Con la nascita del nuovo governo di centro-destra, alla fine del 2022, è ripartito con forza il dibattito sull’autonomia «differenziata», cioè sull’attribuzione di maggiori funzioni alle regioni a statuto ordinario in attuazione dell’art. 116 della Costituzione. In particolare, il 16 marzo è stato licenziato dal Consiglio dei ministri il nuovo disegno di legge sull’autonomia differenziata presentato dal ministro Roberto Calderoli. Il d.d.l. prevede un percorso accelerato per la definizione degli accordi tra stato e regioni richiedenti e si accompagna ad un processo altrettanto accelerato di individuazione e quantificazione dei Lep. Questo perché è previsto che non ci possa essere devoluzione nelle materie attinenti i Lep se prima non vengono identificate le risorse che devono comunque essere garantite a ciascuna regione per soddisfare questi servizi. Il d.d.l. si caratterizza anche per un ruolo centrale attribuito alla mediazione politica, cioè alla contrattazione tra stato e singola regione, nel determinare quali funzioni possano essere attribuite alla regione richiedente. Nel nostro lavoro analizziamo in dettaglio questa proposta, nei limiti delle informazioni ad oggi disponibili. In primo luogo, vista la assoluta mancanza di questo aspetto nel dibattito politico, il lavoro si apre con una discussione su cosa la teoria economica suggerirebbe in merito a quali funzioni, tra quelle previste nella Costituzione, potrebbe essere efficiente o anche semplicemente ragionevole attribuire alle regioni. Successivamente viene introdotta la storia dell’autonomia differenziata in Italia dalla riforma del Titolo V alle intese del 2018, le uniche finora raggiunte ma mai attuate. Riportiamo poi le ulteriori proposte avanzate dalle regioni e analizza in dettaglio i contenuti del disegno di legge Calderoli. Infine ci concentriamo sulle criticità del sistema di finanziamento ipotizzato, presentando un esercizio controfattuale di stima del modello della riforma Calderoli applicato agli anni 2011-19. In questo paragrafo, si ipotizza che il decentramento si concentri sulla spesa per istruzione e/o mobilità, che sono anche le componenti di spesa che sarebbe più costoso finanziare se fossero decentralizzate. Infine, l’ultimo paragrafo presenta le nostre conclusioni.
L'autonomia differenziata
leonzio rizzo
Writing – Review & Editing
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2023
Abstract
Con la nascita del nuovo governo di centro-destra, alla fine del 2022, è ripartito con forza il dibattito sull’autonomia «differenziata», cioè sull’attribuzione di maggiori funzioni alle regioni a statuto ordinario in attuazione dell’art. 116 della Costituzione. In particolare, il 16 marzo è stato licenziato dal Consiglio dei ministri il nuovo disegno di legge sull’autonomia differenziata presentato dal ministro Roberto Calderoli. Il d.d.l. prevede un percorso accelerato per la definizione degli accordi tra stato e regioni richiedenti e si accompagna ad un processo altrettanto accelerato di individuazione e quantificazione dei Lep. Questo perché è previsto che non ci possa essere devoluzione nelle materie attinenti i Lep se prima non vengono identificate le risorse che devono comunque essere garantite a ciascuna regione per soddisfare questi servizi. Il d.d.l. si caratterizza anche per un ruolo centrale attribuito alla mediazione politica, cioè alla contrattazione tra stato e singola regione, nel determinare quali funzioni possano essere attribuite alla regione richiedente. Nel nostro lavoro analizziamo in dettaglio questa proposta, nei limiti delle informazioni ad oggi disponibili. In primo luogo, vista la assoluta mancanza di questo aspetto nel dibattito politico, il lavoro si apre con una discussione su cosa la teoria economica suggerirebbe in merito a quali funzioni, tra quelle previste nella Costituzione, potrebbe essere efficiente o anche semplicemente ragionevole attribuire alle regioni. Successivamente viene introdotta la storia dell’autonomia differenziata in Italia dalla riforma del Titolo V alle intese del 2018, le uniche finora raggiunte ma mai attuate. Riportiamo poi le ulteriori proposte avanzate dalle regioni e analizza in dettaglio i contenuti del disegno di legge Calderoli. Infine ci concentriamo sulle criticità del sistema di finanziamento ipotizzato, presentando un esercizio controfattuale di stima del modello della riforma Calderoli applicato agli anni 2011-19. In questo paragrafo, si ipotizza che il decentramento si concentri sulla spesa per istruzione e/o mobilità, che sono anche le componenti di spesa che sarebbe più costoso finanziare se fossero decentralizzate. Infine, l’ultimo paragrafo presenta le nostre conclusioni.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.