Uno dei filoni di ricerca più fertili del dibattito contemporaneo sulla città tende ad assimilare il patrimonio edilizio dismesso, in stato di prolungato abbandono, a materia inerte da riciclare, al fine di consentirne nuove attribuzioni di senso e d’uso. Tale assunzione comporta ricadute importanti sul piano della critica radicale al progetto del Movimento Moderno che, congedandosi definitivamente dall’eredità pre-industriale, nega aprioristicamente la possibilità stessa di assumerla quale fondamento delle proprie teorie a pratiche. Il paradosso più sconcertante di tale assunto è che il Piano urbanistico, in quanto prodotto estremo di una razionalità assoluta senza precedenti nella storia della civiltà occidentale, resiste ad ogni processo di assimilazione, costituendo un imbarazzante fattore di resistenza al cambiamento e al compimento della fase post-moderna.
La cultura del riciclo e le aporie del Piano
MARZOT, Nicola
2015
Abstract
Uno dei filoni di ricerca più fertili del dibattito contemporaneo sulla città tende ad assimilare il patrimonio edilizio dismesso, in stato di prolungato abbandono, a materia inerte da riciclare, al fine di consentirne nuove attribuzioni di senso e d’uso. Tale assunzione comporta ricadute importanti sul piano della critica radicale al progetto del Movimento Moderno che, congedandosi definitivamente dall’eredità pre-industriale, nega aprioristicamente la possibilità stessa di assumerla quale fondamento delle proprie teorie a pratiche. Il paradosso più sconcertante di tale assunto è che il Piano urbanistico, in quanto prodotto estremo di una razionalità assoluta senza precedenti nella storia della civiltà occidentale, resiste ad ogni processo di assimilazione, costituendo un imbarazzante fattore di resistenza al cambiamento e al compimento della fase post-moderna.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.