La chirurgia, in particolar modo la chirurgia ginecologica che riguarda distretti ad alto rischio come la pelvi, predispone all’insorgenza di complicanze tromboemboliche che si possono manifestare con la trombosi venosa profonda e/o con l’embolia polmonare. È stato calcolato che, in assenza di profilassi antitrombotica, circa il 15-40% delle donne sottoposte a chirurgia ginecologica maggiore (durata dell’intervento >30 minuti) può presentare episodi di trombosi venosa profonda durante il post-operatorio. Negli ultimi 20 anni, inoltre, numerosi studi hanno dimostrato come l’utilizzazione di adeguati protocolli di prevenzione sia in grado di ridurre drasticamente l’incidenza delle complicanze tromboemboliche post-operatorie. Considerando che ciascuna paziente ginecologica sottoposta ad un intervento chirurgico presenta fattori di rischio intrinseci, che la predispongono più o meno a questo tipo di complicanze, e che la patologia di base ed il tipo e la durata dell’intervento chirurgico sono altri parametri che influiscono ulteriormente sul profilo trombogenico della paziente, è facile comprendere come sia necessario riuscire ad individuare quale sia il livello di rischio trombotico e la conseguente profilassi antitrombotica che meglio si addice a ciascuna paziente. Non esiste ancora un atteggiamento clinico univoco nel classificare i livelli di rischio e nell’individuare la profilassi più adeguata in ogni singola paziente. Da qui la necessità di stilare delle raccomandazioni che possano guidare le scelte cliniche del medico nel campo della profilassi antitrombotica in chirurgia ginecologica.
Profilassi antitrombotica in chirurgia ginecologica
PATELLA, Alfredo;
2007
Abstract
La chirurgia, in particolar modo la chirurgia ginecologica che riguarda distretti ad alto rischio come la pelvi, predispone all’insorgenza di complicanze tromboemboliche che si possono manifestare con la trombosi venosa profonda e/o con l’embolia polmonare. È stato calcolato che, in assenza di profilassi antitrombotica, circa il 15-40% delle donne sottoposte a chirurgia ginecologica maggiore (durata dell’intervento >30 minuti) può presentare episodi di trombosi venosa profonda durante il post-operatorio. Negli ultimi 20 anni, inoltre, numerosi studi hanno dimostrato come l’utilizzazione di adeguati protocolli di prevenzione sia in grado di ridurre drasticamente l’incidenza delle complicanze tromboemboliche post-operatorie. Considerando che ciascuna paziente ginecologica sottoposta ad un intervento chirurgico presenta fattori di rischio intrinseci, che la predispongono più o meno a questo tipo di complicanze, e che la patologia di base ed il tipo e la durata dell’intervento chirurgico sono altri parametri che influiscono ulteriormente sul profilo trombogenico della paziente, è facile comprendere come sia necessario riuscire ad individuare quale sia il livello di rischio trombotico e la conseguente profilassi antitrombotica che meglio si addice a ciascuna paziente. Non esiste ancora un atteggiamento clinico univoco nel classificare i livelli di rischio e nell’individuare la profilassi più adeguata in ogni singola paziente. Da qui la necessità di stilare delle raccomandazioni che possano guidare le scelte cliniche del medico nel campo della profilassi antitrombotica in chirurgia ginecologica.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.