Tra gli anni Dieci e Venti del Seicento G.B. Aleotti allestisce in occasione delle feste di Carnevale una serie di tornei cavallereschi per l’Accademia degli Intrepidi e per il suo principale animatore, Enzo Bentivoglio. Tali eventi si svolgono nei primi anni dopo la Devoluzione, in un tempo di grande mutamento della cultura festiva ferrarese. Alla mancanza di una corte centrale, che detta modi e tempi della cerimonialità di Stato, fa da contraltare una pluralità di committenze e di centri produttivi. Se il riferimento essenziale per comprendere la genesi scenica di questi tornei è senz’altro l’intensa e fondativa stagione delle Cavallerie estensi sotto Alfonso II, nondimeno queste esperienze aleottiane segnano un cambio di paradigma importante nella concezione dello spettacolo torneistico. Concentrano, infatti, l’esperienza cittadina e la spazialità aperta del torneo nella dimensione “recintata” della sala teatrale. L’intervento si propone di analizzare questa tensione tra lo spazio concreto e aperto dello spettacolo cavalleresco e il suo trapasso nello spazio astratto del teatro.
Lo spazio recintato: il torneo all’aperto e al chiuso nella Ferrara tra Cinquecento e Seicento
Domenico Giuseppe Lipani
2025
Abstract
Tra gli anni Dieci e Venti del Seicento G.B. Aleotti allestisce in occasione delle feste di Carnevale una serie di tornei cavallereschi per l’Accademia degli Intrepidi e per il suo principale animatore, Enzo Bentivoglio. Tali eventi si svolgono nei primi anni dopo la Devoluzione, in un tempo di grande mutamento della cultura festiva ferrarese. Alla mancanza di una corte centrale, che detta modi e tempi della cerimonialità di Stato, fa da contraltare una pluralità di committenze e di centri produttivi. Se il riferimento essenziale per comprendere la genesi scenica di questi tornei è senz’altro l’intensa e fondativa stagione delle Cavallerie estensi sotto Alfonso II, nondimeno queste esperienze aleottiane segnano un cambio di paradigma importante nella concezione dello spettacolo torneistico. Concentrano, infatti, l’esperienza cittadina e la spazialità aperta del torneo nella dimensione “recintata” della sala teatrale. L’intervento si propone di analizzare questa tensione tra lo spazio concreto e aperto dello spettacolo cavalleresco e il suo trapasso nello spazio astratto del teatro.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


