Il capitolo esplora il ruolo dell’educazione estetica, dell’arte e della creatività come strumenti per analizzare e comprendere la realtà, per pensarsi diversi e per cambiare. L’educazione estetica è intesa come formazione di capacità percettive complesse, generatrici di una creatività che non è la dote dell’artista, ma un atteggiamento o complesso di atteggiamenti verso la vita e la realtà che ognuno può sviluppare attraverso l’educazione. Nella nostra educazione agiscono condizionamenti che fanno sì che, crescendo, l’atteggiamento di spettatore della realtà si sostituisca a quello di partecipazione e trasformazione della realtà stessa. Tendiamo sempre più a vedere la creatività come caratteristica dell’individuo geniale e non come atteggiamento verso la realtà e come fatto percettivo che alimenta il nostro pensarsi diversi. Fatichiamo a comprendere il potenziale ruolo della creatività come chiave di lettura della realtà, come lente di osservazione delle nostre vite e dei nostri mondi, dei nostri modi di essere e delle nostre potenziali trasformazioni. Nei percorsi di istruzione formale, l’arte viene spesso confinata all’interno di steccati disciplinari, restando così funzionale a difendere i valori della tradizione più che a favorire lo sviluppo del pensiero creativo e divergente. È possibile cambiare questo paradigma? Si può valorizzare l’educazione estetica come processo di costruzione «dell’universo di una libera società» (Marcuse, 1972, p.137) in cui le persone possano vivere «nelle condizioni che stimolino l’afflusso costante di energia» (Nunn, 1953, p. 124)? La ricerca si sviluppa a partire da vissuti e resoconti di esperienze di educazione estetica, narrate da insegnanti, educatori, atelieristi, insegnanti e artisti di strada che si sono resi disponibili per un’intervista. La base empirica del lavoro è stata arricchita, inoltre, dalla ricerca all’interno di un archivio del Comune di Ferrara che raccoglie progettazioni e documentazione di percorsi di educazione artistica ed estetica rivolti alla prima infanzia. L’approccio utilizzato per la ricerca è quello della grounded theory. Lavorare con la grounded theory significa interpretare la ricerca non come un percorso predefinito, da svolgersi seguendo un disegno strutturato, progettato per verificare un’ipotesi, ma come un viaggio esplorativo, finalizzato alla comprensione profonda di fenomeni complessi, le cui tappe e i cui obiettivi si delineano a poco a poco durante il percorso. La raccolta, l’analisi, l’interpretazione dei dati e la costruzione della teoria non sono fasi sequenziali, ma vi è tra loro una relazione circolare, ricorsiva (Cohen, Manion, Morrison, 2011). Quando si adotta l’approccio grounded theory si raccolgono, quindi, dati di diverso tipo, le cui fonti sono in primis le esperienze soggettive raccolte attraverso interviste, integrate con l’osservazione, i documenti, le statistiche. Ogni tipologia di dati getta uno sguardo particolare sul fenomeno da indagare (Mortari, Ghirotto, 2019). Rispetto ad altri approcci qualitativi altrettanto orientati ad esplorare i vissuti soggettivi, la grounded theory si caratterizza per la focalizzazione sulle interazioni tra individui, sull’impatto che il contesto sociale e relazionale ha sulla condivisione e negoziazione di significati attribuiti all’esperienza, sui fattori che influenzano i processi decisionali e psicosociali.
“Così nasce una felicità”. L’educazione estetica è atto vitale
Silvia Zanazzi
2024
Abstract
Il capitolo esplora il ruolo dell’educazione estetica, dell’arte e della creatività come strumenti per analizzare e comprendere la realtà, per pensarsi diversi e per cambiare. L’educazione estetica è intesa come formazione di capacità percettive complesse, generatrici di una creatività che non è la dote dell’artista, ma un atteggiamento o complesso di atteggiamenti verso la vita e la realtà che ognuno può sviluppare attraverso l’educazione. Nella nostra educazione agiscono condizionamenti che fanno sì che, crescendo, l’atteggiamento di spettatore della realtà si sostituisca a quello di partecipazione e trasformazione della realtà stessa. Tendiamo sempre più a vedere la creatività come caratteristica dell’individuo geniale e non come atteggiamento verso la realtà e come fatto percettivo che alimenta il nostro pensarsi diversi. Fatichiamo a comprendere il potenziale ruolo della creatività come chiave di lettura della realtà, come lente di osservazione delle nostre vite e dei nostri mondi, dei nostri modi di essere e delle nostre potenziali trasformazioni. Nei percorsi di istruzione formale, l’arte viene spesso confinata all’interno di steccati disciplinari, restando così funzionale a difendere i valori della tradizione più che a favorire lo sviluppo del pensiero creativo e divergente. È possibile cambiare questo paradigma? Si può valorizzare l’educazione estetica come processo di costruzione «dell’universo di una libera società» (Marcuse, 1972, p.137) in cui le persone possano vivere «nelle condizioni che stimolino l’afflusso costante di energia» (Nunn, 1953, p. 124)? La ricerca si sviluppa a partire da vissuti e resoconti di esperienze di educazione estetica, narrate da insegnanti, educatori, atelieristi, insegnanti e artisti di strada che si sono resi disponibili per un’intervista. La base empirica del lavoro è stata arricchita, inoltre, dalla ricerca all’interno di un archivio del Comune di Ferrara che raccoglie progettazioni e documentazione di percorsi di educazione artistica ed estetica rivolti alla prima infanzia. L’approccio utilizzato per la ricerca è quello della grounded theory. Lavorare con la grounded theory significa interpretare la ricerca non come un percorso predefinito, da svolgersi seguendo un disegno strutturato, progettato per verificare un’ipotesi, ma come un viaggio esplorativo, finalizzato alla comprensione profonda di fenomeni complessi, le cui tappe e i cui obiettivi si delineano a poco a poco durante il percorso. La raccolta, l’analisi, l’interpretazione dei dati e la costruzione della teoria non sono fasi sequenziali, ma vi è tra loro una relazione circolare, ricorsiva (Cohen, Manion, Morrison, 2011). Quando si adotta l’approccio grounded theory si raccolgono, quindi, dati di diverso tipo, le cui fonti sono in primis le esperienze soggettive raccolte attraverso interviste, integrate con l’osservazione, i documenti, le statistiche. Ogni tipologia di dati getta uno sguardo particolare sul fenomeno da indagare (Mortari, Ghirotto, 2019). Rispetto ad altri approcci qualitativi altrettanto orientati ad esplorare i vissuti soggettivi, la grounded theory si caratterizza per la focalizzazione sulle interazioni tra individui, sull’impatto che il contesto sociale e relazionale ha sulla condivisione e negoziazione di significati attribuiti all’esperienza, sui fattori che influenzano i processi decisionali e psicosociali.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.