Il volume, intitolato PLURES UT UNIVERSI. FIGURE GIURIDICHE DEL PLURALISMO CORPORATIVO MEDIEVALE (XII-XV SEC.), si concentra sull'analisi della materia definita tardivamente, a inizio Seicento, come ius universitatum. L'opera studia la specifica disciplina (ius universitatis), elaborata dalla scienza giuridica medievale (XII-XV secolo), per l'insieme delle manifestazioni sociali corporative designate con il termine universitas o corpus. L'indagine si pone in esplicita discontinuità metodologica con la storiografia che, a partire da Otto von Gierke nel XIX secolo, ha ricostruito il percorso storico della moderna persona giuridica. Tale impostazione, che associa il tema all'origine della persona ficta, identificando erroneamente nel canonista Sinibaldo dei Fieschi (Papa Innocenzo IV) il suo "padre", viene superata. L'obiettivo è recuperare l'autonoma identità e la centralità dello ius universitatis in relazione al dinamismo del pluralismo corporativo medievale. Il lavoro è strutturato in tre parti concettuali: Corpus, Ecclesia e Persona Ficta. 1. Corpus (Parte Prima): Questa sezione analizza la traduzione giuridica della metafora sociale organica *corpus politicum et morale) nel concetto generale di universitas. La coesione corporativa si fondava su principi quali la clausola generale di liceità "Pro iustitia conservanda", garantendo l'autonomia degli organismi sociali. Viene evidenziata l'originalità del modello "plures ut universi", già formato nel primo secolo della scienza giuridica. Tale schema ordinava le relazioni interne per bilanciare i rapporti tra i singoli (singuli) e l'insieme corporativo (l'unità), senza l'interposizione di un soggetto astratto. L'unità e la pluralità erano ritenute complementari e inscindibili. La scienza giuridica riconosceva a tali corpi poteri pubblici, inclusa la iurisdictio ordinaria, derivante dal consenso degli associati e confermata, ad esempio, per le universitates cittadine o professionali. 2. Ecclesia (Parte Seconda): Questa parte sottopone il modello corporativo al vaglio del diritto canonico, verificando se la specificità teologica della Chiesa e la sua struttura gerarchica abbiano determinato una cesura con lo ius universitatis civilistico. Sebbene la Chiesa fosse concepita come una realtà universale e gerarchica, il volume dimostra che essa mantenne una robusta dimensione corporativa a tutti i livelli dell'ordo ecclesiasticus. La ricostruzione storiografica che vede la Chiesa come un'istituzione astratta (Anstalt) si rivela inadeguata. L'analisi del pensiero di Sinibaldo dei Fieschi riguardo alla Chiesa particolare e alla relazione tra vescovo e capitolo rivela che il suo approccio favoriva una coesione corporativa, così come l'amministrazione dei beni ecclesiastici (come la praebenda o la dignitas) non implicava la creazione di entità astratte dotate di soggettività distinta, ma era funzionale al servizio e alla gestione amministrativa. 3. Persona Ficta (Parte Terza): L'ultima parte è dedicata all'analisi della personificazione (persona ficta o repraesentata), la cui comparsa si colloca intorno alla metà del XIII secolo. L'opera conclude che la fictio personae non era la raffigurazione di un soggetto di diritto astratto (ente astratto), ma uno strumento logico-giuridico, un'assunzione fatta dal diritto "contra veritatem" ma "pro veritate". La finzione era strumentale per attribuire i caratteri unitari all'insieme corporativo, distinguendo i rapporti dell’universitas da quelli dei singoli (il cosiddetto "principio di alterità"). Tale distinzione era, tuttavia, Telativa, in quanto serviva a ordinare i legami tra l'unità (corpus) e le parti (singuli) che rimanevano inscindibilmente legate. La persona fittizia era un mezzo logico, non un'entità sostanziale, coerente con l'originale modello corporativo medievale dei "plures ut universi".
Plures ut universi. Figure giuridiche del pluralismo corporativo medievale (XII-XV sec.)
Francesco D'Urso
2025
Abstract
Il volume, intitolato PLURES UT UNIVERSI. FIGURE GIURIDICHE DEL PLURALISMO CORPORATIVO MEDIEVALE (XII-XV SEC.), si concentra sull'analisi della materia definita tardivamente, a inizio Seicento, come ius universitatum. L'opera studia la specifica disciplina (ius universitatis), elaborata dalla scienza giuridica medievale (XII-XV secolo), per l'insieme delle manifestazioni sociali corporative designate con il termine universitas o corpus. L'indagine si pone in esplicita discontinuità metodologica con la storiografia che, a partire da Otto von Gierke nel XIX secolo, ha ricostruito il percorso storico della moderna persona giuridica. Tale impostazione, che associa il tema all'origine della persona ficta, identificando erroneamente nel canonista Sinibaldo dei Fieschi (Papa Innocenzo IV) il suo "padre", viene superata. L'obiettivo è recuperare l'autonoma identità e la centralità dello ius universitatis in relazione al dinamismo del pluralismo corporativo medievale. Il lavoro è strutturato in tre parti concettuali: Corpus, Ecclesia e Persona Ficta. 1. Corpus (Parte Prima): Questa sezione analizza la traduzione giuridica della metafora sociale organica *corpus politicum et morale) nel concetto generale di universitas. La coesione corporativa si fondava su principi quali la clausola generale di liceità "Pro iustitia conservanda", garantendo l'autonomia degli organismi sociali. Viene evidenziata l'originalità del modello "plures ut universi", già formato nel primo secolo della scienza giuridica. Tale schema ordinava le relazioni interne per bilanciare i rapporti tra i singoli (singuli) e l'insieme corporativo (l'unità), senza l'interposizione di un soggetto astratto. L'unità e la pluralità erano ritenute complementari e inscindibili. La scienza giuridica riconosceva a tali corpi poteri pubblici, inclusa la iurisdictio ordinaria, derivante dal consenso degli associati e confermata, ad esempio, per le universitates cittadine o professionali. 2. Ecclesia (Parte Seconda): Questa parte sottopone il modello corporativo al vaglio del diritto canonico, verificando se la specificità teologica della Chiesa e la sua struttura gerarchica abbiano determinato una cesura con lo ius universitatis civilistico. Sebbene la Chiesa fosse concepita come una realtà universale e gerarchica, il volume dimostra che essa mantenne una robusta dimensione corporativa a tutti i livelli dell'ordo ecclesiasticus. La ricostruzione storiografica che vede la Chiesa come un'istituzione astratta (Anstalt) si rivela inadeguata. L'analisi del pensiero di Sinibaldo dei Fieschi riguardo alla Chiesa particolare e alla relazione tra vescovo e capitolo rivela che il suo approccio favoriva una coesione corporativa, così come l'amministrazione dei beni ecclesiastici (come la praebenda o la dignitas) non implicava la creazione di entità astratte dotate di soggettività distinta, ma era funzionale al servizio e alla gestione amministrativa. 3. Persona Ficta (Parte Terza): L'ultima parte è dedicata all'analisi della personificazione (persona ficta o repraesentata), la cui comparsa si colloca intorno alla metà del XIII secolo. L'opera conclude che la fictio personae non era la raffigurazione di un soggetto di diritto astratto (ente astratto), ma uno strumento logico-giuridico, un'assunzione fatta dal diritto "contra veritatem" ma "pro veritate". La finzione era strumentale per attribuire i caratteri unitari all'insieme corporativo, distinguendo i rapporti dell’universitas da quelli dei singoli (il cosiddetto "principio di alterità"). Tale distinzione era, tuttavia, Telativa, in quanto serviva a ordinare i legami tra l'unità (corpus) e le parti (singuli) che rimanevano inscindibilmente legate. La persona fittizia era un mezzo logico, non un'entità sostanziale, coerente con l'originale modello corporativo medievale dei "plures ut universi".I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


