L’osservazione e la formulazione teorica della deviazione dei gravi in caduta, per effetto della rotazione terrestre, sono state indagate e riproposte nel corso di alcuni secoli. Mi limiterò pertanto ad illustrare solo alcune tappe di questa lunga ricerca e tratterò con maggiore estensione quelle che si riferiscono al Seicento e seguono la controversia sul sistema copernicano, accennando soltanto a quelle successive. Il dibattito sulla deviazione dei gravi, infatti, continuò anche molto dopo che l’esperimento di Foucault segnò una tappa conclusiva nella ricerca di una prova sperimentale della rotazione terrestre. Soltanto dopo i primi decenni del Novecento ci si convinse che non era possibile dare una legge generale che tenesse conto di tutte le influenze esterne che si esercitano sulla caduta libera di un grave in prossimità della superficie terrestre, i cui effetti, aumentando progressivamente il grado di precisione, non sono più trscurabili. Tornando alle origini, possiamo dire che la deviazione, come il più generale problema della traiettoria dei gravi, è sempre stata collegata al moto di rotazione della Terra, fin da quando Aristotele nel De Coelo, alla teoria pitagorica opponeva che la Terra è immobile, perché i corpi scagliati verso l’alto ricadono nello stesso punto . L’argomento era stato fatto proprio dagli oppositori del sistema copernicano: Tycho Brahe sosteneva che il moto diurno della Terra avrebbe prodotto una deviazione verso ovest di un proiettile lanciato da Terra o lasciato cadere dall’alto di una Torre . Ma al momento in cui noi ci poniamo (metà del Seicento), un simile argomento era stato già smontato. Lo stesso Giambattista Riccioli, che analizzò una lunga serie di argomenti contro e a favore dei moti terrestri (1651), ne aveva riconosciuta l’inconsistenza. La considerazione della deviazione orientale emerse con evidenza nella famosa e intricata polemica che oppose il gesuita Giambattista Riccioli ai due copernicani Giovanni Alfonso Borelli e Stefano degli Angeli. All’origine della questione vi era la determinazione del moto vero o assoluto del grave, distinto dal moto apparente rispetto alla Terra. È opportuno ricordare che Keplero non aveva esteso le sue leggi planetarie alla caduta dei gravi sulla Terra, e che nella Epitome astronomiae copernicanae è descritto sommariamente il moto relativo alla Terra di una pietra che cade («Quae est ergo genuina figura motus gravium respectu spatij mundani?»), ma il corrispondente moto assoluto non è una ellisse e non verifica la legge delle aree. Le considerazioni e la traiettoria disegnata da Keplero portano a concludere che il grave cada sulla terra un poco ad ovest della proiezione del punto di partenza, ma non tanto quanto sostenevano gli aristotelici.

La deviazione dei gravi per la verifica sperimentale del moto diurno della Terra

Maria Teresa Borgato
2024

Abstract

L’osservazione e la formulazione teorica della deviazione dei gravi in caduta, per effetto della rotazione terrestre, sono state indagate e riproposte nel corso di alcuni secoli. Mi limiterò pertanto ad illustrare solo alcune tappe di questa lunga ricerca e tratterò con maggiore estensione quelle che si riferiscono al Seicento e seguono la controversia sul sistema copernicano, accennando soltanto a quelle successive. Il dibattito sulla deviazione dei gravi, infatti, continuò anche molto dopo che l’esperimento di Foucault segnò una tappa conclusiva nella ricerca di una prova sperimentale della rotazione terrestre. Soltanto dopo i primi decenni del Novecento ci si convinse che non era possibile dare una legge generale che tenesse conto di tutte le influenze esterne che si esercitano sulla caduta libera di un grave in prossimità della superficie terrestre, i cui effetti, aumentando progressivamente il grado di precisione, non sono più trscurabili. Tornando alle origini, possiamo dire che la deviazione, come il più generale problema della traiettoria dei gravi, è sempre stata collegata al moto di rotazione della Terra, fin da quando Aristotele nel De Coelo, alla teoria pitagorica opponeva che la Terra è immobile, perché i corpi scagliati verso l’alto ricadono nello stesso punto . L’argomento era stato fatto proprio dagli oppositori del sistema copernicano: Tycho Brahe sosteneva che il moto diurno della Terra avrebbe prodotto una deviazione verso ovest di un proiettile lanciato da Terra o lasciato cadere dall’alto di una Torre . Ma al momento in cui noi ci poniamo (metà del Seicento), un simile argomento era stato già smontato. Lo stesso Giambattista Riccioli, che analizzò una lunga serie di argomenti contro e a favore dei moti terrestri (1651), ne aveva riconosciuta l’inconsistenza. La considerazione della deviazione orientale emerse con evidenza nella famosa e intricata polemica che oppose il gesuita Giambattista Riccioli ai due copernicani Giovanni Alfonso Borelli e Stefano degli Angeli. All’origine della questione vi era la determinazione del moto vero o assoluto del grave, distinto dal moto apparente rispetto alla Terra. È opportuno ricordare che Keplero non aveva esteso le sue leggi planetarie alla caduta dei gravi sulla Terra, e che nella Epitome astronomiae copernicanae è descritto sommariamente il moto relativo alla Terra di una pietra che cade («Quae est ergo genuina figura motus gravium respectu spatij mundani?»), ma il corrispondente moto assoluto non è una ellisse e non verifica la legge delle aree. Le considerazioni e la traiettoria disegnata da Keplero portano a concludere che il grave cada sulla terra un poco ad ovest della proiezione del punto di partenza, ma non tanto quanto sostenevano gli aristotelici.
2024
9788815391049
Galileo, Caduta dei gravi, Rotazione terrestre
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