Il contributo, propone un metodo aperto e inter-scalare sulla rigenerazione del patrimonio di architettura industriale moderna del ’900, situato nelle regioni Romagna e Marche. La “Via consolare della modernità” è definita come il disegno di percorsi architettonici e un asse programmatico urbano. Essa si fonda su uno studio condotto sul tracciato antico della consolare Flaminia, marcato da opere architettoniche. Il metodo mira a recuperare beni architettonici in stato di oblio e marginalità, selezionando trentasette edifici industriali denominati “fundamentals flaminii”. Questi beni, distinti per tipologia architettonica e usi (laterizi, zolfo, seta, trasporti, ecc.), sono soggetti a sette livelli di trasformazione adattiva e di riciclo. Attraverso percorsi tematici “connettivi” dedicati ai musei, cultura, all'innovazione, al commercio, sport, ricettività, energia e sociale la Via è la relazione tra i poli rigenerati, facendoli uscire dalla condizione di abbandono. Leggendo le architetture linearmente, la Via si configura anche come una città lineare utopica, che si estende per 110 km da Rimini al Furlo. L'intervento sui beni lavora sulla "venustas" attraverso porose relazioni tra artificio e natura utilizzando configurazioni architettoniche di piano orizzontale e facciata abitata. I principi vitruviani sono costantemente richiamati: la firmitas risiede nella solida presenza della Flaminia e nella permanente capacità adattiva dei beni industriali moderni; l'utilitas è data dalle variazioni di destinazione e programma; e la venustas si manifesta nelle configurazioni spaziali e capacità connettiva. Lo studio progettuale permane una ricerca di rapporto tra storia e contemporaneità. L'obiettivo finale è rilanciare le economie dei territori di afferenza, potenzialmente finanziabili tramite PNRR.
Il disegno di nuove traiettorie. La via consolare della modernità
Valentina Radi
2023
Abstract
Il contributo, propone un metodo aperto e inter-scalare sulla rigenerazione del patrimonio di architettura industriale moderna del ’900, situato nelle regioni Romagna e Marche. La “Via consolare della modernità” è definita come il disegno di percorsi architettonici e un asse programmatico urbano. Essa si fonda su uno studio condotto sul tracciato antico della consolare Flaminia, marcato da opere architettoniche. Il metodo mira a recuperare beni architettonici in stato di oblio e marginalità, selezionando trentasette edifici industriali denominati “fundamentals flaminii”. Questi beni, distinti per tipologia architettonica e usi (laterizi, zolfo, seta, trasporti, ecc.), sono soggetti a sette livelli di trasformazione adattiva e di riciclo. Attraverso percorsi tematici “connettivi” dedicati ai musei, cultura, all'innovazione, al commercio, sport, ricettività, energia e sociale la Via è la relazione tra i poli rigenerati, facendoli uscire dalla condizione di abbandono. Leggendo le architetture linearmente, la Via si configura anche come una città lineare utopica, che si estende per 110 km da Rimini al Furlo. L'intervento sui beni lavora sulla "venustas" attraverso porose relazioni tra artificio e natura utilizzando configurazioni architettoniche di piano orizzontale e facciata abitata. I principi vitruviani sono costantemente richiamati: la firmitas risiede nella solida presenza della Flaminia e nella permanente capacità adattiva dei beni industriali moderni; l'utilitas è data dalle variazioni di destinazione e programma; e la venustas si manifesta nelle configurazioni spaziali e capacità connettiva. Lo studio progettuale permane una ricerca di rapporto tra storia e contemporaneità. L'obiettivo finale è rilanciare le economie dei territori di afferenza, potenzialmente finanziabili tramite PNRR.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


