrazione dei sistemi di tutela interno e convenzionale in assenza di successi sul piano internazionale da parte della CEDU quale strumento di mutua sorveglianza degli Stati del Consiglio d'Europa. Le involuzioni antidemocratiche in corso in alcuni Paesi membri (addirittura anche membri dell'UE: Ungheria e Polonia), assieme con l'aperta sfida mostrata dal Regno Unito nella vicenda del diritto di voto dei detenuti stanno mostrando la fragilità di un progetto di unione di una 'Grande Europa' forse troppo fiducioso delle capacità integrative del meccanismo di tutela dei diritti fondamentali europeo. Nell'impossibilità di individuare un autentico sostrato popolare all'operato della Corte EDU (similmente alla tesi del 'no demos' per l'UE), sempre più cruciali risultano i meccanismi di legittimazione che gli stessi ordinamenti nazionali offrono al sistema CEDU, legittimazione che avviene, in particolare, attraverso la mediazione politico-costituzionale relativa all'ottemperanza alle decisioni di 'condanna' di Strasburgo. Le spinte verso una maggiore diretta efficacia interna del diritto giurisprudenziale di Strasburgo (con conseguente aggiramento del ruolo degli organi politico-legislativo e della Corte costituzionale) rischiano di sbilanciare l'architettura del sistema della CEDU, mettendone ulteriormente a nudo le fragilità politiche.File | Dimensione | Formato | |
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