Questa tesi si pone l’obiettivo di approfondire ed arricchire lo stato dell’arte del Paleolitico Inferiore Europeo durante la prima metà del Pleistocene Medio. Tale scopo verrà realizzato attraverso lo studio (analisi tecnologica) delle industrie litiche realizzate dai gruppi umani di due contesti chiave per questa fase cronologica, e collocati nell’Italia Meridionale: Notarchirico e Isernia La Pineta. I manufatti in pietra scheggiata rappresentano uno degli strumenti più efficienti per la comprensione dell’evoluzione umana durante questa fase cronologica. Il Pleistocene Medio – il cui inizio è stato stabilito a 773 mila anni fa – è un momento di cruciale importanza per i prolungati e impattanti cambiamenti climatico-ambientali registrati su scala globale che produrranno una sostanziale rivoluzione delle specie viventi abitanti sul nostro pianeta. Per tale ragione la fase cronologica tra 1.2 e 0.8 Milioni di anni fa è stata definita come una fase di transizione tra la fine del Pleistocene Inferiore e l’inizio del Pleistocene Medio, rinominata Rivoluzione del Pleistocene Medio. All’origine di questi cambiamenti climatici vi è il passaggio della ciclicità glaciale/interglaciale da 41 mila a 100 mila anni che provocherà l’espansione delle calotte glaciali continentali, l’abbassamento dei livelli marini, fenomeni di inaridimento e conseguenti siccità spingendo le specie (flora, fauna ed esseri umani) a rapidi cambiamenti evolutivi e adattativi per far fronte ad un ambiente ostile e in costante cambiamento. Questa fase di instabilità climatica ha particolarmente influito sulle dinamiche di popolamento dei gruppi umani inducendo fenomeni di espansione verso territori precedentemente inaccessibili alternati a fasi di regressione verso aree rifugio, descrivendo un modello definito come “ebb and flow”. In questa fase cronologica si registra anche la comparsa dei bifacciali nelle industrie litiche di diversi siti Europei. La presenza di questi strumenti è generalmente associata al complesso culturale dell’Acheuleano che simboleggia una fase critica per le innovazioni tecniche e culturali riscontrate nei contesti archeologici e verosimilmente collegate all’arrivo di una nuova specie umana (Homo heidelbergensis) dall’Africa e dall’Asia. Allo stato attuale, le modalità di origine e arrivo dell’Acheuleano in Europa – ma anche la sua definizione in termini culturali – sono oggetto di un grande dibattito nella comunità scientifica generando uno scenario in cui vi sono due ipotesi predominanti: un’evoluzione autoctona da popolazioni locali o un’introduzione alloctona (episodica o continua) di nuove popolazioni portatrici di tradizioni tecniche innovative. Da questo punto di vista la Penisola Italiana rappresenta un hot-spot per la comprensione e lo studio di tali dinamiche, offrendo diversi contesti archeologici databili al Pleistocene Medio, includendo una delle più antiche testimonianze dei bifacciali (680 mila anni fa, Notarchirico) e, allo stesso tempo, siti senza bifacciali (Isernia La Pineta, Ficoncella, Loreto, Atella). Oltretutto, l’Italia è una delle aree rifugio utilizzate dai gruppi umani per fronteggiare le fasi glaciali più dure del Pleistocene Medio, rendendola un’area geografica ancora più importante per il Paleolitico Inferiore, con fasi di occupazione umana pressoché continue. La sua vicinanza geografica all’Africa Sub-Sahariana, offrendo un ponte di collegamento durante le fasi migratorie, insieme alla sua funzione di area di ripartenza per l’occupazione di aree territoriali precedentemente occupate dai ghiacci sottolinea ancora di più il ruolo cruciale all’interno del popolamento umano durante la Rivoluzione del Pleistocene Medio.

This PhD thesis aims to enrich the state of the art of the European Lower Palaeolithic archaeological contexts during the first half of the Middle Pleistocene. Such purpose will be addressed through the analysis (i.e., technological approach) of the stone tools realised by the hominins of two key sites of the Italian Peninsula: Notarchirico and Isernia La Pineta, both located in Southern Italy and chronologically placed during the first half of the Middle Pleistocene. Stone tools represent one of the most adequate proxies for comprehending the evolution of human behaviour for this period. The Middle Pleistocene – whose beginning has been globally set to 773 ka – is considered a fundamental chronological phase for the impactful environmental and climatic changes witnessed on a global scale that will cause a substantial revolution within the faunistic, floristic, and human communities. Such changes occurred over a significant amount of time and with different intensities according to the geographical areas, which is why the timeframe between 1.2 Ma to 0.8 Ma has been defined as a transitional phase between the Lower and the Middle Pleistocene named Middle Pleistocene Revolution, to emphasise the extent of these changes. These abrupt modifications – summed up in the change in the amplitude of the glacial/interglacial intervals from 41 ka to 100 ka, determining the expansion of continental ice caps, lowered sea levels, and aridification processes – forced species (plants, animals, and humans) to adapt to changing environments rapidly, pushing evolution and speciation phenomena. The significant environmental discontinuity driven by the climatic instability led human groups to constantly expand over new, formerly inaccessible territories and then retreat to refugial areas, describing an occupation pattern often referred to as the “ebb and flow” process. This chronological framework also reports the emergence of bifacial and LCT industries among European sites. Their appearance is commonly associated with the Acheulean cultural complex, marking a moment of significant cultural and technical renovation related to the arrival of a new human species (Homo heidelbergensis) from the African and Asian continents. The origin and modalities of the arrival of the Acheulean over Europe and how the Acheulean can be defined in terms of complexity and culture within prehistoric archaeology are the centre of a heated debate by the scientific community. Within the present state of the art, a dual case scenario is usually assumed for the “Acheulean dilemma”, concerning either a local origin due to the evolution from previous occupations or an allochthonous introduction (episodical or continuous) of new populations alongside the diffusion of new technical traditions. From this perspective, the Italian peninsula is a crucial spot for tracking down human dispersal across the European continent and the arrival/development of innovative behaviours. It shows a consistent range of contexts spanning from the end of marine isotope stage 17 onwards, offering one of the earliest evidence of bifacial tools (680 ka, Notarchirico) and providing, at the same time, contexts without bifaces (Isernia La Pineta, Ficoncella, Loreto and Atella). It is also a “shelter” zone during the severe climatic crises of the Middle Pleistocene, making the Italian peninsula an ideal territory for prolonged human occupation during glacial phases. Moreover, its role as the possible starting area for the recolonisation of the northern portions of Europe and its proximity to Sub-Saharan Africa make up for its crucial role within the European peopling during the Middle Pleistocene Revolution.

Close Encounters of the Stone Kind – The lithic assemblages of Notarchirico and Isernia La Pineta within the chrono-cultural framework of the Middle Pleistocene Revolution: production methods, debitage technique, and behavioural implications

CARPENTIERI, MARCO
2024

Abstract

Questa tesi si pone l’obiettivo di approfondire ed arricchire lo stato dell’arte del Paleolitico Inferiore Europeo durante la prima metà del Pleistocene Medio. Tale scopo verrà realizzato attraverso lo studio (analisi tecnologica) delle industrie litiche realizzate dai gruppi umani di due contesti chiave per questa fase cronologica, e collocati nell’Italia Meridionale: Notarchirico e Isernia La Pineta. I manufatti in pietra scheggiata rappresentano uno degli strumenti più efficienti per la comprensione dell’evoluzione umana durante questa fase cronologica. Il Pleistocene Medio – il cui inizio è stato stabilito a 773 mila anni fa – è un momento di cruciale importanza per i prolungati e impattanti cambiamenti climatico-ambientali registrati su scala globale che produrranno una sostanziale rivoluzione delle specie viventi abitanti sul nostro pianeta. Per tale ragione la fase cronologica tra 1.2 e 0.8 Milioni di anni fa è stata definita come una fase di transizione tra la fine del Pleistocene Inferiore e l’inizio del Pleistocene Medio, rinominata Rivoluzione del Pleistocene Medio. All’origine di questi cambiamenti climatici vi è il passaggio della ciclicità glaciale/interglaciale da 41 mila a 100 mila anni che provocherà l’espansione delle calotte glaciali continentali, l’abbassamento dei livelli marini, fenomeni di inaridimento e conseguenti siccità spingendo le specie (flora, fauna ed esseri umani) a rapidi cambiamenti evolutivi e adattativi per far fronte ad un ambiente ostile e in costante cambiamento. Questa fase di instabilità climatica ha particolarmente influito sulle dinamiche di popolamento dei gruppi umani inducendo fenomeni di espansione verso territori precedentemente inaccessibili alternati a fasi di regressione verso aree rifugio, descrivendo un modello definito come “ebb and flow”. In questa fase cronologica si registra anche la comparsa dei bifacciali nelle industrie litiche di diversi siti Europei. La presenza di questi strumenti è generalmente associata al complesso culturale dell’Acheuleano che simboleggia una fase critica per le innovazioni tecniche e culturali riscontrate nei contesti archeologici e verosimilmente collegate all’arrivo di una nuova specie umana (Homo heidelbergensis) dall’Africa e dall’Asia. Allo stato attuale, le modalità di origine e arrivo dell’Acheuleano in Europa – ma anche la sua definizione in termini culturali – sono oggetto di un grande dibattito nella comunità scientifica generando uno scenario in cui vi sono due ipotesi predominanti: un’evoluzione autoctona da popolazioni locali o un’introduzione alloctona (episodica o continua) di nuove popolazioni portatrici di tradizioni tecniche innovative. Da questo punto di vista la Penisola Italiana rappresenta un hot-spot per la comprensione e lo studio di tali dinamiche, offrendo diversi contesti archeologici databili al Pleistocene Medio, includendo una delle più antiche testimonianze dei bifacciali (680 mila anni fa, Notarchirico) e, allo stesso tempo, siti senza bifacciali (Isernia La Pineta, Ficoncella, Loreto, Atella). Oltretutto, l’Italia è una delle aree rifugio utilizzate dai gruppi umani per fronteggiare le fasi glaciali più dure del Pleistocene Medio, rendendola un’area geografica ancora più importante per il Paleolitico Inferiore, con fasi di occupazione umana pressoché continue. La sua vicinanza geografica all’Africa Sub-Sahariana, offrendo un ponte di collegamento durante le fasi migratorie, insieme alla sua funzione di area di ripartenza per l’occupazione di aree territoriali precedentemente occupate dai ghiacci sottolinea ancora di più il ruolo cruciale all’interno del popolamento umano durante la Rivoluzione del Pleistocene Medio.
ARZARELLO, Marta
PERETTO, Carlo
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Carpentieri_PhD Thesis_Def_Arch.pdf

accesso aperto

Descrizione: PhD Thesis
Tipologia: Tesi di dottorato
Dimensione 33.2 MB
Formato Adobe PDF
33.2 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/2541030
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact