Porre la questione dell’identità personale more phaenomenologi- co significa interrogarsi essenzialmente non intorno al mero concetto, bensì in merito alla realtà di quel particolare e complesso fenomeno che è la persona. In epoca contemporanea, soprattutto la corrente fenomenologica ha saputo, sin dai suoi inizi, riservare questo tipo d’attenzione al fenomeno della persona, la cui realtà esige d’esser preservata dalla facile riduzione che vede l’identità personale “appiattita” alla mera coscienza, alla soggettività, all’io, ossia a ciò che la modernità ha valorizzato in quanto, innanzitutto, capacità di autodeterminazione, in senso sia conoscitivo (basti pensare all’auto-trasparenza del cogito cartesiano) sia pratico (come capacità di dirigere la volontà indipendentemente dall’influenza del mondo esterno e sensibile). L’idea-guida che orienta il presente contributo è che, nella complessa stratificazione costituente il fenomeno della persona, la categoria (moderna e post-moderna) di soggettività individui solo un epifenomeno, il sembiante più superficiale di una realtà la cui essenza risiede in profondità ancora maggiori rispetto a quanto (non immotivatamente, ma in ragione della sua storia) la cultura contemporanea è in genere disposta a riconoscere e ad accogliere. L’intento sarà quello di far emergere il nesso costitutivo che tiene insieme, in maniera co-essenziale, la dimensione fenomenologica dell’affettività e l’identità – o, meglio, la singolarità – della persona.
Non solo soggetto. Riflessioni sull'identità personale e l'ipseità, a partire dalla fenomenologia di Michel Henry
Formisano, Roberto
2014
Abstract
Porre la questione dell’identità personale more phaenomenologi- co significa interrogarsi essenzialmente non intorno al mero concetto, bensì in merito alla realtà di quel particolare e complesso fenomeno che è la persona. In epoca contemporanea, soprattutto la corrente fenomenologica ha saputo, sin dai suoi inizi, riservare questo tipo d’attenzione al fenomeno della persona, la cui realtà esige d’esser preservata dalla facile riduzione che vede l’identità personale “appiattita” alla mera coscienza, alla soggettività, all’io, ossia a ciò che la modernità ha valorizzato in quanto, innanzitutto, capacità di autodeterminazione, in senso sia conoscitivo (basti pensare all’auto-trasparenza del cogito cartesiano) sia pratico (come capacità di dirigere la volontà indipendentemente dall’influenza del mondo esterno e sensibile). L’idea-guida che orienta il presente contributo è che, nella complessa stratificazione costituente il fenomeno della persona, la categoria (moderna e post-moderna) di soggettività individui solo un epifenomeno, il sembiante più superficiale di una realtà la cui essenza risiede in profondità ancora maggiori rispetto a quanto (non immotivatamente, ma in ragione della sua storia) la cultura contemporanea è in genere disposta a riconoscere e ad accogliere. L’intento sarà quello di far emergere il nesso costitutivo che tiene insieme, in maniera co-essenziale, la dimensione fenomenologica dell’affettività e l’identità – o, meglio, la singolarità – della persona.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.