La prospettiva antropologica della formazione apre la riflessività pedagogica all’analisi del contemporaneo. Scrive a questo proposito Umberto Margiotta: “Muoversi dal presupposto di utilizzare una trasversalità epistemologica per pensare una “pedagogia dell’integrale antropologico” in termini di conoscenza delle interpenetrazioni tra variabili cognitive, relazionali, affettive-emotive, corporee, esistenziali; […] ecco, riflettere su tutto questo significa saper segmentare il corpo dell’osservabile educativo e formativo in tutte le sue componenti più strutturali, sia sul piano dell’elaborazione pedagogica (dopo averne chiarito i bisogni e la stratigrafia storiografica), sia sul piano della predisposizione e messa a punto di strategie” Oggi il divario fra i saperi che connotano le generazioni si è fatta via via più largo, con evidenti problemi di comunicazione e di solitudine per entrambe le parti. Per questo è necessario studiare l’antropologia della formazione tecnologica. Questo studio risulta indispensabile al fine di analizzare i processi cognitivi che sottendono le abilità, i valori, i percorsi educativi, le socializzazioni, le estetiche che i giovani sperimentano con il computer e, non ultime, le diverse forme di pensiero che possono essere inaugurate dai nuovi linguaggi. Lo sguardo antropologico non serve solo ad elaborare una nuova antropopedagogia, per utilizzare un felice neologismo di Poletti, ma anche a comprendere e disattivare la mitologia contemporanea.
Antropologia della formazione nella società tecnologica
Giorgio Poletti
Primo
2020
Abstract
La prospettiva antropologica della formazione apre la riflessività pedagogica all’analisi del contemporaneo. Scrive a questo proposito Umberto Margiotta: “Muoversi dal presupposto di utilizzare una trasversalità epistemologica per pensare una “pedagogia dell’integrale antropologico” in termini di conoscenza delle interpenetrazioni tra variabili cognitive, relazionali, affettive-emotive, corporee, esistenziali; […] ecco, riflettere su tutto questo significa saper segmentare il corpo dell’osservabile educativo e formativo in tutte le sue componenti più strutturali, sia sul piano dell’elaborazione pedagogica (dopo averne chiarito i bisogni e la stratigrafia storiografica), sia sul piano della predisposizione e messa a punto di strategie” Oggi il divario fra i saperi che connotano le generazioni si è fatta via via più largo, con evidenti problemi di comunicazione e di solitudine per entrambe le parti. Per questo è necessario studiare l’antropologia della formazione tecnologica. Questo studio risulta indispensabile al fine di analizzare i processi cognitivi che sottendono le abilità, i valori, i percorsi educativi, le socializzazioni, le estetiche che i giovani sperimentano con il computer e, non ultime, le diverse forme di pensiero che possono essere inaugurate dai nuovi linguaggi. Lo sguardo antropologico non serve solo ad elaborare una nuova antropopedagogia, per utilizzare un felice neologismo di Poletti, ma anche a comprendere e disattivare la mitologia contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
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