Al Teatro Antico di Taormina è stata intrapresa di recente un’indagine archeobotanica per ottenere informazioni sulle vicende del paesaggio vegetale nell’area del Teatro, grazie a una collaborazione tra il Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e il Laboratorio di Bioarcheologia del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro della Regione Sicilia. Su due sondaggi, Interno ed Esterno, effettuati rispettivamente al centro dell’orchestra e nel porticus post scaenam, è stato svolto un saggio di analisi inerente il polline e i microcarboni. L’analisi è stata eseguita su 12 subcampioni prelevati dalla carota del Sondaggio Esterno, nel porticus post scaenam (da 0,80 a 9,80 m di profondità). Il metodo qui usato per la lettura dei microcarboni, messo a punto e ancora in fase di sperimentazione da parte di Accorsi e Bosi, valuta sia il numero che la taglia delle particelle, con i seguenti criteri essenziali: a) i microcarboni sono contati e misurati al microscopio ottico a luce trasmessa su un vetrino letto interamente per il polline, esaminando almeno 1/10 del vetrino; b) la conta è effettuata su 4/5 righe, dislocate opportunamente lungo il vetrino, a 400x per campi tangenti, contando oltre ai microcarboni anche le spore di Lycopodium. Durante la conta, con oculare micrometrico, le particelle carboniose sono suddivise, in base alla dimensione maggiore in 4 classi di taglia: 1) piccole (10-50 μm); 2) medie (>50-125 μm); 3) grandi (>125-250 μm); 4) molto grandi > 250 μm. Dal presente lavoro sono emerse due ipotesi, che saranno da verificare dopo aver esaminato anche il sondaggio interno e integrato i dati microantracologici con quelli pollinici: 1) i microcarboni potrebbero essere rimaneggiati, giunti sul sito all’interno di materiali trasportati lì da altro luogo, non giunti lì direttamente. Le due fasi potrebbero allora essere state generate da un cambiamento deciso nel modo di affrontare i lavori di sistemazione nell’area del Teatro, con prelievo di materiali da usare come stabilizzanti da luoghi diversi, luoghi che nella fase superiore risultano più interessati da fuochi/incendi. Questa ipotesi non sembra giustificare tuttavia i singoli picchi di carboni piccoli, le particelle veramente aerotrasportate che si diffondono in modo omogeneo su ampia area, sotto forma di “pioggia microcarboniosa” analogamente alla “pioggia pollinica”, e che sembrerebbero dover essere più omogeneamente dispersi all’interno di materiale rimaneggiato. Nè spiega perché nel campione 7 i carboni molto grandi non siano accompagnati dai grandi che durante il trasporto dei materiali dovrebbero verosimilmente essersi formati per frammentazione. 2) Assumendo che i microcarboni non siano sostanzialmente rimaneggiati, ma siano giunti sul sito direttamente e lì poi inglobati nel sedimento, le varie categorie di particelle danno le seguenti informazioni: - i picchi di concentrazione dei carboni piccoli/medi sono da considerare come tracce di incendi extra-locali in ambedue le fasi. In questo contesto, è naturale pensare ad un contributo notevole da parte dell’attività del vicino Etna, senza escludere per questo altri tipi di incendi, sia naturali che di origine antropica; - i picchi dei carboni grandi e molto grandi nella seconda fase, la più recente, fanno pensare a tracce di incendi periodici forse di origine antropica o all’accensione ripetuta di fuochi, nell’ambito del Teatro, con un significato che resta da indagare. Nel caso del camp. 7, in cui sono presenti solo i carboni molto grandi mentre quelli grandi sono assenti, sembra trattarsi di un fuoco estremamente locale, acceso proprio nel porticus post scenam.
Indagini archeobotaniche al teatro greco-romano di Taormina - I microcarboni del Sondaggio esterno nel Porticus post scaenam
MONTECCHI, Maria Chiara;
2007
Abstract
Al Teatro Antico di Taormina è stata intrapresa di recente un’indagine archeobotanica per ottenere informazioni sulle vicende del paesaggio vegetale nell’area del Teatro, grazie a una collaborazione tra il Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e il Laboratorio di Bioarcheologia del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro della Regione Sicilia. Su due sondaggi, Interno ed Esterno, effettuati rispettivamente al centro dell’orchestra e nel porticus post scaenam, è stato svolto un saggio di analisi inerente il polline e i microcarboni. L’analisi è stata eseguita su 12 subcampioni prelevati dalla carota del Sondaggio Esterno, nel porticus post scaenam (da 0,80 a 9,80 m di profondità). Il metodo qui usato per la lettura dei microcarboni, messo a punto e ancora in fase di sperimentazione da parte di Accorsi e Bosi, valuta sia il numero che la taglia delle particelle, con i seguenti criteri essenziali: a) i microcarboni sono contati e misurati al microscopio ottico a luce trasmessa su un vetrino letto interamente per il polline, esaminando almeno 1/10 del vetrino; b) la conta è effettuata su 4/5 righe, dislocate opportunamente lungo il vetrino, a 400x per campi tangenti, contando oltre ai microcarboni anche le spore di Lycopodium. Durante la conta, con oculare micrometrico, le particelle carboniose sono suddivise, in base alla dimensione maggiore in 4 classi di taglia: 1) piccole (10-50 μm); 2) medie (>50-125 μm); 3) grandi (>125-250 μm); 4) molto grandi > 250 μm. Dal presente lavoro sono emerse due ipotesi, che saranno da verificare dopo aver esaminato anche il sondaggio interno e integrato i dati microantracologici con quelli pollinici: 1) i microcarboni potrebbero essere rimaneggiati, giunti sul sito all’interno di materiali trasportati lì da altro luogo, non giunti lì direttamente. Le due fasi potrebbero allora essere state generate da un cambiamento deciso nel modo di affrontare i lavori di sistemazione nell’area del Teatro, con prelievo di materiali da usare come stabilizzanti da luoghi diversi, luoghi che nella fase superiore risultano più interessati da fuochi/incendi. Questa ipotesi non sembra giustificare tuttavia i singoli picchi di carboni piccoli, le particelle veramente aerotrasportate che si diffondono in modo omogeneo su ampia area, sotto forma di “pioggia microcarboniosa” analogamente alla “pioggia pollinica”, e che sembrerebbero dover essere più omogeneamente dispersi all’interno di materiale rimaneggiato. Nè spiega perché nel campione 7 i carboni molto grandi non siano accompagnati dai grandi che durante il trasporto dei materiali dovrebbero verosimilmente essersi formati per frammentazione. 2) Assumendo che i microcarboni non siano sostanzialmente rimaneggiati, ma siano giunti sul sito direttamente e lì poi inglobati nel sedimento, le varie categorie di particelle danno le seguenti informazioni: - i picchi di concentrazione dei carboni piccoli/medi sono da considerare come tracce di incendi extra-locali in ambedue le fasi. In questo contesto, è naturale pensare ad un contributo notevole da parte dell’attività del vicino Etna, senza escludere per questo altri tipi di incendi, sia naturali che di origine antropica; - i picchi dei carboni grandi e molto grandi nella seconda fase, la più recente, fanno pensare a tracce di incendi periodici forse di origine antropica o all’accensione ripetuta di fuochi, nell’ambito del Teatro, con un significato che resta da indagare. Nel caso del camp. 7, in cui sono presenti solo i carboni molto grandi mentre quelli grandi sono assenti, sembra trattarsi di un fuoco estremamente locale, acceso proprio nel porticus post scenam.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.