Grotta di Fumane (Verona), a 350 m slm nei Monti Lessini, è uno dei più importanti siti della regione alpina dove sono documentati livelli di frequentazione che vanno dal Musteriano all’Aurignaziano. Scavi sistematici sono in corso dal 1988, diretti da A. Broglio (Università di Ferrara) e da M. Cremaschi (Università di Milano). L’occupazione aurignazia-na, in base a diverse datazioni radiometriche, si colloca tra i 34-32.000 anni dal presente. Durante l’Aurignaziano si registra un irrigidimento del clima documentato dalla prevalenza tra i resti faunistici dello stambecco e del camoscio e dalla presenza della lepre alpina, della marmotta e di uccelli di clima freddo. La stima dell’età di morte per gli ungulati ha evidenziato che la caccia era diretta in prevalenza verso individui giovani-adulti e adulti. Il presente lavoro si concentra sui resti faunistici di una superficie aurignaziana del livello A2 dove sono state individuate numerose strutture d’abitato (buche di palo, accumuli di ocra, strutture di combustione e accumuli di resti di pasto e manu-fatti litici frammentari) che testimoniano una razionale organizzazione dello spazio. Sono state analizzate cinque strutture situate a breve distanza tra loro in corrispondenza del limite della volta nella zona occidentale della grotta. La maggior parte dei reperti faunistici appartengono a ungulati (soprattutto Capra ibex), ma non mancano i carnivori (Canis lupus, Lynx lynx e Vulpes vulpes); generalmente i resti determinati appartengono ad individui adulti. L’analisi micromorfologica delle super-fici ossee su reperti attribuiti a Capra ibex ha permesso di documentare le diverse fasi dello sfruttamento di una carcassa ani-male. Da segnalare infine la presenza di alcune schegge diafisarie utilizzate come ritoccatoi.
I resti di macromammiferi del livello aurignaziano A2 della Grotta di Fumane (VR): analisi di alcune strutture d’abitato
GURIOLI, Fabio;BROGLIO, Alberto
2005
Abstract
Grotta di Fumane (Verona), a 350 m slm nei Monti Lessini, è uno dei più importanti siti della regione alpina dove sono documentati livelli di frequentazione che vanno dal Musteriano all’Aurignaziano. Scavi sistematici sono in corso dal 1988, diretti da A. Broglio (Università di Ferrara) e da M. Cremaschi (Università di Milano). L’occupazione aurignazia-na, in base a diverse datazioni radiometriche, si colloca tra i 34-32.000 anni dal presente. Durante l’Aurignaziano si registra un irrigidimento del clima documentato dalla prevalenza tra i resti faunistici dello stambecco e del camoscio e dalla presenza della lepre alpina, della marmotta e di uccelli di clima freddo. La stima dell’età di morte per gli ungulati ha evidenziato che la caccia era diretta in prevalenza verso individui giovani-adulti e adulti. Il presente lavoro si concentra sui resti faunistici di una superficie aurignaziana del livello A2 dove sono state individuate numerose strutture d’abitato (buche di palo, accumuli di ocra, strutture di combustione e accumuli di resti di pasto e manu-fatti litici frammentari) che testimoniano una razionale organizzazione dello spazio. Sono state analizzate cinque strutture situate a breve distanza tra loro in corrispondenza del limite della volta nella zona occidentale della grotta. La maggior parte dei reperti faunistici appartengono a ungulati (soprattutto Capra ibex), ma non mancano i carnivori (Canis lupus, Lynx lynx e Vulpes vulpes); generalmente i resti determinati appartengono ad individui adulti. L’analisi micromorfologica delle super-fici ossee su reperti attribuiti a Capra ibex ha permesso di documentare le diverse fasi dello sfruttamento di una carcassa ani-male. Da segnalare infine la presenza di alcune schegge diafisarie utilizzate come ritoccatoi.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.