Partendo dalla categoria di «nativo digitale» coniata da Prensky (2001) e sviluppata, tra gli altri, da Gasser e Palfrey (2009), il presente contributo intende affrontare criticamente l’esperienza delle più giovani generazioni di sociologi, coloro che possono essere indicati come socio-logi nativi digitali, la cui formazione all’interno delle scuole di dottora-to e degli altri canali di avviamento alla professione è avvenuta o avver-rà in un contesto popolato da tecnologie digitali, molte delle quali non pensate specificamente per un uso scientifico, ma in ogni caso presenti nelle vite quotidiane dei giovani sociologi e potenzialmente spendibili nell’attività di ricerca. Come verrà chiartito nel corso del capitolo, la definizione di «giovane» ha qui un fondamento che è insieme anagrafi-co e tecnologico, e individua i sociologi nati dopo gli anni Ottanta del secolo scorso, la cui vocazione professionale (Beruf, nell’accezione we-beriana) e formazione al mestiere è maturata in un contesto personale e lavorativo popolato da tecnologie digitali, e in particolare da quelle ap-plicazioni web 2.0, secondo la nota etichetta coniata da O’Reilly (2005), che hanno amplificato il livello di interattività verticale (tra siti e loro utenti) e orizzontale (tra utenti). Nel tentativo di mettere ordine in questo quadro in costante evolu-zione, l’intervento si propone di: (1) identificare i gruppi idealtipici ri-sultanti dalla rivoluzione digitale; (2) discutere le implicazioni dei pro-cessi di digitalizzazione e iperconnettività nell’ambito della ricerca so-ciale; (3) identificare gli strumenti della e-research, con particolare at-tenzione ai metodi qualitativi, e discuterne brevemente i vantaggi e i li-miti dal punto di vista metodologico, in un confronto con le tecniche non-digitali; (4) individuare un percorso di ricerca idealtipico intera-mente digitale.

Il sociologo e le sirene digitali. Verso una generazione di sociologi nativi digitali?

PEDRONI ML
2012

Abstract

Partendo dalla categoria di «nativo digitale» coniata da Prensky (2001) e sviluppata, tra gli altri, da Gasser e Palfrey (2009), il presente contributo intende affrontare criticamente l’esperienza delle più giovani generazioni di sociologi, coloro che possono essere indicati come socio-logi nativi digitali, la cui formazione all’interno delle scuole di dottora-to e degli altri canali di avviamento alla professione è avvenuta o avver-rà in un contesto popolato da tecnologie digitali, molte delle quali non pensate specificamente per un uso scientifico, ma in ogni caso presenti nelle vite quotidiane dei giovani sociologi e potenzialmente spendibili nell’attività di ricerca. Come verrà chiartito nel corso del capitolo, la definizione di «giovane» ha qui un fondamento che è insieme anagrafi-co e tecnologico, e individua i sociologi nati dopo gli anni Ottanta del secolo scorso, la cui vocazione professionale (Beruf, nell’accezione we-beriana) e formazione al mestiere è maturata in un contesto personale e lavorativo popolato da tecnologie digitali, e in particolare da quelle ap-plicazioni web 2.0, secondo la nota etichetta coniata da O’Reilly (2005), che hanno amplificato il livello di interattività verticale (tra siti e loro utenti) e orizzontale (tra utenti). Nel tentativo di mettere ordine in questo quadro in costante evolu-zione, l’intervento si propone di: (1) identificare i gruppi idealtipici ri-sultanti dalla rivoluzione digitale; (2) discutere le implicazioni dei pro-cessi di digitalizzazione e iperconnettività nell’ambito della ricerca so-ciale; (3) identificare gli strumenti della e-research, con particolare at-tenzione ai metodi qualitativi, e discuterne brevemente i vantaggi e i li-miti dal punto di vista metodologico, in un confronto con le tecniche non-digitali; (4) individuare un percorso di ricerca idealtipico intera-mente digitale.
2012
9788820403645
Methodology
e-Research
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