Con la sentenza J.A. e altri c. Italia, la Corte europea dei diritti umani è tornata a pronunciarsi sull’«approccio hotspot», identificando l’hotspot di Lampedusa quale luogo detentivo, le cui condizioni integrano trattamenti inumani e degradanti. Smentendo, di fatto, la decisione di chiusura della procedura di supervisione della sentenza Khlaifia, la Corte accerta la mancanza di una procedura interna che assicuri il controllo di un giudice sulla «legittimità» della detenzione in hotspot. Ritiene, infine, che ai ricorrenti non sia stata garantita una «proper interview» prima della notifica dei provvedimenti di respingimento, né altrimenti offerta una ‘genuina possibilità’ di interloquire con le autorità sul proprio caso in un momento precedente. L’assenza di una valutazione della situazione individuale dei ricorrenti ha quindi qualificato la loro espulsione come collettiva.
Condizioni di detenzione e respingimenti collettivi: l’hotspot di Lampedusa al vaglio della Corte EDU
MARILU PORCHIA
2024
Abstract
Con la sentenza J.A. e altri c. Italia, la Corte europea dei diritti umani è tornata a pronunciarsi sull’«approccio hotspot», identificando l’hotspot di Lampedusa quale luogo detentivo, le cui condizioni integrano trattamenti inumani e degradanti. Smentendo, di fatto, la decisione di chiusura della procedura di supervisione della sentenza Khlaifia, la Corte accerta la mancanza di una procedura interna che assicuri il controllo di un giudice sulla «legittimità» della detenzione in hotspot. Ritiene, infine, che ai ricorrenti non sia stata garantita una «proper interview» prima della notifica dei provvedimenti di respingimento, né altrimenti offerta una ‘genuina possibilità’ di interloquire con le autorità sul proprio caso in un momento precedente. L’assenza di una valutazione della situazione individuale dei ricorrenti ha quindi qualificato la loro espulsione come collettiva.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


