L'articolo analizza alcune recenti decisioni delle corti europee (di Strasburgo e Lussemburgo) nonché del Comitato europeo dei diritti sociali in materia di misure di Austerity adottate sulla scorta dei Memoranda della c.d. Troika. Il punto critico risiede nel diverso approccio dimostrato da parte, in particolare, dagli organi dell'UE (Commissione in testa) con riguardo alla promozione di misure che puntano a una fortissima compressione dei diritti sociali, e alla politica sui "diritti fondamentali" ufficialmente patrocinata dalla stessa Commissione, con riguardo alle valutazioni d'impatto riguardo alla Carta di Nizza di ogni atto legislativo proposto dalla Commissione. La reazione delle Corti europee (ma anche delle Corti costituzionali, come il Tribunale costituzionale Portoghese o la nostra Corte costituzionale) a tali misure non sembra rimettere in discussione la linea di austerità e di indebolimento delle tutele dei lavoratori, nonostante quanto gli stessi studi economici (anche istituzionali: FMI) vanno da tempo affermando sugli effetti pro-ciclici di tali politiche (indebolimento della domanda interna, creazione di nuovo debito per far fronte ad ammortizzatori sociali contro la disoccupazione, ecc.). L'unico organo che sembra aver imboccato la strada frontalmente contraria alle politiche di fondo accennate è, non casualmente, quello con meno poteri coercitivi: il Comitato europeo dei diritti sociali (in una serie di reclami collettivi di sindacati greci). Il punto di forza di tali decisioni del Comitato, in grado di poter essere esportato nelle motivazioni delle Corti europee e costituzionali, è la critica all'insufficiente dibattito democratico e insufficiente analisi d'impatto economico che ha caratterizzato l'adozione delle misure di austerity in Grecia, sotto il ricatto della mancata assistenza finanziaria da parte della Troika. Il ragionamento appare supportato da alcune prese di posizione di comitati a livello delle Nazioni Unite che hanno lamentato come, attraverso la condizionalità economica, istituzioni tecnocratiche internazionali (come il FMI) si intromettano abusivamente nelle scelte sovrane di uno Stato che chiede assistenza finanziaria, fra l'altro determinando la violazione di altri concorrenti obblighi internazionali (come quelli in materia di diritti dei lavoratori e diritti sociali in genere).
Crisi economica e ruolo delle Corti: quali contrappesi alla governance europea e internazionale?
GUAZZAROTTI, Andrea
2013
Abstract
L'articolo analizza alcune recenti decisioni delle corti europee (di Strasburgo e Lussemburgo) nonché del Comitato europeo dei diritti sociali in materia di misure di Austerity adottate sulla scorta dei Memoranda della c.d. Troika. Il punto critico risiede nel diverso approccio dimostrato da parte, in particolare, dagli organi dell'UE (Commissione in testa) con riguardo alla promozione di misure che puntano a una fortissima compressione dei diritti sociali, e alla politica sui "diritti fondamentali" ufficialmente patrocinata dalla stessa Commissione, con riguardo alle valutazioni d'impatto riguardo alla Carta di Nizza di ogni atto legislativo proposto dalla Commissione. La reazione delle Corti europee (ma anche delle Corti costituzionali, come il Tribunale costituzionale Portoghese o la nostra Corte costituzionale) a tali misure non sembra rimettere in discussione la linea di austerità e di indebolimento delle tutele dei lavoratori, nonostante quanto gli stessi studi economici (anche istituzionali: FMI) vanno da tempo affermando sugli effetti pro-ciclici di tali politiche (indebolimento della domanda interna, creazione di nuovo debito per far fronte ad ammortizzatori sociali contro la disoccupazione, ecc.). L'unico organo che sembra aver imboccato la strada frontalmente contraria alle politiche di fondo accennate è, non casualmente, quello con meno poteri coercitivi: il Comitato europeo dei diritti sociali (in una serie di reclami collettivi di sindacati greci). Il punto di forza di tali decisioni del Comitato, in grado di poter essere esportato nelle motivazioni delle Corti europee e costituzionali, è la critica all'insufficiente dibattito democratico e insufficiente analisi d'impatto economico che ha caratterizzato l'adozione delle misure di austerity in Grecia, sotto il ricatto della mancata assistenza finanziaria da parte della Troika. Il ragionamento appare supportato da alcune prese di posizione di comitati a livello delle Nazioni Unite che hanno lamentato come, attraverso la condizionalità economica, istituzioni tecnocratiche internazionali (come il FMI) si intromettano abusivamente nelle scelte sovrane di uno Stato che chiede assistenza finanziaria, fra l'altro determinando la violazione di altri concorrenti obblighi internazionali (come quelli in materia di diritti dei lavoratori e diritti sociali in genere).I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.