OBIETTIVI: questo studio fornisce una musira aggiornata della sopravvivenza dei pazienti con tumore in Italia, basata sui dati raccolti dai 22 registri tumori dell'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM). METODI: i risultati relativi a differenti sedi o sottosedi tumorali soino presentati in 48 schede. Ciascuna di esse riporta la sopravvivenza osservata e relativa a 1,3,5 anni dalla diagnosi, divisa per sesso e fascia di età sull'insieme dei dati italiani (aree coperte dai registri tumori). Due istogrammi permettono di confrontare i dati di sopravvivenza relativa standardizzata per età a 5 anni forniti da ciascun registro (uomini e donne). Le curve di sopravvivenza relativa standardizzata per aree geografiche (Nord, Centro e Sud), consentono di osservare se le eventuali differenze si manifestino per tutti gli anni di follow-up. Infine, un grafico con i trend di sopravvivenza (a 5,10, 15 anni) e le stime di sopravvivenza di periodo, calcolati per una selezione di 7 registri, permette di valutare l'incremento di sopravvivenza realizzato a partire da metà degli anni Ottanta a oggi. RISULTATI: la sopravvivenza relativa standardizzata a 5 anni dalla diagnosi per la popolazione italiana di riferimento per tutti i tumori esclusi i carcinomi della cute è del 45,7% negli uomini e del 57,5% nelle donne. Numerosi tumori mostrano un'ottima percentuale di sopravvivenza a 5 anni (> 75%): labbro (89,5%), melanomi della pelle (78ù9% U; 87% D), mammella (82,6%), corpo dell'utero (75,9%), prostata (78,5%), testicolo (88,1%), tiroide (79,1% U; 88,1% D) e linfoma di Hodgkin (80%). Permangono alcune sedi tumorali a cattiva prognosi (<20% a 5 anni): esofago (11,5%), fegato (10,5% U; 11,6% D), vie biliari (13,7%), pancreas (5,1% U; 7,8% D), polmone (11,9% U; 15,3% D), mesotelioma (8,2%) ed encefalo (18,9% U; 20,4% D). A partire dal 1985 c'è stato un incremento di circa 15 punti percentuali per la sopravvivenza a 5 anni e di circa 6 punti per la sopravvivenza a 10 anni. In genere la sopravvivenza al Nord e al Centro è più alta di circa 10 punti percentuali rispetto alla sopravvivenza al Sud. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel caso dei tumori a buona prognosi. COMMENTI: la sopravvivenza dei malati di tumore in Italia è paragonabile a quella degli altri paesi europei, ma è più bassa di quanto osservato negli Stati Uniti. A ciò contribuiscono diversi fattori: la precocità della diagnosi con relativo anticipo diagnostico, le attività di screening, i tempi di attesa per la terapia e infine la diversa aderenza ai protocolli di provata efficacia. Negli ultimi 20 anni si è osservato un generale miglioramento della sopravvivenza, conseguente a una maggiore disponibilità di terapie efficaci e alla diffusione dei programmi di screening in varie zone d'Italia. Tuttavia permangono differenze geografiche non trascurabili. Il valore dei risultati prodotti è notevole, prima ancora che per la clinica, per la programmazione e la politica sanitaria: quelli presentati non sono infatti risultati selezionati, come spesso avviene per gli studi clinici, ma si riferiscono a tutta la popolazione dei pazienti residenti nelle aree coperte dai registri tumori e sono quindi gli unici in grado di rispecchiare in modo esauriente l'esito del complesso di diagnosi e terapie offerte dal sistema sanitario nazionale a questi pazienti.

I tumori in Italia, rapporto 2007: sopravvivenza.

FERRETTI, Stefano;
2007

Abstract

OBIETTIVI: questo studio fornisce una musira aggiornata della sopravvivenza dei pazienti con tumore in Italia, basata sui dati raccolti dai 22 registri tumori dell'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM). METODI: i risultati relativi a differenti sedi o sottosedi tumorali soino presentati in 48 schede. Ciascuna di esse riporta la sopravvivenza osservata e relativa a 1,3,5 anni dalla diagnosi, divisa per sesso e fascia di età sull'insieme dei dati italiani (aree coperte dai registri tumori). Due istogrammi permettono di confrontare i dati di sopravvivenza relativa standardizzata per età a 5 anni forniti da ciascun registro (uomini e donne). Le curve di sopravvivenza relativa standardizzata per aree geografiche (Nord, Centro e Sud), consentono di osservare se le eventuali differenze si manifestino per tutti gli anni di follow-up. Infine, un grafico con i trend di sopravvivenza (a 5,10, 15 anni) e le stime di sopravvivenza di periodo, calcolati per una selezione di 7 registri, permette di valutare l'incremento di sopravvivenza realizzato a partire da metà degli anni Ottanta a oggi. RISULTATI: la sopravvivenza relativa standardizzata a 5 anni dalla diagnosi per la popolazione italiana di riferimento per tutti i tumori esclusi i carcinomi della cute è del 45,7% negli uomini e del 57,5% nelle donne. Numerosi tumori mostrano un'ottima percentuale di sopravvivenza a 5 anni (> 75%): labbro (89,5%), melanomi della pelle (78ù9% U; 87% D), mammella (82,6%), corpo dell'utero (75,9%), prostata (78,5%), testicolo (88,1%), tiroide (79,1% U; 88,1% D) e linfoma di Hodgkin (80%). Permangono alcune sedi tumorali a cattiva prognosi (<20% a 5 anni): esofago (11,5%), fegato (10,5% U; 11,6% D), vie biliari (13,7%), pancreas (5,1% U; 7,8% D), polmone (11,9% U; 15,3% D), mesotelioma (8,2%) ed encefalo (18,9% U; 20,4% D). A partire dal 1985 c'è stato un incremento di circa 15 punti percentuali per la sopravvivenza a 5 anni e di circa 6 punti per la sopravvivenza a 10 anni. In genere la sopravvivenza al Nord e al Centro è più alta di circa 10 punti percentuali rispetto alla sopravvivenza al Sud. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel caso dei tumori a buona prognosi. COMMENTI: la sopravvivenza dei malati di tumore in Italia è paragonabile a quella degli altri paesi europei, ma è più bassa di quanto osservato negli Stati Uniti. A ciò contribuiscono diversi fattori: la precocità della diagnosi con relativo anticipo diagnostico, le attività di screening, i tempi di attesa per la terapia e infine la diversa aderenza ai protocolli di provata efficacia. Negli ultimi 20 anni si è osservato un generale miglioramento della sopravvivenza, conseguente a una maggiore disponibilità di terapie efficaci e alla diffusione dei programmi di screening in varie zone d'Italia. Tuttavia permangono differenze geografiche non trascurabili. Il valore dei risultati prodotti è notevole, prima ancora che per la clinica, per la programmazione e la politica sanitaria: quelli presentati non sono infatti risultati selezionati, come spesso avviene per gli studi clinici, ma si riferiscono a tutta la popolazione dei pazienti residenti nelle aree coperte dai registri tumori e sono quindi gli unici in grado di rispecchiare in modo esauriente l'esito del complesso di diagnosi e terapie offerte dal sistema sanitario nazionale a questi pazienti.
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