Nel tempo si sono fatte diverse ipotesi di collegamento tra il lavoro di Guercino e il vivace ambiente di spettacolo emiliano (Cavicchi, Toschi-Cavalieri), soprattutto a partire dal noto disegno con una veduta di teatro all’aperto, che un’antica iscrizione sulla cornice rimandava ad una messa in scena parmense – mettendolo dunque in relazione con l’équipe di apparatori del Bentivoglio –; disegno ricollegato successivamente a spettacoli centesi (Mahon). Tuttavia, mentre attenzioni specifiche sono state dedicate alla musica (Benati), il legame di Barbieri con il teatro resta in gran parte relegato, con l’eccezione del disegno appena menzionato, alla potente scenicità e drammaticità delle sue rappresentazioni. Da una prospettiva di storia dello spettacolo questo slittamento dal teatro praticato ad un generico “teatrale” manca di un preciso valore conoscitivo. Quale teatro vediamo nelle figurazioni del maestro centese? Quali relazioni si possono rintracciare, se non in sede documentaria almeno in termini deduttivi, tra quelle immagini e le esperienze di spettacolo? Eppure, il corpus figurativo di Barbieri può rimandare al teatro non tanto in rapporto alle sue dinamiche produttive – in termini compositivi e iconografici o in riferimento ad ambienti concreti di allestimento –, ma in relazione all’esperienza dello spettatore e alla sua ricezione dell’evento. Lo stesso disegno del British Museum, allora, più che per la sua scenografia, diventa centrale per la presenza degli spettatori di spalle: un modo di guardare chi guarda il teatro. L’intervento si propone di avvicinare alcuni momenti della produzione di Guercino da questa prospettiva.
Guardare lo sguardo dello spettatore. Alcune note su Guercino e il teatro
Domenico Giuseppe Lipani
2024
Abstract
Nel tempo si sono fatte diverse ipotesi di collegamento tra il lavoro di Guercino e il vivace ambiente di spettacolo emiliano (Cavicchi, Toschi-Cavalieri), soprattutto a partire dal noto disegno con una veduta di teatro all’aperto, che un’antica iscrizione sulla cornice rimandava ad una messa in scena parmense – mettendolo dunque in relazione con l’équipe di apparatori del Bentivoglio –; disegno ricollegato successivamente a spettacoli centesi (Mahon). Tuttavia, mentre attenzioni specifiche sono state dedicate alla musica (Benati), il legame di Barbieri con il teatro resta in gran parte relegato, con l’eccezione del disegno appena menzionato, alla potente scenicità e drammaticità delle sue rappresentazioni. Da una prospettiva di storia dello spettacolo questo slittamento dal teatro praticato ad un generico “teatrale” manca di un preciso valore conoscitivo. Quale teatro vediamo nelle figurazioni del maestro centese? Quali relazioni si possono rintracciare, se non in sede documentaria almeno in termini deduttivi, tra quelle immagini e le esperienze di spettacolo? Eppure, il corpus figurativo di Barbieri può rimandare al teatro non tanto in rapporto alle sue dinamiche produttive – in termini compositivi e iconografici o in riferimento ad ambienti concreti di allestimento –, ma in relazione all’esperienza dello spettatore e alla sua ricezione dell’evento. Lo stesso disegno del British Museum, allora, più che per la sua scenografia, diventa centrale per la presenza degli spettatori di spalle: un modo di guardare chi guarda il teatro. L’intervento si propone di avvicinare alcuni momenti della produzione di Guercino da questa prospettiva.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.