La laguna di Venezia presenta vaste aree confinate aperte e valli da pesca chiuse e gestite da privati che si occupano sia di produzione di specie ittiche tradizionali che di caccia. L’applicazione della WFD (2000/60/EC) a tutta la laguna veneta ci ha dato l’occasione per visitare e monitorare alcune valli chiuse e di predisporre un piano di campionamento per confrontare lo stato ecologico di un’area confinata di laguna aperta: Palude Maggiore, ed una valle arginata preclusa all’espansione di marea: Valle Dogà, entrambe poste nella parte più settentrionale della laguna e separate solo da un argine in pietra d’Istria. In ogni area sono state localizzate tre stazioni che sono state monitorate da giugno a settembre 2011 campionando sia la vegetazione che i parametri ambientali delle acque e dei sedimenti. I risultati evidenziano profonde differenze tra l’area arginata e la laguna aperta, soprattutto per quanto riguarda la vegetazione. Nella laguna aperta due stazioni, ad eccezione di Vaucheria submarina (Lyngbye) Berkeley, sono del tutto prive di macrofite e presentano pessime “Bad” condizioni ambientali, la terza stazione è posta nell’unica area confinata di tutta la laguna aperta che presenta ancora una popolazione di Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson e condizioni ecologiche elevate “High”. La valle arginata, nonostante sia considerata un ambiente altamente modificato, e pertanto in base alla normativa sulle acque non deve essere classificata, presenta invece una vegetazione integra. Sono presenti ed ampiamente diffuse tutte le specie di fanerogame che colonizzano la laguna aperta tra cui dense popolazioni di Ruppia cirrhosa (Petagna) Grande, altrove ormai quasi completamente scomparsa, e molte specie di macroalghe non più rinvenute da decenni come: Valonia aegagropila C. Agardh, Polysiphonia spinosa (C Agardh) J. Agardh e Lamprothamnion papulosum (Wallroth) J. Groves. Valle Dogà, come anche le valli limitrofe: Valle Crassabò e Valle Cavallino, presenta una vegetazione costituita da poche specie ma quasi tutte di elevato valore ecologico ed acque estremamente trasparenti. Abbondantissime sono anche le piccole Rhodophyta calcarizzate come Hydrolithon boreale (Foslie) Y. M. Chamberlain, H. cruciatum (Bressan) Y. M. Chamberlain e Pneophyllum fragile Kützing che riescono a colonizzare anche R. cirrhosa, specie che difficilmente si trova epifitata. Tutte queste specie sono assenti in tutti gli ambienti confinati della laguna aperta poiché le condizioni ecologiche sono profondamente alterate, soprattutto dal punto di vista morfologico. Infatti, attualmente nella laguna Veneta i principali fattori di impatto o di disturbo ambientale non sono le sostanze inquinanti o i nutrienti, che ormai presentano concentrazioni molto basse e, come per il fosforo reattivo, al limite della detenzione, ma i sedimenti risospesi sia dall’attività della pesca alle vongole filippine che dal ripristino morfologico di molte barene ormai scomparse. Alcune aree, come la Palude Maggiore, ormai presentano livelli bassissimi di nutrienti, assenza quasi totale di Ulvaceae, con condizioni idonee alla ricolonizzazione da parte delle fanerogame acquatiche, ma elevati livelli di torbidità. Inoltre, l’assenza di semi che possano innescare una ricolonizzazione da parte di queste piante ne impediscono un recupero in tempi ragionevoli. A tale scopo, in aree idonee sono stati effettuati dei trapianti di Zostera noltii Hornemann e Zostera marina Linnaeus e, visto il loro successo, è appena stato presentato un Life+ “Natura” alla Comunità Europea per il recupero ambientale di tutta la laguna Settentrionale con lo scopo di ripristinare progressivamente le condizioni ambientali ancora presenti nelle aree arginate.
Stato ecologico di aree confinate in valli da pesca e in laguna aperta
Sfriso A.;Facca C.;
2012
Abstract
La laguna di Venezia presenta vaste aree confinate aperte e valli da pesca chiuse e gestite da privati che si occupano sia di produzione di specie ittiche tradizionali che di caccia. L’applicazione della WFD (2000/60/EC) a tutta la laguna veneta ci ha dato l’occasione per visitare e monitorare alcune valli chiuse e di predisporre un piano di campionamento per confrontare lo stato ecologico di un’area confinata di laguna aperta: Palude Maggiore, ed una valle arginata preclusa all’espansione di marea: Valle Dogà, entrambe poste nella parte più settentrionale della laguna e separate solo da un argine in pietra d’Istria. In ogni area sono state localizzate tre stazioni che sono state monitorate da giugno a settembre 2011 campionando sia la vegetazione che i parametri ambientali delle acque e dei sedimenti. I risultati evidenziano profonde differenze tra l’area arginata e la laguna aperta, soprattutto per quanto riguarda la vegetazione. Nella laguna aperta due stazioni, ad eccezione di Vaucheria submarina (Lyngbye) Berkeley, sono del tutto prive di macrofite e presentano pessime “Bad” condizioni ambientali, la terza stazione è posta nell’unica area confinata di tutta la laguna aperta che presenta ancora una popolazione di Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson e condizioni ecologiche elevate “High”. La valle arginata, nonostante sia considerata un ambiente altamente modificato, e pertanto in base alla normativa sulle acque non deve essere classificata, presenta invece una vegetazione integra. Sono presenti ed ampiamente diffuse tutte le specie di fanerogame che colonizzano la laguna aperta tra cui dense popolazioni di Ruppia cirrhosa (Petagna) Grande, altrove ormai quasi completamente scomparsa, e molte specie di macroalghe non più rinvenute da decenni come: Valonia aegagropila C. Agardh, Polysiphonia spinosa (C Agardh) J. Agardh e Lamprothamnion papulosum (Wallroth) J. Groves. Valle Dogà, come anche le valli limitrofe: Valle Crassabò e Valle Cavallino, presenta una vegetazione costituita da poche specie ma quasi tutte di elevato valore ecologico ed acque estremamente trasparenti. Abbondantissime sono anche le piccole Rhodophyta calcarizzate come Hydrolithon boreale (Foslie) Y. M. Chamberlain, H. cruciatum (Bressan) Y. M. Chamberlain e Pneophyllum fragile Kützing che riescono a colonizzare anche R. cirrhosa, specie che difficilmente si trova epifitata. Tutte queste specie sono assenti in tutti gli ambienti confinati della laguna aperta poiché le condizioni ecologiche sono profondamente alterate, soprattutto dal punto di vista morfologico. Infatti, attualmente nella laguna Veneta i principali fattori di impatto o di disturbo ambientale non sono le sostanze inquinanti o i nutrienti, che ormai presentano concentrazioni molto basse e, come per il fosforo reattivo, al limite della detenzione, ma i sedimenti risospesi sia dall’attività della pesca alle vongole filippine che dal ripristino morfologico di molte barene ormai scomparse. Alcune aree, come la Palude Maggiore, ormai presentano livelli bassissimi di nutrienti, assenza quasi totale di Ulvaceae, con condizioni idonee alla ricolonizzazione da parte delle fanerogame acquatiche, ma elevati livelli di torbidità. Inoltre, l’assenza di semi che possano innescare una ricolonizzazione da parte di queste piante ne impediscono un recupero in tempi ragionevoli. A tale scopo, in aree idonee sono stati effettuati dei trapianti di Zostera noltii Hornemann e Zostera marina Linnaeus e, visto il loro successo, è appena stato presentato un Life+ “Natura” alla Comunità Europea per il recupero ambientale di tutta la laguna Settentrionale con lo scopo di ripristinare progressivamente le condizioni ambientali ancora presenti nelle aree arginate.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.