Conoscere e riconoscere l’archetipo in architettura, richiede un viaggio che si compie tra l’”origine” e gli “inizi”, tutti quelli che ci hanno preceduto, attraverso le osservazioni di architetti, che nei loro trattati e parole ne colgono profondità e dissertazione dei termini, argomentandone e orientandone la comprensione, senza mai sfuggire all’univoca entità. Da Vitruvio verso Laugier, l’origine è il fuoco, e la capanna la forma abitata ai primordi della comunità, metonimia archetipale per eccellenza, su cui si confrontano retroattivamente modelli di faber operanti prima del 27 a.C. in diverse geografie. Primigenia immagine di “casa” a cui si ritorna, ma fuori dalla realtà, come manifesto di Mnemosine e relazione tra progetto e imitazione delle leggi della natura, quella da cui si estraggono i principi primari e gli elementi che compongono l’opera. Archetipo che si rivela in una rete di relazioni tra parti di un intero e rispetto al tutto, o tipi preminenti nell’ambito di tradizioni costruttive. Luoghi della memoria, esperienze fenomenologiche trascendenti figure umane, e soluzioni ambientali che orientano lo stare nel luogo. Dell’archetipo si possono raccogliere definizioni, apparentemente eterogenee e distanti, ma in realtà convergenti, che ne fanno comprendere l’orientamento all’eterna ricerca d’immagine a priori. L’archetipo coniuga due termini, l’Idea, come compimento del Senso dell’opera e il Tipo colui che interpreta configurazioni spaziali e le possibilità empiriche di manifestarsi ed essere vissuto. È un’entità aperta in grado di assorbire nella definizione dell’Idea il passato e l’esperienza del presente, vettore attivo nell’attività del progetto. In lui si riconosce un nucleo generativo, che è sempre soggetto a traduzione del patrimonio di pensiero, opere ricevute e riconosciute, come atto di ereditarietà. È un dispositivo, inteso sia come entità statica composta da principi elementari ectipici, o modello ectipico, ma anche come una matassa multilineare dalle proprietà dinamiche e generative. Un sistema che riferendosi a un principio opera mutazioni di disposizioni e distribuzione, generando molteplici configurazioni spaziali. Si compone come un archivio temporale, in grado di proiettare nuove tassonomie nel presente. Si riportano definizioni di archetipo colta da differenti architetti e autori.
Viaggio nell'archetipo
Valentina Radi
2025
Abstract
Conoscere e riconoscere l’archetipo in architettura, richiede un viaggio che si compie tra l’”origine” e gli “inizi”, tutti quelli che ci hanno preceduto, attraverso le osservazioni di architetti, che nei loro trattati e parole ne colgono profondità e dissertazione dei termini, argomentandone e orientandone la comprensione, senza mai sfuggire all’univoca entità. Da Vitruvio verso Laugier, l’origine è il fuoco, e la capanna la forma abitata ai primordi della comunità, metonimia archetipale per eccellenza, su cui si confrontano retroattivamente modelli di faber operanti prima del 27 a.C. in diverse geografie. Primigenia immagine di “casa” a cui si ritorna, ma fuori dalla realtà, come manifesto di Mnemosine e relazione tra progetto e imitazione delle leggi della natura, quella da cui si estraggono i principi primari e gli elementi che compongono l’opera. Archetipo che si rivela in una rete di relazioni tra parti di un intero e rispetto al tutto, o tipi preminenti nell’ambito di tradizioni costruttive. Luoghi della memoria, esperienze fenomenologiche trascendenti figure umane, e soluzioni ambientali che orientano lo stare nel luogo. Dell’archetipo si possono raccogliere definizioni, apparentemente eterogenee e distanti, ma in realtà convergenti, che ne fanno comprendere l’orientamento all’eterna ricerca d’immagine a priori. L’archetipo coniuga due termini, l’Idea, come compimento del Senso dell’opera e il Tipo colui che interpreta configurazioni spaziali e le possibilità empiriche di manifestarsi ed essere vissuto. È un’entità aperta in grado di assorbire nella definizione dell’Idea il passato e l’esperienza del presente, vettore attivo nell’attività del progetto. In lui si riconosce un nucleo generativo, che è sempre soggetto a traduzione del patrimonio di pensiero, opere ricevute e riconosciute, come atto di ereditarietà. È un dispositivo, inteso sia come entità statica composta da principi elementari ectipici, o modello ectipico, ma anche come una matassa multilineare dalle proprietà dinamiche e generative. Un sistema che riferendosi a un principio opera mutazioni di disposizioni e distribuzione, generando molteplici configurazioni spaziali. Si compone come un archivio temporale, in grado di proiettare nuove tassonomie nel presente. Si riportano definizioni di archetipo colta da differenti architetti e autori.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


