L'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena di Aversa (area metropolitana di Napoli) emerge come luogo paradigmatico per riflettere sui processi di rigenerazione socio-spaziale in contesti vulnerabili. Ponendo l'accento sul ruolo dell'area a diverse scale, il contributo indaga il concetto di margine come elemento spaziale in grado di generare connessioni tra interno ed esterno, tra memoria storica e nuove funzioni. Attraverso lo studio di aspetti chiave quali accessibilità, multiscalarità, mobilità e matrice ecosistemica, il margine rivela una duplice natura: da barriera escludente a spazio di transizione, in grado di facilitare l'interazione tra funzioni, ecosistemi differenti e comunità locali. Questo approccio propone di riconfigurare le barriere fisiche e simboliche come "margini abitati," spazi attivi in grado di promuovere nuove relazioni tra spazio pubblico e paesaggio produttivo. In questa prospettiva, la collaborazione tra cittadini, agricoltori, università e cooperative locali è fondamentale per attivare cicli rigenerativi e auto-rigenerativi, creando una rete di convivenze e usi plurali. Tale integrazione consente di esplorare nuove modalità di co-abitazione che non solo superano la frammentazione funzionale, ma promuovono anche una visione inclusiva e resiliente, capace di unire spazi, identità e comunità in una dimensione partecipata e multidisciplinare.
Nuove forme di co-abitare il margine: spazio pubblico ed ecologie. Il caso della Maddalena
Caterina Rondina;
2025
Abstract
L'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena di Aversa (area metropolitana di Napoli) emerge come luogo paradigmatico per riflettere sui processi di rigenerazione socio-spaziale in contesti vulnerabili. Ponendo l'accento sul ruolo dell'area a diverse scale, il contributo indaga il concetto di margine come elemento spaziale in grado di generare connessioni tra interno ed esterno, tra memoria storica e nuove funzioni. Attraverso lo studio di aspetti chiave quali accessibilità, multiscalarità, mobilità e matrice ecosistemica, il margine rivela una duplice natura: da barriera escludente a spazio di transizione, in grado di facilitare l'interazione tra funzioni, ecosistemi differenti e comunità locali. Questo approccio propone di riconfigurare le barriere fisiche e simboliche come "margini abitati," spazi attivi in grado di promuovere nuove relazioni tra spazio pubblico e paesaggio produttivo. In questa prospettiva, la collaborazione tra cittadini, agricoltori, università e cooperative locali è fondamentale per attivare cicli rigenerativi e auto-rigenerativi, creando una rete di convivenze e usi plurali. Tale integrazione consente di esplorare nuove modalità di co-abitazione che non solo superano la frammentazione funzionale, ma promuovono anche una visione inclusiva e resiliente, capace di unire spazi, identità e comunità in una dimensione partecipata e multidisciplinare.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


