Negli ultimi anni, in Ecuador, abbiamo visto con preoccupazione come il sumak kawsay (pienezza di vita) sia stato utilizzato indiscriminatamente come un’espressione che si ripete in maniera ricorrente, non solo in articoli della normativa legale del Paese, bensì anche nella cosa fare politico delle organizzazioni e collettivi sociali. Proprio per questo la concezione filosofica che rappresenta il sumak kawsay corre il rischio di convertirsi in una locuzione che si usa e si usa male, con il pericolo concreto di perdere il profondo significato che riveste per i popoli indigeni. Dato che, come sembra, ci siamo abituati a parlare ed ascoltare un termine che non conosciamo, tanto nella sua antologia come nelle sue espressioni. Probabilmente troveremo più domande che risposte in un sentire emozionale ancestrale: il sumak kawsay. È questo il motivo per il quale, di seguito, condividiamo il nostro intendere, ovviamente, con umiltà accademica, senza pretendere di imporre un unico criterio, bensì piuttosto di suscitare un dialogo interculturale per l’interpretazione del significato dell’espressione delle emozioni; una sorta di esercizio di pedagogia familiare e comunitaria del sentire emozionale ancestrale dei popoli indigeni, nella loro ricerca della pienezza di vita (sumak kawsay) che comprende l’armonia interna – materiale e spirituale – delle persone, l’armonia sociale con la comunità e l’armonia con la natura. In nessun modo il nostro interesse è di qualificare o squalificare le diverse percezioni emozionali o stili di vita, ciò spetta al lettore. Semplicemente ci impegneremo nel decifrare gli enunciati che fanno del sumak kawsay una filosofia di vita, cioè, un’altra maniera del saper vivere-sentire dei popoli indigeni kichwa. Un’etica di vita che trova corrispondenza nell’insieme delle nazionalità indigene289 del nostro Paese, anche se la loro concezione è un costrutto della cosmovisione andina. Così, i riferimenti concettuali e metodologici li sosteniamo nell’analisi ed interpretazione della concezione kichwa del sumak kawsay come base di una pedagogia familiare e comunitaria di un sentire emozionale che è sviluppata dalla mama (nonna-madre), dal tayta (nonno-padre) e dal yachak (saggio-anziano). Così che, l’interpretazionedel sumak kawsay è la sfida del presente lavoro, non solo per la limitazione nella sua praxis, ma anche per il contenuto emozionale che modella il nostro sentire. Detto in altro modo, la sua comprensione sarà possibile se il valore concettuale delle connotazioni del sentire emozionale ancestrale del sumak kawsay compie la sua funzione sociale e il suo ruolo pedagogico, senza pretendere che siano assoluti e infallibili, perché anche coesistono principi universali che sono direttamente congiunti al sentire emozionale di altre filosofie di vita che hanno consentito importanti passi avanti all’umanità. Per questo le nostre riflessioni hanno carattere epistemologico, con un’impronta ermeneutica e una teoria sulla conoscenza-altra, il sumak kawsay, vale a dire una proposta differente per la conoscenza che non è parte dei contenuti del modello educativo formale, bensì si basa sulla dimensione del sentire emozionale di una educazione familiare e comunitaria, i cui apprendimenti sono raccontati dagli studenti indigeni della Facoltà di Comunicazione dell’Università Politecnica Salesiana dell’Ecuador, sugli insegnamenti dei loro progenitori e congiunti, che vengono esposti in un esercizio interpretativo e, a volte, con componenti autonarrative. Per certo, lo facciamo in momenti di paura e isolamento sociale a causa di una pandemia che ha colpito il mondo intero e che ci pone di fronte a una realtà di manipolazione biogenetica come il coronavirus, che ha rotto l’equilibrio delle relazioni dinamiche quotidiane con il confinamento, e che mina l’armonia della natura e degli ecosistemi di vita del pianeta. In un esercizio di ermeneutica decostruttiva pensiamo alla concezione di vita collettiva e come il sumak kawsay ci invita a riflettere su principi e i valori che non possiamo ignorare, se vogliamo che le nuove generazioni abitino un mondo migliore.

Il sentire emozionale ancestrale nel sumak kausay. Una pedagogia familiare e comunitaria dei popoli indigeni dell´Ecuador

MARIA DEL CARMEN RAMIREZ SOASTI;
2020

Abstract

Negli ultimi anni, in Ecuador, abbiamo visto con preoccupazione come il sumak kawsay (pienezza di vita) sia stato utilizzato indiscriminatamente come un’espressione che si ripete in maniera ricorrente, non solo in articoli della normativa legale del Paese, bensì anche nella cosa fare politico delle organizzazioni e collettivi sociali. Proprio per questo la concezione filosofica che rappresenta il sumak kawsay corre il rischio di convertirsi in una locuzione che si usa e si usa male, con il pericolo concreto di perdere il profondo significato che riveste per i popoli indigeni. Dato che, come sembra, ci siamo abituati a parlare ed ascoltare un termine che non conosciamo, tanto nella sua antologia come nelle sue espressioni. Probabilmente troveremo più domande che risposte in un sentire emozionale ancestrale: il sumak kawsay. È questo il motivo per il quale, di seguito, condividiamo il nostro intendere, ovviamente, con umiltà accademica, senza pretendere di imporre un unico criterio, bensì piuttosto di suscitare un dialogo interculturale per l’interpretazione del significato dell’espressione delle emozioni; una sorta di esercizio di pedagogia familiare e comunitaria del sentire emozionale ancestrale dei popoli indigeni, nella loro ricerca della pienezza di vita (sumak kawsay) che comprende l’armonia interna – materiale e spirituale – delle persone, l’armonia sociale con la comunità e l’armonia con la natura. In nessun modo il nostro interesse è di qualificare o squalificare le diverse percezioni emozionali o stili di vita, ciò spetta al lettore. Semplicemente ci impegneremo nel decifrare gli enunciati che fanno del sumak kawsay una filosofia di vita, cioè, un’altra maniera del saper vivere-sentire dei popoli indigeni kichwa. Un’etica di vita che trova corrispondenza nell’insieme delle nazionalità indigene289 del nostro Paese, anche se la loro concezione è un costrutto della cosmovisione andina. Così, i riferimenti concettuali e metodologici li sosteniamo nell’analisi ed interpretazione della concezione kichwa del sumak kawsay come base di una pedagogia familiare e comunitaria di un sentire emozionale che è sviluppata dalla mama (nonna-madre), dal tayta (nonno-padre) e dal yachak (saggio-anziano). Così che, l’interpretazionedel sumak kawsay è la sfida del presente lavoro, non solo per la limitazione nella sua praxis, ma anche per il contenuto emozionale che modella il nostro sentire. Detto in altro modo, la sua comprensione sarà possibile se il valore concettuale delle connotazioni del sentire emozionale ancestrale del sumak kawsay compie la sua funzione sociale e il suo ruolo pedagogico, senza pretendere che siano assoluti e infallibili, perché anche coesistono principi universali che sono direttamente congiunti al sentire emozionale di altre filosofie di vita che hanno consentito importanti passi avanti all’umanità. Per questo le nostre riflessioni hanno carattere epistemologico, con un’impronta ermeneutica e una teoria sulla conoscenza-altra, il sumak kawsay, vale a dire una proposta differente per la conoscenza che non è parte dei contenuti del modello educativo formale, bensì si basa sulla dimensione del sentire emozionale di una educazione familiare e comunitaria, i cui apprendimenti sono raccontati dagli studenti indigeni della Facoltà di Comunicazione dell’Università Politecnica Salesiana dell’Ecuador, sugli insegnamenti dei loro progenitori e congiunti, che vengono esposti in un esercizio interpretativo e, a volte, con componenti autonarrative. Per certo, lo facciamo in momenti di paura e isolamento sociale a causa di una pandemia che ha colpito il mondo intero e che ci pone di fronte a una realtà di manipolazione biogenetica come il coronavirus, che ha rotto l’equilibrio delle relazioni dinamiche quotidiane con il confinamento, e che mina l’armonia della natura e degli ecosistemi di vita del pianeta. In un esercizio di ermeneutica decostruttiva pensiamo alla concezione di vita collettiva e come il sumak kawsay ci invita a riflettere su principi e i valori che non possiamo ignorare, se vogliamo che le nuove generazioni abitino un mondo migliore.
2020
978-88-99302-35-1
Pedagogy, Hermeneutics, indigenous people, sumak kawsay, feel emotional
Pedagogia, ermeneutica, popoli indigeni, sumak kawsay, sentire emozionale
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Il Sentire emozionale ancestrale nel sumak kawsay_2429506.pdf

solo gestori archivio

Descrizione: versione editoriale
Tipologia: Full text (versione editoriale)
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 3 MB
Formato Adobe PDF
3 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/2429506
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact