La tesi affronta la questione del rapporto tra diritto e malattia mentale, a partire dalla prospettiva dell’idea di imprevedibilità e di pericolo legata quest’ultima, che ha portato in passato a ritenere l’internamento l’unica soluzione possibile e che oggi, sebbene questa idea sia tramontata, si traduce in un utilizzo “generalpreventivo” del trattamento sanitario obbligatorio e si riflette, nel campo del diritto penale, sulla categoria della pericolosità sociale. L’attualità della ricerca poggia sull’evidenziarsi, negli ultimi anni, di una crescente richiesta di protezione da parte della società, dovuta ai cambiamenti avvenuti al suo interno, che hanno come conseguenza il manifestarsi di una generale insicurezza nelle relazioni tra i consociati. Sul piano delle misure destinate ai malati psichiatrici si assiste senza dubbio al prevalere delle istanze securitarie, fondate sulla convinzione che determinate persone siano altamente pericolose per la società, anche quando la concreta probabilità che i pericoli temuti si realizzino sono in concreto basse. La psichiatria in questo gioco ha una funzione maledetta, ossia quella di indicare chi sono i sani e chi i malati, nell’impossibilità - scientificamente dimostrata - di indicare una linea di demarcazione tra le due categorie Da questa prospettiva, la chiave di volta del sistema, e quindi il punto focale della tesi, è il concetto di pericolosità sociale: categoria che genera rilevanti problemi applicativi nel campo del diritto penale (art 203 c.p. e art 133 c.p.), quando il giudice si trova a dover affrontare una prognosi di pericolosità, a fronte di un rifiuto unanime da parte del mondo medico della scientificità e credibilità di questa categoria, che non può non riflettersi sulla legittimità di una tale prognosi. L’ambito di ricerca non poteva non comprendere anche il contesto europeo, da una duplice prospettiva. Sul piano istituzionale, l’interesse nei confronti del tema emerge da una serie di documenti la cui ottica è sì quella della tutela dei diritti, ma in funzione del raggiungimento di obiettivi di stampo economico, dato che le patologie mentali “comportano perdite significative ed oneri per il sistema economico, sociale, educativo nonché giudiziario e penale” (Libro Verde della Commissione “Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia della salute mentale per L’Unione europea”, 2005, p. 3.). Sul piano giurisprudenziale, si segnalano alcune sentenze della Corte EDU in materia di provvedimenti limitativi della libertà del paziente psichiatrico, che affrontano anche lo spinoso tema della contenzione e, più in generale, la giurisprudenza (anche della Corte di Giustizia) che ha cercato di dare un risposta al problema o tramite l’uso della teoria del consensus (nel caso di termini il cui significato non è unanimemente chiarito), oppure con un uso a volte meramente argomentativo del principio di precauzione.
LA SALUTE DEL PAZIENTE PSICHIATRICO E LA SUA PERICOLOSITÀ SOCIALE. TRA DIRITTO E SCIENZA
FIORENTINI, Margherita
2017
Abstract
La tesi affronta la questione del rapporto tra diritto e malattia mentale, a partire dalla prospettiva dell’idea di imprevedibilità e di pericolo legata quest’ultima, che ha portato in passato a ritenere l’internamento l’unica soluzione possibile e che oggi, sebbene questa idea sia tramontata, si traduce in un utilizzo “generalpreventivo” del trattamento sanitario obbligatorio e si riflette, nel campo del diritto penale, sulla categoria della pericolosità sociale. L’attualità della ricerca poggia sull’evidenziarsi, negli ultimi anni, di una crescente richiesta di protezione da parte della società, dovuta ai cambiamenti avvenuti al suo interno, che hanno come conseguenza il manifestarsi di una generale insicurezza nelle relazioni tra i consociati. Sul piano delle misure destinate ai malati psichiatrici si assiste senza dubbio al prevalere delle istanze securitarie, fondate sulla convinzione che determinate persone siano altamente pericolose per la società, anche quando la concreta probabilità che i pericoli temuti si realizzino sono in concreto basse. La psichiatria in questo gioco ha una funzione maledetta, ossia quella di indicare chi sono i sani e chi i malati, nell’impossibilità - scientificamente dimostrata - di indicare una linea di demarcazione tra le due categorie Da questa prospettiva, la chiave di volta del sistema, e quindi il punto focale della tesi, è il concetto di pericolosità sociale: categoria che genera rilevanti problemi applicativi nel campo del diritto penale (art 203 c.p. e art 133 c.p.), quando il giudice si trova a dover affrontare una prognosi di pericolosità, a fronte di un rifiuto unanime da parte del mondo medico della scientificità e credibilità di questa categoria, che non può non riflettersi sulla legittimità di una tale prognosi. L’ambito di ricerca non poteva non comprendere anche il contesto europeo, da una duplice prospettiva. Sul piano istituzionale, l’interesse nei confronti del tema emerge da una serie di documenti la cui ottica è sì quella della tutela dei diritti, ma in funzione del raggiungimento di obiettivi di stampo economico, dato che le patologie mentali “comportano perdite significative ed oneri per il sistema economico, sociale, educativo nonché giudiziario e penale” (Libro Verde della Commissione “Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia della salute mentale per L’Unione europea”, 2005, p. 3.). Sul piano giurisprudenziale, si segnalano alcune sentenze della Corte EDU in materia di provvedimenti limitativi della libertà del paziente psichiatrico, che affrontano anche lo spinoso tema della contenzione e, più in generale, la giurisprudenza (anche della Corte di Giustizia) che ha cercato di dare un risposta al problema o tramite l’uso della teoria del consensus (nel caso di termini il cui significato non è unanimemente chiarito), oppure con un uso a volte meramente argomentativo del principio di precauzione.File | Dimensione | Formato | |
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