L’articolo descrive il progetto di ricerca-azione Dare forma all’inclusione che si è svolto in una scuola secondaria di Roma durante l’anno scolastico 2020-2021 con l’obiettivo di monitorare e autovalutare le pratiche inclusive in una classe prima prestando particolare attenzione al ruolo dell’assistente specialistico. Il percorso si è sviluppato a partire dal presupposto che l’inclusione non debba essere soltanto un insieme di politiche e di pratiche, ma anche e soprattutto una cultura diffusa e condivisa in profondità da tutti i componenti della comunità scolastica. Per realizzarla è essenziale iniziare da una attenta analisi del contesto e delle barriere più o meno evidenti che esso pone all’apprendimento e alla partecipazione. Le attività di monitoraggio e autovalutazione, svolte attraverso questionari semi-strutturati e interviste, oltre a un focus group conclusivo, hanno contribuito ad attivare una spinta al miglioramento in questa direzione. Inoltre, i risultati evidenziano le specificità del ruolo dell’assistente specialistico e la sua importanza per una inclusione efficace. Al termine del primo anno di lavoro è possibile affermare che l’impiego di strategie auto valutative abbia “smosso le acque”, rendendo le persone più aperte al confronto reciproco e alla messa in discussione delle proprie convinzioni.
Come il sasso nell’acqua: autovalutazione delle pratiche inclusive in una scuola secondaria di secondo grado
Silvia Zanazzi
Primo
2022
Abstract
L’articolo descrive il progetto di ricerca-azione Dare forma all’inclusione che si è svolto in una scuola secondaria di Roma durante l’anno scolastico 2020-2021 con l’obiettivo di monitorare e autovalutare le pratiche inclusive in una classe prima prestando particolare attenzione al ruolo dell’assistente specialistico. Il percorso si è sviluppato a partire dal presupposto che l’inclusione non debba essere soltanto un insieme di politiche e di pratiche, ma anche e soprattutto una cultura diffusa e condivisa in profondità da tutti i componenti della comunità scolastica. Per realizzarla è essenziale iniziare da una attenta analisi del contesto e delle barriere più o meno evidenti che esso pone all’apprendimento e alla partecipazione. Le attività di monitoraggio e autovalutazione, svolte attraverso questionari semi-strutturati e interviste, oltre a un focus group conclusivo, hanno contribuito ad attivare una spinta al miglioramento in questa direzione. Inoltre, i risultati evidenziano le specificità del ruolo dell’assistente specialistico e la sua importanza per una inclusione efficace. Al termine del primo anno di lavoro è possibile affermare che l’impiego di strategie auto valutative abbia “smosso le acque”, rendendo le persone più aperte al confronto reciproco e alla messa in discussione delle proprie convinzioni.File | Dimensione | Formato | |
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