L'influenza "spagnola" è stata l’”olocausto più grande della storia", anche se spesso relegata a piè pagina nei libri di storia. Nella sola Italia, la spagnola contagiò circa 4,5 milioni di persone (12% della popolazione) con uno dei più alti alti tassi di mortalità, dopo la Russia. Vi furono circa 600.000 morti e la letalità è stata maggiore del 2.5%. Come altrove, l’influenza colpì in tre ondate ravvicinate e attanagliò il paese in una morsa epidemica da sud a nord. A Ferrara le misure di controllo furono assai blande: variarono solo gli orari di apertura di cinema e farmacie ed era vietato sputare; negozi e strade non venivano disinfettati e i morti venivano lasciati a casa per più giorni a differenza delle grandi città. La situazione mutò nel settembre ‘18 oltre che per il gran numero dei casi, per la broncopolmonite acuta spesso “fulminante”. Ferrara poteva contare su medici esperti e su strutture d’avanguardia tra cui l’Ospedale Militare Neurologico di Villa Seminario, primo ospedale neurologico italiano della Grande Guerra per i reduci del fronte. Dal registro dei decessi del Comune di Ferrara, nel periodo - gennaio 1918 - giugno 1919, oltre a quelli per Spagnola sono state considerate anche le complicazioni legate alla stessa Spagnola che hanno influito sulla mortalità generale identificando così sette gruppi principali di malattie raggruppate secondo le forme morbose e la localizzazione anatomica. La maggiore mortalità era attribuibile a broncopolmonite e polmonite.
Caratteristiche clinico-epidemiologiche e norme di contenimento dell’Influenza Spagnola a Ferrara e in Italia.
Contini, Carlo
Primo
;Vicentini, Chiara BeatriceUltimo
2021
Abstract
L'influenza "spagnola" è stata l’”olocausto più grande della storia", anche se spesso relegata a piè pagina nei libri di storia. Nella sola Italia, la spagnola contagiò circa 4,5 milioni di persone (12% della popolazione) con uno dei più alti alti tassi di mortalità, dopo la Russia. Vi furono circa 600.000 morti e la letalità è stata maggiore del 2.5%. Come altrove, l’influenza colpì in tre ondate ravvicinate e attanagliò il paese in una morsa epidemica da sud a nord. A Ferrara le misure di controllo furono assai blande: variarono solo gli orari di apertura di cinema e farmacie ed era vietato sputare; negozi e strade non venivano disinfettati e i morti venivano lasciati a casa per più giorni a differenza delle grandi città. La situazione mutò nel settembre ‘18 oltre che per il gran numero dei casi, per la broncopolmonite acuta spesso “fulminante”. Ferrara poteva contare su medici esperti e su strutture d’avanguardia tra cui l’Ospedale Militare Neurologico di Villa Seminario, primo ospedale neurologico italiano della Grande Guerra per i reduci del fronte. Dal registro dei decessi del Comune di Ferrara, nel periodo - gennaio 1918 - giugno 1919, oltre a quelli per Spagnola sono state considerate anche le complicazioni legate alla stessa Spagnola che hanno influito sulla mortalità generale identificando così sette gruppi principali di malattie raggruppate secondo le forme morbose e la localizzazione anatomica. La maggiore mortalità era attribuibile a broncopolmonite e polmonite.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


