I due volumi curati da Giovanni Carbonara e dedicati a Restauro e cemento in architettura (Roma, AITEC, 1981-1984) hanno affrontato con lungimiranza l’utilizzo del conglomerato cementizio negli interventi di restauro e consolidamento, offrendo un ampio panorama, anche mediante schede di esemplificazioni degli interventi eseguiti. La frontiera cronologica, nonché di riconoscimento di valore e significato che attribuiamo agli oggetti del passato, oggi si è spostata ulteriormente in avanti, e sempre più, fra le architetture che riteniamo meritevoli di interventi di restauro, vi sono edifici novecenteschi. In essi il cemento è utilizzato in molti modi diversi e decisamente caratterizzanti questa recente stagione architettonica, non solo nelle strutture a telaio, ma anche attraverso la produzione di blocchi di cemento per murature portanti, finiture esterne che si esprimono con impiego di intonaci cementizi, decorazioni plasmate, pietre artificiali, lito-cemento, fino alla riduzione brutalista delle superfici. Anche le finiture interne vengono rinnovate con impiego di impasti cementizi di diversa natura, ad esempio per le le pavimentazioni in marmette di graniglie cementizie colorate, oppure nei pannelli realizzati con impasti in cui il cemento è matrice che ingloba materiali diversi, come il legno e l’amianto, fatto che ci pone di fronte a materiali sperimentali e innovativi, ma al tempo stesso problematici. Il contributo, con riferimento agli studi sul cemento nel restauro, propone di leggere alcune fra le molteplici forme in cui il cemento è mezzo espressivo che connota l’architettura del ‘900, con particolare riferimento alle superfici (intonaci, decorazioni, rivestimenti, pavimentazioni, ecc.), che divengono oggetto di restauro e richiedono di essere affrontate come tratti caratterizzanti e innovativi, con dignità tale da esigere la messa a punto di progetti e interventi opportunamente calibrati.
Restauro e cemento: il cemento nelle superfici dell’architettura del ‘900
Rita Fabbri
2021
Abstract
I due volumi curati da Giovanni Carbonara e dedicati a Restauro e cemento in architettura (Roma, AITEC, 1981-1984) hanno affrontato con lungimiranza l’utilizzo del conglomerato cementizio negli interventi di restauro e consolidamento, offrendo un ampio panorama, anche mediante schede di esemplificazioni degli interventi eseguiti. La frontiera cronologica, nonché di riconoscimento di valore e significato che attribuiamo agli oggetti del passato, oggi si è spostata ulteriormente in avanti, e sempre più, fra le architetture che riteniamo meritevoli di interventi di restauro, vi sono edifici novecenteschi. In essi il cemento è utilizzato in molti modi diversi e decisamente caratterizzanti questa recente stagione architettonica, non solo nelle strutture a telaio, ma anche attraverso la produzione di blocchi di cemento per murature portanti, finiture esterne che si esprimono con impiego di intonaci cementizi, decorazioni plasmate, pietre artificiali, lito-cemento, fino alla riduzione brutalista delle superfici. Anche le finiture interne vengono rinnovate con impiego di impasti cementizi di diversa natura, ad esempio per le le pavimentazioni in marmette di graniglie cementizie colorate, oppure nei pannelli realizzati con impasti in cui il cemento è matrice che ingloba materiali diversi, come il legno e l’amianto, fatto che ci pone di fronte a materiali sperimentali e innovativi, ma al tempo stesso problematici. Il contributo, con riferimento agli studi sul cemento nel restauro, propone di leggere alcune fra le molteplici forme in cui il cemento è mezzo espressivo che connota l’architettura del ‘900, con particolare riferimento alle superfici (intonaci, decorazioni, rivestimenti, pavimentazioni, ecc.), che divengono oggetto di restauro e richiedono di essere affrontate come tratti caratterizzanti e innovativi, con dignità tale da esigere la messa a punto di progetti e interventi opportunamente calibrati.File | Dimensione | Formato | |
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