AESTHETICIZING A VIRUS: TECHNOPOLITICS AND PANDEMIC IN THE “AGAMBEN CASE”

The following pages are part of a broader work on the COVID-19 pandemic, whose leitmotif can be found in “the question concerning technology” (Heidegger). The underlying ambiguity of the link between philosophy and the pandemic becomes particularly evident in the case of Giorgio Agamben: “The Coronavirus Philosopher”. The following pages focus precisely on the Agamben case, presenting a constructive critique to his pandemic inquiry. The premise of this comparison is that some of Agamben’s stances contain not only urgent insights, even necessary ones. Unfortunately, the unhappy formal framework he chose to convey these insights ended up invalidating them, and this is the reason for my regret over what I consider a precious wasted opportunity. My constructive critique, which consists of three counter-arguments against Agamben’s approach (i.e. pan-anthropism, pandemic Mitmenschlikeit and pandemic novum), will be preceded by a brief presentation of his positions.

Le pagine che seguono fanno parte di un lavoro più ampio sulla pandemia da COVID-19, il cui leitmotiv è rappresentato da “la questione della tecnica” (Heidegger). L'ambiguità di fondo del legame tra filosofia e pandemia diventa particolarmente evidente nel caso di Giorgio Agamben: “Il filosofo del coronavirus”. Le pagine che seguono si concentrano proprio sul caso Agamben, presentando una critica costruttiva alla sua indagine sulla pandemia. La premessa di questo confronto è che alcune prese di posizione di Agamben contengono intuizioni non solo urgenti, ma addirittura necessarie. Purtroppo, l'infelice cornice formale da lui scelta per comunicare queste intuizioni ha finito per invalidarle, ed è questo il motivo del rammarico per quella che va considerata una preziosa occasione sprecata. La mia critica, che si compone di tre contro-argomenti (pan-antropismo, Mitmenschlikeit pandemica e novum pandemico), sarà preceduta da una breve presentazione delle posizioni di Agamben.