Un brano di Ulpiano, D. 47.2.66(65) (Ulp. 1 ad ed. aed. cur.), sembrerebbe occuparsi delle conseguenze del pentimento in relazione al furto, per affermare che il posteriore ravvedimento del ladro sarebbe risultato irrilevante. La testimonianza, tuttavia, risulta tratta dal libro primo del commentario ulpianeo all’editto edilizio, dedicato al tema dei vizi occulti degli schiavi venduti, non già alla teoria del furto e della pena. Anche attraverso il confronto con un altro passo proveniente dal medesimo luogo, D. 21.1.17.1 (Ulp. 1 ad ed. aed. cur.), del tutto coincidente per contenuto ma relativo al difetto dell’inclinazione alla fuga, il saggio si propone di ricostruire il significato originario del frammento, nonché la diversa portata che esso assume all’interno del Digesto, grazie alla sua collocazione nel titolo de furtis.
D. 47.2.66(65) (Ulp. 1 ad ed. aed. cur.): dai vizi occulti degli schiavi venuti alla irrilevanza del pentimento nell'ambito del furto.
Lucetta Desanti
2024
Abstract
Un brano di Ulpiano, D. 47.2.66(65) (Ulp. 1 ad ed. aed. cur.), sembrerebbe occuparsi delle conseguenze del pentimento in relazione al furto, per affermare che il posteriore ravvedimento del ladro sarebbe risultato irrilevante. La testimonianza, tuttavia, risulta tratta dal libro primo del commentario ulpianeo all’editto edilizio, dedicato al tema dei vizi occulti degli schiavi venduti, non già alla teoria del furto e della pena. Anche attraverso il confronto con un altro passo proveniente dal medesimo luogo, D. 21.1.17.1 (Ulp. 1 ad ed. aed. cur.), del tutto coincidente per contenuto ma relativo al difetto dell’inclinazione alla fuga, il saggio si propone di ricostruire il significato originario del frammento, nonché la diversa portata che esso assume all’interno del Digesto, grazie alla sua collocazione nel titolo de furtis.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.