Nel 1938 fu realizzata la svolta antisemita e razzista del regime fascista che si concretizzò in numerosi provvedimenti amministrativi nei confronti dei cittadini italiani di religione ebraica (Bidussa e Levis Sullam, 2005). Tale cruciale momento di svolta è stato accompagnato da un’intensa campagna di propaganda da parte del regime fascista per diffondere e radicare nella popolazione quell’antisemitismo politico e razziale fino ad allora assai debole in Italia (Matard-Bonucci, 2005). Se il periodico La Difesa della Razza rappresenta il prototipo della campagna antisemita fascista, e come tale è stato oggetto di notevole attenzione anche in ambito psicosociale (Volpato e Durante, 2003), assai maggiore fu in realtà l’impatto esercita-to da altri e più diffusi strumenti di propaganda quali la stampa ed i messaggi radiofonici (De Felice, 1961). Interessati a cogliere le peculiarità della propaganda indirizzata a vasti settori dell’opinione pubblica e fortemente ancorata agli accadimenti della vita reale, ci siamo rife-riti ad un quotidiano dell’epoca, il Corriere Padano, pubblicato dal 1925 al 1945. Scopo del-la nostra indagine era infatti, sia di rilevare le credenze veicolate a proposito degli Ebrei, sia le tipologie di antisemitismo in esse rintracciabili tramite la comparazione con quelle naziste (Burrin, 2004; Capozza e Volpato, 2004; Glick, 2002) e quelle fasciste più elitarie. A tal fine ci siamo riferiti ad un processo psicosociale fondamentale nella genesi dei fenomeni di e-sclusione morale (Opotow, 1990), quello della delegittimazione qui considerato nella pro-spettiva di chi la attua. Esso consiste nel definire un gruppo in base a categorie sociali e-stremamente negative che consentono di escluderlo in modo permanente dai confini entro cui generalmente si applicano i criteri di giustizia e di equità (Bar-Tal, 1989). Tramite uno studio di archivio abbiamo pertanto selezionato tutti gli articoli pubblicati sul Corriere Pa-dano del 1938 che contenevano espressioni riferite agli Ebrei. Le 518 espressioni individuate nei 172 articoli selezionati sono state codificate in 12 credenze, sia in accordo al modello delle credenze delegittimanti sviluppato da Bar-Tal (1990), sia ad ulteriori integrazioni pro-poste da Volpato e Durante (2003), sia infine, ad altre da noi sviluppate induttivamente in base al materiale a disposizione. Se risultano delle analogie fra Difesa della Razza e Corriere Padano a proposito della “segregazione”(intesa come applicazione di misure discriminatorie e restrittive che in taluni casi già prefigurano l’espulsione dell’outgroup), si notano tuttavia numerose differenze. Il Corriere Padano impiega ad esempio in maggiore misura “etichette politiche”, ove gli Ebrei sono categorizzati in gruppi politici inaccettabili e/o pericolosi, ed altrettanto consistenti risultano i riferimenti all’articolazione fra “danni prodotti dall’outgroup” e “azioni di difesa auspicate dall’ingroup”. Le credenze rilevate appaiono, in complesso, maggiormente rivolte a rafforzare forme di antisemitismo politico o nazionale (centrate sulla teoria del complotto e sulla concezione degli Ebrei come nemici e corruttori della nazione), piuttosto che razziale (Bidussa e Levis Sullam, 2005), mentre l’antisemitismo religioso, di gran lunga il più sedimentato culturalmente, risulta qui praticamente assente. Se l’approccio psicosociale adottato ci sembra possa contribuire a precisare le peculiarità dell’antisemitismo fascista, esso può d’altra parte costituire un utile ancoraggio per appro-fondire le forme di antisemitismo presenti nelle relazioni intergruppi, sia nella società italiana contemporanea che sulla scena internazionale.
L'antisemitismo nel "Corriere Padano" del 1938
RAVENNA, Marcella;RONCARATI, Alessandra
2006
Abstract
Nel 1938 fu realizzata la svolta antisemita e razzista del regime fascista che si concretizzò in numerosi provvedimenti amministrativi nei confronti dei cittadini italiani di religione ebraica (Bidussa e Levis Sullam, 2005). Tale cruciale momento di svolta è stato accompagnato da un’intensa campagna di propaganda da parte del regime fascista per diffondere e radicare nella popolazione quell’antisemitismo politico e razziale fino ad allora assai debole in Italia (Matard-Bonucci, 2005). Se il periodico La Difesa della Razza rappresenta il prototipo della campagna antisemita fascista, e come tale è stato oggetto di notevole attenzione anche in ambito psicosociale (Volpato e Durante, 2003), assai maggiore fu in realtà l’impatto esercita-to da altri e più diffusi strumenti di propaganda quali la stampa ed i messaggi radiofonici (De Felice, 1961). Interessati a cogliere le peculiarità della propaganda indirizzata a vasti settori dell’opinione pubblica e fortemente ancorata agli accadimenti della vita reale, ci siamo rife-riti ad un quotidiano dell’epoca, il Corriere Padano, pubblicato dal 1925 al 1945. Scopo del-la nostra indagine era infatti, sia di rilevare le credenze veicolate a proposito degli Ebrei, sia le tipologie di antisemitismo in esse rintracciabili tramite la comparazione con quelle naziste (Burrin, 2004; Capozza e Volpato, 2004; Glick, 2002) e quelle fasciste più elitarie. A tal fine ci siamo riferiti ad un processo psicosociale fondamentale nella genesi dei fenomeni di e-sclusione morale (Opotow, 1990), quello della delegittimazione qui considerato nella pro-spettiva di chi la attua. Esso consiste nel definire un gruppo in base a categorie sociali e-stremamente negative che consentono di escluderlo in modo permanente dai confini entro cui generalmente si applicano i criteri di giustizia e di equità (Bar-Tal, 1989). Tramite uno studio di archivio abbiamo pertanto selezionato tutti gli articoli pubblicati sul Corriere Pa-dano del 1938 che contenevano espressioni riferite agli Ebrei. Le 518 espressioni individuate nei 172 articoli selezionati sono state codificate in 12 credenze, sia in accordo al modello delle credenze delegittimanti sviluppato da Bar-Tal (1990), sia ad ulteriori integrazioni pro-poste da Volpato e Durante (2003), sia infine, ad altre da noi sviluppate induttivamente in base al materiale a disposizione. Se risultano delle analogie fra Difesa della Razza e Corriere Padano a proposito della “segregazione”(intesa come applicazione di misure discriminatorie e restrittive che in taluni casi già prefigurano l’espulsione dell’outgroup), si notano tuttavia numerose differenze. Il Corriere Padano impiega ad esempio in maggiore misura “etichette politiche”, ove gli Ebrei sono categorizzati in gruppi politici inaccettabili e/o pericolosi, ed altrettanto consistenti risultano i riferimenti all’articolazione fra “danni prodotti dall’outgroup” e “azioni di difesa auspicate dall’ingroup”. Le credenze rilevate appaiono, in complesso, maggiormente rivolte a rafforzare forme di antisemitismo politico o nazionale (centrate sulla teoria del complotto e sulla concezione degli Ebrei come nemici e corruttori della nazione), piuttosto che razziale (Bidussa e Levis Sullam, 2005), mentre l’antisemitismo religioso, di gran lunga il più sedimentato culturalmente, risulta qui praticamente assente. Se l’approccio psicosociale adottato ci sembra possa contribuire a precisare le peculiarità dell’antisemitismo fascista, esso può d’altra parte costituire un utile ancoraggio per appro-fondire le forme di antisemitismo presenti nelle relazioni intergruppi, sia nella società italiana contemporanea che sulla scena internazionale.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.