La presente ricerca riguarda lo studio di polline e micro/macrocarboni provenienti dalla necropoli ad incinerazione della Terramara di Casinalbo (1450- 1200/1150 a.C.), eseguito per ottenere dati riguardanti sia il paesaggio vegetale precedente l’impianto della necropoli e della vicina terramara, sia il paesaggio coevo all’insediamento. Il campionamento è avvenuto in occasione di recenti campagne di scavo condotte dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna sotto la direzione di A.Cardarelli. Le analisi polliniche preliminari hanno evidenziato un paesaggio già antropizzato, con aree forestate decisamente intaccate (Legnose ca 40%) dall’azione antropica. Quest’ultima è più accentuata nei campioni coevi alla necropoli: modesto incremento di polline di cereali (Hordeum gruppo, Avena-Triticum gruppo) e più abbondante presenza di indicatori pollinici di prati e pascoli, specialmente nelle fasi di pieno utilizzo del sito (seconda metà del XV - prima metà del XII sec.a.C.). La vegetazione boschiva era prevalentemente costituita dal querceto mesoigrofilo e da formazioni igrofile riparali (Quercus cf robur s.s., Carpinus betulus, Fraxinus excelsior/ oxycarpa, Ulmus, Alnus, Salix, ecc.), coerentemente con il quadro pollinico noto del paesaggio forestale olocenico regionale. Gli spettri pollinici, confrontati con la letteratura in tema, suggeriscono un peggioramento climatico durante le ultime fasi d’uso della necropoli (inizio XII sec.a.C.), che ha agito su un paesaggio assai impoverito e degradato dall’azione antropica. Nel record antracologico di due fosse rituali la quantità significativa di pioppo/salice indica, infatti, il probabile ricorso a un legname meno adatto per ottenere una buona combustione, ma più disponibile in prossimità del sito. Le analisi microantracologiche indicano che la presenza di fuochi/incendi si concentra proprio nei livelli di utilizzo della necropoli, confermando la natura antropica dei microcarboni > 250 µm. Una particolarità è rappresentata dalla condizione in cui sono stati rinvenuti i macrocarboni delle due fosse rituali ritrovate all’interno della necropoli: sono molto degradati e costituiti da ammassi formati da piccoli frammenti orientati in direzioni diverse e cementati fra loro con il terreno della fossa in cui erano inglobati. Ciò potrebbe essere dovuto a fattori meccanici (la legna da ardere consisteva in fascine di piccoli rami intrecciati), o a operazioni rituali (una forma di offerta/libagione consistente nello spegnimento delle braci con una sostanza liquida, come si legge nel canto XXIII dell’Iliade a proposito di riti funerari protostorici).
Archaeopalinologia e micro/macroantracologia nella Necropoli di Casinalbo (Media e Recente Età del Bronzo – Modena, nord Italia): primi dati dall’area sud-est
MONTECCHI, Maria Chiara;
2007
Abstract
La presente ricerca riguarda lo studio di polline e micro/macrocarboni provenienti dalla necropoli ad incinerazione della Terramara di Casinalbo (1450- 1200/1150 a.C.), eseguito per ottenere dati riguardanti sia il paesaggio vegetale precedente l’impianto della necropoli e della vicina terramara, sia il paesaggio coevo all’insediamento. Il campionamento è avvenuto in occasione di recenti campagne di scavo condotte dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna sotto la direzione di A.Cardarelli. Le analisi polliniche preliminari hanno evidenziato un paesaggio già antropizzato, con aree forestate decisamente intaccate (Legnose ca 40%) dall’azione antropica. Quest’ultima è più accentuata nei campioni coevi alla necropoli: modesto incremento di polline di cereali (Hordeum gruppo, Avena-Triticum gruppo) e più abbondante presenza di indicatori pollinici di prati e pascoli, specialmente nelle fasi di pieno utilizzo del sito (seconda metà del XV - prima metà del XII sec.a.C.). La vegetazione boschiva era prevalentemente costituita dal querceto mesoigrofilo e da formazioni igrofile riparali (Quercus cf robur s.s., Carpinus betulus, Fraxinus excelsior/ oxycarpa, Ulmus, Alnus, Salix, ecc.), coerentemente con il quadro pollinico noto del paesaggio forestale olocenico regionale. Gli spettri pollinici, confrontati con la letteratura in tema, suggeriscono un peggioramento climatico durante le ultime fasi d’uso della necropoli (inizio XII sec.a.C.), che ha agito su un paesaggio assai impoverito e degradato dall’azione antropica. Nel record antracologico di due fosse rituali la quantità significativa di pioppo/salice indica, infatti, il probabile ricorso a un legname meno adatto per ottenere una buona combustione, ma più disponibile in prossimità del sito. Le analisi microantracologiche indicano che la presenza di fuochi/incendi si concentra proprio nei livelli di utilizzo della necropoli, confermando la natura antropica dei microcarboni > 250 µm. Una particolarità è rappresentata dalla condizione in cui sono stati rinvenuti i macrocarboni delle due fosse rituali ritrovate all’interno della necropoli: sono molto degradati e costituiti da ammassi formati da piccoli frammenti orientati in direzioni diverse e cementati fra loro con il terreno della fossa in cui erano inglobati. Ciò potrebbe essere dovuto a fattori meccanici (la legna da ardere consisteva in fascine di piccoli rami intrecciati), o a operazioni rituali (una forma di offerta/libagione consistente nello spegnimento delle braci con una sostanza liquida, come si legge nel canto XXIII dell’Iliade a proposito di riti funerari protostorici).I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.