Il Foglio 185 “Ferrara” è caratterizzato da un assetto fondamentalmente pianeggiante e morfologicamente monotono. Ciononostante, il suo sottosuolo profondo, ma in realtà anche a partire dai primi metri, mostra una notevole eterogeneità litologica e tale complessità è conseguenza diretta e indiretta del fatto che buona parte dell’area del Foglio si trova in corrispondenza della catena appenninica sepolta (ved. Capitoli II e XII), il cui fronte va ad interferire sulla già variegata architettura stratigrafico-sedimentologica tipica delle pianure alluvionali e dei sistemi deltizi. A riprova dell’attività tettonica in atto, in concomitanza del terremoto del 20 maggio 2012, un ampio settore sudoccidentale del Foglio ha subito un sollevamento cosismico fino a circa 20 cm (Fig. 1), con tutte le implicazioni geografiche, idrografiche e di distribuzione degli ambienti deposizionali presenti nell’area. Anche se tale valore può sembrare poca cosa, il ripetersi di simili eventi di sollevamento ‘locale’ (ca. 10-15 × 25-35 km) impatta notevolmente sulla geografia, sull’idrografia e sulla distribuzione degli ambienti deposizionali presenti nell’area. Durante tutto il Pleistocene e l’Olocene, eventi generati dalla stessa e da altre strutture sismogeniche, in competizione con una dominante subsidenza regionale, hanno causato forti variazioni di spessore nei corpi sedimentari soggetti al ‘livellamento’ della superficie terrestre per erosione delle porzioni più elevate e contestuale deposizione preferenziale nelle aree più depresse. Più in generale, il protrarsi dell’attività delle strutture tettoniche nel Quaternario ha regolato, insieme alle variazioni climatiche di natura glacioeustatica, l’evoluzione stratigrafico-sedimentologica che andava a svilupparsi inizialmente in un contesto di mare basso, poi deltizio e infine prevalentemente alluvionale. Tali considerazioni da un lato suggeriscono che anche questo settore della Pianura Padana è caratterizzato da una pericolosità sismica non trascurabile nonostante il rilievo praticamente inesistente e, dall’altro, che la complessa geologia del sottosuolo non può essere descritta da un semplice modello 1D, nemmeno in aree relativamente piccole.

Note Illustrative della Carta geologica d'Italia alla scala 1:50.000 F. 185 Ferrara, Servizio Geologico d'Italia - ISPRA

R. Caputo
;
M. Caggiati;D. Rapti;E. Mazzola;A. Pellegrinelli;A. Riva;A. Santangelo;G. Tarabusi;P. Taverna;C. Zei
2025

Abstract

Il Foglio 185 “Ferrara” è caratterizzato da un assetto fondamentalmente pianeggiante e morfologicamente monotono. Ciononostante, il suo sottosuolo profondo, ma in realtà anche a partire dai primi metri, mostra una notevole eterogeneità litologica e tale complessità è conseguenza diretta e indiretta del fatto che buona parte dell’area del Foglio si trova in corrispondenza della catena appenninica sepolta (ved. Capitoli II e XII), il cui fronte va ad interferire sulla già variegata architettura stratigrafico-sedimentologica tipica delle pianure alluvionali e dei sistemi deltizi. A riprova dell’attività tettonica in atto, in concomitanza del terremoto del 20 maggio 2012, un ampio settore sudoccidentale del Foglio ha subito un sollevamento cosismico fino a circa 20 cm (Fig. 1), con tutte le implicazioni geografiche, idrografiche e di distribuzione degli ambienti deposizionali presenti nell’area. Anche se tale valore può sembrare poca cosa, il ripetersi di simili eventi di sollevamento ‘locale’ (ca. 10-15 × 25-35 km) impatta notevolmente sulla geografia, sull’idrografia e sulla distribuzione degli ambienti deposizionali presenti nell’area. Durante tutto il Pleistocene e l’Olocene, eventi generati dalla stessa e da altre strutture sismogeniche, in competizione con una dominante subsidenza regionale, hanno causato forti variazioni di spessore nei corpi sedimentari soggetti al ‘livellamento’ della superficie terrestre per erosione delle porzioni più elevate e contestuale deposizione preferenziale nelle aree più depresse. Più in generale, il protrarsi dell’attività delle strutture tettoniche nel Quaternario ha regolato, insieme alle variazioni climatiche di natura glacioeustatica, l’evoluzione stratigrafico-sedimentologica che andava a svilupparsi inizialmente in un contesto di mare basso, poi deltizio e infine prevalentemente alluvionale. Tali considerazioni da un lato suggeriscono che anche questo settore della Pianura Padana è caratterizzato da una pericolosità sismica non trascurabile nonostante il rilievo praticamente inesistente e, dall’altro, che la complessa geologia del sottosuolo non può essere descritta da un semplice modello 1D, nemmeno in aree relativamente piccole.
2025
stratigrafia, tettonica, Quaternario, idrogeologia, geofisica applicata
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