Ambito di applicazione del regime previsto per gli affidamenti di importo inferiore alle soglie di rilevanza Europea

Il contributo offre un’analisi sistematica dell’ambito di applicazione del regime semplificato previsto dal Codice dei contratti pubblici per gli affidamenti di importo inferiore alle soglie di rilevanza europea. L’indagine si concentra sui diversi istituti potenzialmente rilevanti su tale ambito applicativo, in particolare i criteri di calcolo dell’importo stimato, la disciplina della suddivisione in lotti, il divieto di frazionamento artificioso e i contratti misti. Dopo un inquadramento teorico volto a chiarire la ratio dell’intervento eurounitario e i riflessi sul sistema delle soglie, il saggio esamina la normativa nazionale e sovranazionale relativa ai metodi di calcolo del valore dei contratti e delle concessioni. Ampio spazio è poi dedicato all’evoluzione dell’approccio dell’ordinamento in materia di suddivisione in lotti, con attenzione ai diversi interessi sottesi a tale scelta e al complesso rapporto con il divieto di frazionamento artificioso, che solo di recente ha trovato un tendenziale assestamento interpretativo. L’analisi del divieto di frazionamento artificioso si propone, anche attraverso lo studio della giurisprudenza europea e nazionale, di chiarire la complessa nozione di “carattere unitario della prestazione”, nonché i contenuti – spesso sfuggenti – delle “ragioni obiettive” che giustificano deroghe al suddetto divieto. Particolare attenzione è riservata anche all’istituto, di derivazione europea, della “unità operativa distinta”, che – al ricorrere di specifiche condizioni – consente di evitare l’aggregazione, nel calcolo del valore dell’appalto, degli affidamenti disposti da un’unica amministrazione, ma a livello decentrato. La parte finale del contributo affronta il delicato tema dei contratti misti e del regime loro applicabile. Dopo aver richiamato le peculiarità dell’istituto nel diritto dei contratti pubblici, si evidenziano alcune criticità della disciplina introdotta dal d.lgs. n. 36/2023, che appare non recepire compiutamente le indicazioni provenienti dal diritto europeo.