Fabio Dei, sicuramente tra i primi nel nostro Paese, nel 2000, sulla rivista Il Gallo Silvestre, pubblicò un articolo che aveva al centro la relazione tra l’antropologia e la letteratura. Il titolo stesso era emble- matico, La libertà di inventare i fatti: antropologia, storia, letteratura, e il suo saggio è rimasto per lungo tempo in Italia il principale punto di riferimento teorico sull’argomento2. Dieci anni dopo, Alberto So- brero è ritornato sullo stesso oggetto di studio con il testo Il Cristallo e la fiamma (2009) elencando tutte le tematiche che la disciplina antropologica ha affrontato nell’indagare questa relazione. Il testo di Sobrero costituisce, a mio avviso, ancora oggi un punto di riferimento perché non si è limitato a elencare «gli scambi dall’antropologia verso la letteratura e dalla letteratura verso l’antropologia», ma a indagare cosa ci sia al centro di questa relazione3. Utilizzare i testi narrativi come «come mera iconografia sociale» (Dal Lago 1995, pp. 27-28), a titolo puramente illustrativo, conside- rando tale forma d’arte come una mera descrizione della società, ci impedisce, infatti, di prendere in considerazione «l’abissale eterogeneità dei meccanismi di produzione del testo» che distinguono la scrittura narrativa da quella «scientifica» (ivi, p. 28). Proprio a partire da questa riflessione, al centro di questo articolo vi è una domanda apparentemente semplice, e per nulla retorica, che pulsa nella mia testa da quando ho cominciato a praticare il mestiere di antropologo e che mi ha spinto a proseguire questo mestiere. Potrei riassumerla con queste parole: che rapporto c’è tra immaginazione letteraria e immaginazione antropologica?
Nate dalla stessa risata
giuseppe scandurra
2025
Abstract
Fabio Dei, sicuramente tra i primi nel nostro Paese, nel 2000, sulla rivista Il Gallo Silvestre, pubblicò un articolo che aveva al centro la relazione tra l’antropologia e la letteratura. Il titolo stesso era emble- matico, La libertà di inventare i fatti: antropologia, storia, letteratura, e il suo saggio è rimasto per lungo tempo in Italia il principale punto di riferimento teorico sull’argomento2. Dieci anni dopo, Alberto So- brero è ritornato sullo stesso oggetto di studio con il testo Il Cristallo e la fiamma (2009) elencando tutte le tematiche che la disciplina antropologica ha affrontato nell’indagare questa relazione. Il testo di Sobrero costituisce, a mio avviso, ancora oggi un punto di riferimento perché non si è limitato a elencare «gli scambi dall’antropologia verso la letteratura e dalla letteratura verso l’antropologia», ma a indagare cosa ci sia al centro di questa relazione3. Utilizzare i testi narrativi come «come mera iconografia sociale» (Dal Lago 1995, pp. 27-28), a titolo puramente illustrativo, conside- rando tale forma d’arte come una mera descrizione della società, ci impedisce, infatti, di prendere in considerazione «l’abissale eterogeneità dei meccanismi di produzione del testo» che distinguono la scrittura narrativa da quella «scientifica» (ivi, p. 28). Proprio a partire da questa riflessione, al centro di questo articolo vi è una domanda apparentemente semplice, e per nulla retorica, che pulsa nella mia testa da quando ho cominciato a praticare il mestiere di antropologo e che mi ha spinto a proseguire questo mestiere. Potrei riassumerla con queste parole: che rapporto c’è tra immaginazione letteraria e immaginazione antropologica?| File | Dimensione | Formato | |
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