Se l’organizzazione della cultura in Occidente non ha prodotto benessere ma, al contrario, sta conducendo all’autodistruzione del pianeta, forse è il caso di iniziare a pensare alla possibilità di far riferimento a nuovi orizzonti valoriali e culturali, a una razionalità espressa da una logica nuova, che sofferta radicalmente quella precedente. Si tratta di ricercare l’integrità perduta, di ricompattare ciò che è stato frammentato e si tratta di iniziare a percepire, ad esempio, il Coronavirus non come qualcosa di estraneo a noi, ma come qualcosa, riprendendo Candiani, di estremamente connesso a noi. A partire da ciò, si sottolinea l’esigenza, come sostiene Gramigna, di «produrre soggetti “ecologicamente letterati”, in grado quindi di comprendere l’assoluta necessità della “rete della vita”». In questo contesto, esaminare la mitologia del popolo indigeno degli Shuar d’Amazzonia, accedendo così alla loro cosmovisione, rappresenta per noi un esercizio importante: considerare il valore profondo di un’educazione di tipo olistico, che dà per scontata l’interconnessione uomo-natura e che costruisce i propri fondamenti pedagogici proprio a partire da questo precetto. Il termine ‘olistico’ proviene dal greco Holos e significa “tutti” o “totalità”. A fronte dell’oggettivizzazione dell’ambiente di cui facciamo parte, l’idea è quella di lavorare sul concetto di totalità, di superare la dicotomia soggetto-oggetto, sentendoci parte di un ambiente che modifichiamo mentre, nello stesso tempo, ci modifica. Un’educazione di questo tipo promuove il pensiero critico, la rivalorizzazione della dimensione comunitaria dell’apprendimento, l’avvicinamento del pensiero e della prassi all’interno di un contesto di ascolto attivo tra le parti in gioco.
La cosmogonia Shuar e i miti fondativi. Il significato di un'educazione olistica
Camilla, Boschi
Primo
2022
Abstract
Se l’organizzazione della cultura in Occidente non ha prodotto benessere ma, al contrario, sta conducendo all’autodistruzione del pianeta, forse è il caso di iniziare a pensare alla possibilità di far riferimento a nuovi orizzonti valoriali e culturali, a una razionalità espressa da una logica nuova, che sofferta radicalmente quella precedente. Si tratta di ricercare l’integrità perduta, di ricompattare ciò che è stato frammentato e si tratta di iniziare a percepire, ad esempio, il Coronavirus non come qualcosa di estraneo a noi, ma come qualcosa, riprendendo Candiani, di estremamente connesso a noi. A partire da ciò, si sottolinea l’esigenza, come sostiene Gramigna, di «produrre soggetti “ecologicamente letterati”, in grado quindi di comprendere l’assoluta necessità della “rete della vita”». In questo contesto, esaminare la mitologia del popolo indigeno degli Shuar d’Amazzonia, accedendo così alla loro cosmovisione, rappresenta per noi un esercizio importante: considerare il valore profondo di un’educazione di tipo olistico, che dà per scontata l’interconnessione uomo-natura e che costruisce i propri fondamenti pedagogici proprio a partire da questo precetto. Il termine ‘olistico’ proviene dal greco Holos e significa “tutti” o “totalità”. A fronte dell’oggettivizzazione dell’ambiente di cui facciamo parte, l’idea è quella di lavorare sul concetto di totalità, di superare la dicotomia soggetto-oggetto, sentendoci parte di un ambiente che modifichiamo mentre, nello stesso tempo, ci modifica. Un’educazione di questo tipo promuove il pensiero critico, la rivalorizzazione della dimensione comunitaria dell’apprendimento, l’avvicinamento del pensiero e della prassi all’interno di un contesto di ascolto attivo tra le parti in gioco.File | Dimensione | Formato | |
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