Alcuni Paesi dell'UE - fra i quali eccelle per "attivismo" proprio l'Italia - hanno deciso di integrare la disciplina armonizzata dell'informazione obbligatoria al consumatore di alimenti (in specie quella dettata dal reg. UE n. 1169/2011) con obblighi aggiuntivi di fonte nazionale, generando situazioni di possibile conflitto formale e sostanziale fra ordinamenti, sia per la difficoltà di conciliare gli obblighi, di contenuto alquanto diverso, introdotti dai due legislatori, sia per l'evidente problematicità connessa ad obblighi di applicazione limitata ai confini di un singolo Stato, nel quadro di una materia già compiutamente armonizzata. Il capitolo esamina le numerose iniziative italiane (non senza qualche occasionale riferimento comparatistico), a cominciare dai celebri decreti interministeriali sull’indicazione obbligatoria di origine delle materie prime sull'etichetta di alcuni prodotti trasformati (latte, grano, riso e pomodoro, tentando anche qualche riflessione sul coordinamento fra i decreti italiani sull’indicazione di origine e il diritto UE, sia sul piano sostanziale che su quello sanzionatorio, per finire con una riflessione sul d.lgs. n. 145/2017, normativa sostanzialmente inapplicabile che ha, tuttavia, ripristinato (contro il parere della Commissione europea e oltrepassando i limiti imposti ai legislatori nazionali dal regolamento UE del 2011) l’indicazione obbligatoria dello stabilimento di produzione (o di confezionamento) per gli alimenti commercializzati in Italia.
Gli obblighi informativi di fonte nazionale
P. Borghi
2024
Abstract
Alcuni Paesi dell'UE - fra i quali eccelle per "attivismo" proprio l'Italia - hanno deciso di integrare la disciplina armonizzata dell'informazione obbligatoria al consumatore di alimenti (in specie quella dettata dal reg. UE n. 1169/2011) con obblighi aggiuntivi di fonte nazionale, generando situazioni di possibile conflitto formale e sostanziale fra ordinamenti, sia per la difficoltà di conciliare gli obblighi, di contenuto alquanto diverso, introdotti dai due legislatori, sia per l'evidente problematicità connessa ad obblighi di applicazione limitata ai confini di un singolo Stato, nel quadro di una materia già compiutamente armonizzata. Il capitolo esamina le numerose iniziative italiane (non senza qualche occasionale riferimento comparatistico), a cominciare dai celebri decreti interministeriali sull’indicazione obbligatoria di origine delle materie prime sull'etichetta di alcuni prodotti trasformati (latte, grano, riso e pomodoro, tentando anche qualche riflessione sul coordinamento fra i decreti italiani sull’indicazione di origine e il diritto UE, sia sul piano sostanziale che su quello sanzionatorio, per finire con una riflessione sul d.lgs. n. 145/2017, normativa sostanzialmente inapplicabile che ha, tuttavia, ripristinato (contro il parere della Commissione europea e oltrepassando i limiti imposti ai legislatori nazionali dal regolamento UE del 2011) l’indicazione obbligatoria dello stabilimento di produzione (o di confezionamento) per gli alimenti commercializzati in Italia.| File | Dimensione | Formato | |
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