La nozione di patrimonio comprende sia la salvaguardia di ciò che è noto (nel significato di “trovare quanto abbia-mo sotterrato e dimenticato o scartato”(Dionigi, 2019)) sia il recepimento di ciò che è nuovo (nel significato di “in-ventare quanto ci viene prospettato e richiesto”(Dionigi, 2019)) e racchiude anche l’architettura, in quanto scienza umana e sociale che pone in relazione l’ambiente costruito e il paesaggio I recenti veloci cambiamenti dovuti alla crisi finanziaria, all’avvento della connessione globale e ai problemi climatici, ci pone nella necessità di ricercare un nuovo sistema di interpretazione del rapporto noto-nuovo. Diviene allora fondamentale definire una riflessione di necessità che risulta implicita individuare nel rapporto tra pensiero teorico ed azione in architettura. La questione centrale riguarda come mutare l’approccio al progetto di architettura alla luce dei nuovi cambiamenti e porci la domanda non più nei termini “Cosa fare di nuovo?”, ma “Cosa fare con quello che esiste?” Questo cambio di paradigma, ci conduce a proporre una nuova “traduzione” dell’enorme patrimonio di oggetti e relazioni della città e delle sue architetture, con un approccio strategico legato al recupero, alla manipolazione e rimessa in scena, sovrascrivendo l’esistente, delle connessioni reali tra le persone e i luoghi in cui vivono. Ci permette di operare con un sistema inteso come un piano di azioni concepite e disegnate per codificare un processo in cui si innestano nuove relazioni e forme su un palinsesto esistente in un percorso adattivo in continuo divenire e mutazione. Ed è proprio la natura di queste relazioni che proviamo ad indagare introducendo una nuova strategia, il ricondizionamento, che si applica con strumenti, che derivano, in parte da un’interpretazione del sistema di classificazione tipologico come principio evolutivo e dinamico applicato a spazi e situazioni da ricodificare, in parte da logiche adattive che mutano e si configurano a seconda delle condizioni di relazione con il contesto. Il ri-condiziona-mento diviene quindi sia presupposto teorico che finalità operativa della trattazione, ma anche quel sistema “relazionale” di connessione delle differenze.
Comprendere e tradurre il Noto e il Nuovo: sovrascrivere l’esistente
alessandro gaiani
2019
Abstract
La nozione di patrimonio comprende sia la salvaguardia di ciò che è noto (nel significato di “trovare quanto abbia-mo sotterrato e dimenticato o scartato”(Dionigi, 2019)) sia il recepimento di ciò che è nuovo (nel significato di “in-ventare quanto ci viene prospettato e richiesto”(Dionigi, 2019)) e racchiude anche l’architettura, in quanto scienza umana e sociale che pone in relazione l’ambiente costruito e il paesaggio I recenti veloci cambiamenti dovuti alla crisi finanziaria, all’avvento della connessione globale e ai problemi climatici, ci pone nella necessità di ricercare un nuovo sistema di interpretazione del rapporto noto-nuovo. Diviene allora fondamentale definire una riflessione di necessità che risulta implicita individuare nel rapporto tra pensiero teorico ed azione in architettura. La questione centrale riguarda come mutare l’approccio al progetto di architettura alla luce dei nuovi cambiamenti e porci la domanda non più nei termini “Cosa fare di nuovo?”, ma “Cosa fare con quello che esiste?” Questo cambio di paradigma, ci conduce a proporre una nuova “traduzione” dell’enorme patrimonio di oggetti e relazioni della città e delle sue architetture, con un approccio strategico legato al recupero, alla manipolazione e rimessa in scena, sovrascrivendo l’esistente, delle connessioni reali tra le persone e i luoghi in cui vivono. Ci permette di operare con un sistema inteso come un piano di azioni concepite e disegnate per codificare un processo in cui si innestano nuove relazioni e forme su un palinsesto esistente in un percorso adattivo in continuo divenire e mutazione. Ed è proprio la natura di queste relazioni che proviamo ad indagare introducendo una nuova strategia, il ricondizionamento, che si applica con strumenti, che derivano, in parte da un’interpretazione del sistema di classificazione tipologico come principio evolutivo e dinamico applicato a spazi e situazioni da ricodificare, in parte da logiche adattive che mutano e si configurano a seconda delle condizioni di relazione con il contesto. Il ri-condiziona-mento diviene quindi sia presupposto teorico che finalità operativa della trattazione, ma anche quel sistema “relazionale” di connessione delle differenze.File | Dimensione | Formato | |
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