Per gli studiosi d’impresa, il tema dell’innovazione hard, che tradizionalmente negli anni settanta e ottanta veniva in gran parte declinato in termini di innovazione tecnologica - di processo, di prodotto, di qualità -, è stato affiancato dal tema dell’innovazione organizzativa, per l’importanza assegnata dagli economisti politici e, prima ancora, dagli studiosi d’impresa con un approccio aziendalista, dai quali gli economisti stessi hanno mediato alcuni concetti e alcune problematiche. Questo è un passaggio cruciale anche nell’analisi della competitività delle imprese: tradizionalmente negli studi economici il centro dell’attenzione era il progresso tecnico, il cambiamento tecnologico, la capacità di innovare sul piano del processo produttivo, ad esempio con l’introduzione di nuove macchine che risparmiavano lavoro, del controllo di qualità nel processo produttivo e anche, ovviamente, dell’innovazione di prodotto. Recentemente, l’attenzione si è spostata sul terreno dei cambiamenti organizzativi, soprattutto interni all’impresa. Infatti, il riferimento al tema dei cambiamenti organizzativi non riguarda solo le relazioni tra imprese o tra impresa e dimensione-caratteristiche del mercato locale o extra-locale, nell’ambito del quale essa opera. Sempre di più ci si riferisce alle caratteristiche organizzative interne all’impresa, declinate in termini di macro-struttura, di gestione dei mercati interni del lavoro, di caratteristiche dell’organizzazione del lavoro e della produzione, di sistemi di remunerazione per i dipendenti, tra cui i premi per obiettivi. Negli anni recenti è così cresciuta nel dibattito economico la consapevolezza circa il ruolo assunto nelle imprese dai cambiamenti organizzativi, al fine di accrescere la loro competitività sui mercati nazionali e internazionali. Sembra possibile individuare un processo evolutivo caratterizzato dalla trasformazione dell’organizzazione ford-taylorista in una learning organisation, caratterizzata da una struttura produttiva in cui vengono decentralizzati i processi decisionali e da una struttura organizzativa più snella e meno gerarchica (Foss, 1997; Hodgson, 1999; Foss, Foss, 2002). Tale processo ha comportato da parte delle direzioni aziendali l’adozione di politiche di gestione delle risorse umane e di modelli di organizzazione del lavoro volti al coinvolgimento e alla responsabilizzazione dei dipendenti (Gual, Ricart, 2001). In contesti istituzionali che vedono la presenza nell’impresa di forme di rappresentanza dei dipendenti tramite le organizzazioni sindacali, i cambiamenti organizzativi hanno in vari casi comportato anche l’introduzione di modalità di informazione, consultazione e negoziazione nel campo della gestione dei mercati interni del lavoro e dell’organizzazione della produzione (Addison, Schnabel, 2003). L’innovazione nel modello organizzativo dell’impresa è stata così a volte accompagnata da un rinnovamento nella sfera delle relazioni industriali, alla ricerca di modelli più inclusivi e partecipativi. Tali fenomeni sono divenuti oggetto di approfondite indagini da parte di istituzioni pubbliche e private e di singoli ricercatori, sulla cui base sono state realizzate comparazioni internazionali sia delle metodologie adottate sia dei risultati raggiunti. Richiamiamo qui, ad esempio, le indagini condotte per Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Francia, Germania, discusse in Oecd (1998), Cappelli, Neumark (2001), Metcalf (2003), oppure i lavori pubblicati di recente su due note riviste internazionali, quali Cambridge Journal of Economics e Industrial Relations, che hanno dedicato a tale tema due loro specifici numeri . Per il contesto italiano, la scarsa disponibilità di dati adeguati in tale campo vincola grandemente i ricercatori nel realizzare ricerche analoghe per ampiezza e profondità tematica e per rappresentatività statistica dei fenomeni indagati. Ciononostante, anche nel nostro paese le riflessioni che scaturiscono dalle analisi empiriche più recenti stanno stimolando il dibattito economico e sindacale su questi temi. Ad esempio segnaliamo, senza pretesa di esaustività, i lavori di Colombo, Delmastro (2000, 2001, 2002), Bonatti, Lugli, Nosvelli, Pini, Tugnoli (2002), Pini (2002, 2004), Cristini, Gaj, Labory, Leoni (2002, 2003), Piva, Santarelli, Vivarelli (2003), Trento, Warglien (2003), Leoni (2004), Piva, Vivarelli (2004), Antonioli, Pini (2004), Antonioli, Mazzanti, Pini, Tortia (2004), Mazzanti, Pini, Tortia (2005), Pini, Santangelo (2005), e i lavori apparsi in un recente numero della Rivista di Politica Economica . La rivista Quaderni di Rassegna Sindacale - Lavori si ripropone di fornire con una sezione specifica di questo numero un contributo al confronto avviato su «Innovazioni organizzative, modelli di partecipazione e relazioni industriali quali fattori di competitività dell’impresa», partendo sia dalle riflessioni teorico-concettuali degli economisti del lavoro e dell’impresa, degli studiosi di organizzazione d’impresa e degli studiosi di relazioni industriali, sia dai risultati di alcune recenti indagini empiriche condotte in Italia.
Innovazioni organizzative, modelli di partecipazione e relazioni industriali quali fattori di competitività dell’impresa. Una introduzione
PINI, Paolo
2005
Abstract
Per gli studiosi d’impresa, il tema dell’innovazione hard, che tradizionalmente negli anni settanta e ottanta veniva in gran parte declinato in termini di innovazione tecnologica - di processo, di prodotto, di qualità -, è stato affiancato dal tema dell’innovazione organizzativa, per l’importanza assegnata dagli economisti politici e, prima ancora, dagli studiosi d’impresa con un approccio aziendalista, dai quali gli economisti stessi hanno mediato alcuni concetti e alcune problematiche. Questo è un passaggio cruciale anche nell’analisi della competitività delle imprese: tradizionalmente negli studi economici il centro dell’attenzione era il progresso tecnico, il cambiamento tecnologico, la capacità di innovare sul piano del processo produttivo, ad esempio con l’introduzione di nuove macchine che risparmiavano lavoro, del controllo di qualità nel processo produttivo e anche, ovviamente, dell’innovazione di prodotto. Recentemente, l’attenzione si è spostata sul terreno dei cambiamenti organizzativi, soprattutto interni all’impresa. Infatti, il riferimento al tema dei cambiamenti organizzativi non riguarda solo le relazioni tra imprese o tra impresa e dimensione-caratteristiche del mercato locale o extra-locale, nell’ambito del quale essa opera. Sempre di più ci si riferisce alle caratteristiche organizzative interne all’impresa, declinate in termini di macro-struttura, di gestione dei mercati interni del lavoro, di caratteristiche dell’organizzazione del lavoro e della produzione, di sistemi di remunerazione per i dipendenti, tra cui i premi per obiettivi. Negli anni recenti è così cresciuta nel dibattito economico la consapevolezza circa il ruolo assunto nelle imprese dai cambiamenti organizzativi, al fine di accrescere la loro competitività sui mercati nazionali e internazionali. Sembra possibile individuare un processo evolutivo caratterizzato dalla trasformazione dell’organizzazione ford-taylorista in una learning organisation, caratterizzata da una struttura produttiva in cui vengono decentralizzati i processi decisionali e da una struttura organizzativa più snella e meno gerarchica (Foss, 1997; Hodgson, 1999; Foss, Foss, 2002). Tale processo ha comportato da parte delle direzioni aziendali l’adozione di politiche di gestione delle risorse umane e di modelli di organizzazione del lavoro volti al coinvolgimento e alla responsabilizzazione dei dipendenti (Gual, Ricart, 2001). In contesti istituzionali che vedono la presenza nell’impresa di forme di rappresentanza dei dipendenti tramite le organizzazioni sindacali, i cambiamenti organizzativi hanno in vari casi comportato anche l’introduzione di modalità di informazione, consultazione e negoziazione nel campo della gestione dei mercati interni del lavoro e dell’organizzazione della produzione (Addison, Schnabel, 2003). L’innovazione nel modello organizzativo dell’impresa è stata così a volte accompagnata da un rinnovamento nella sfera delle relazioni industriali, alla ricerca di modelli più inclusivi e partecipativi. Tali fenomeni sono divenuti oggetto di approfondite indagini da parte di istituzioni pubbliche e private e di singoli ricercatori, sulla cui base sono state realizzate comparazioni internazionali sia delle metodologie adottate sia dei risultati raggiunti. Richiamiamo qui, ad esempio, le indagini condotte per Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Francia, Germania, discusse in Oecd (1998), Cappelli, Neumark (2001), Metcalf (2003), oppure i lavori pubblicati di recente su due note riviste internazionali, quali Cambridge Journal of Economics e Industrial Relations, che hanno dedicato a tale tema due loro specifici numeri . Per il contesto italiano, la scarsa disponibilità di dati adeguati in tale campo vincola grandemente i ricercatori nel realizzare ricerche analoghe per ampiezza e profondità tematica e per rappresentatività statistica dei fenomeni indagati. Ciononostante, anche nel nostro paese le riflessioni che scaturiscono dalle analisi empiriche più recenti stanno stimolando il dibattito economico e sindacale su questi temi. Ad esempio segnaliamo, senza pretesa di esaustività, i lavori di Colombo, Delmastro (2000, 2001, 2002), Bonatti, Lugli, Nosvelli, Pini, Tugnoli (2002), Pini (2002, 2004), Cristini, Gaj, Labory, Leoni (2002, 2003), Piva, Santarelli, Vivarelli (2003), Trento, Warglien (2003), Leoni (2004), Piva, Vivarelli (2004), Antonioli, Pini (2004), Antonioli, Mazzanti, Pini, Tortia (2004), Mazzanti, Pini, Tortia (2005), Pini, Santangelo (2005), e i lavori apparsi in un recente numero della Rivista di Politica Economica . La rivista Quaderni di Rassegna Sindacale - Lavori si ripropone di fornire con una sezione specifica di questo numero un contributo al confronto avviato su «Innovazioni organizzative, modelli di partecipazione e relazioni industriali quali fattori di competitività dell’impresa», partendo sia dalle riflessioni teorico-concettuali degli economisti del lavoro e dell’impresa, degli studiosi di organizzazione d’impresa e degli studiosi di relazioni industriali, sia dai risultati di alcune recenti indagini empiriche condotte in Italia.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.