Per quanto siano considerati un utile indicatore dell’orientamento funzionale dei siti, gli squilibri strutturali valutati attraverso il computo delle principali componenti tipologiche degli insiemi litici non rendono conto della complessità di azioni, interventi e di molti dei possibili meccanismi coinvolti nei processi di formazione dell’evidenza archeologica paleolitica. Solo l’approccio tecnologico in senso largo, che coinvolga cioè l’analisi di tutte le componenti delle sequenze di riduzione, consente di dipanare l’associazione culturale, aumentandone il potenziale interpretativo in termini di ecologica comportamentale e di utilizzo del territorio. Nel caso studio qui presentato l’attenzione è stata rivolta verso un insieme litico epigravettiano rinvenuto a Grotta del Clusantin nelle Prealpi Carniche, un sito ritenuto funzionalmente orientato verso la predazione e il trattamento della marmotta nel quadro delle prime occupazioni tardoglaciali della fascia prealpina. L’insieme litico configura effettivamente uno strumentario base, soggetto potenzialmente a modifiche e a ripristini abbastanza limitati, integrato a matrici produttive il cui potenziale resta tuttavia confinato nello spettro delle attività venatorie e ad esse strettamente correlato. Esso fornisce le basi su cui fondare l’applicazione di modelli di popolamento già in uso in altre regioni ma che tuttavia non possono non prescindere dal contemplare eventuali varianti insite nella scala dei territori coinvolti e nella variabilità delle spedizioni venatorie.
Squilibri, frazionamenti e non-conformità: discussione attorno alla struttura degli insiemi litici e interpretazione di un caso-studio epigravettiano.
DUCHES, Rossella;PERESANI, Marco
2010
Abstract
Per quanto siano considerati un utile indicatore dell’orientamento funzionale dei siti, gli squilibri strutturali valutati attraverso il computo delle principali componenti tipologiche degli insiemi litici non rendono conto della complessità di azioni, interventi e di molti dei possibili meccanismi coinvolti nei processi di formazione dell’evidenza archeologica paleolitica. Solo l’approccio tecnologico in senso largo, che coinvolga cioè l’analisi di tutte le componenti delle sequenze di riduzione, consente di dipanare l’associazione culturale, aumentandone il potenziale interpretativo in termini di ecologica comportamentale e di utilizzo del territorio. Nel caso studio qui presentato l’attenzione è stata rivolta verso un insieme litico epigravettiano rinvenuto a Grotta del Clusantin nelle Prealpi Carniche, un sito ritenuto funzionalmente orientato verso la predazione e il trattamento della marmotta nel quadro delle prime occupazioni tardoglaciali della fascia prealpina. L’insieme litico configura effettivamente uno strumentario base, soggetto potenzialmente a modifiche e a ripristini abbastanza limitati, integrato a matrici produttive il cui potenziale resta tuttavia confinato nello spettro delle attività venatorie e ad esse strettamente correlato. Esso fornisce le basi su cui fondare l’applicazione di modelli di popolamento già in uso in altre regioni ma che tuttavia non possono non prescindere dal contemplare eventuali varianti insite nella scala dei territori coinvolti e nella variabilità delle spedizioni venatorie.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.