La ricerca scientifica ha come ultima finalità il superamento delle attuali conoscenze in ogni ambito del sapere e il tracciamento di nuove prospettive di sviluppo negli ambiti da essa toccati. Questa, per essere tale, deve applicare metodologie rigorose che consentano sia la dimostrazione delle ipotesi asserite che la replicabilità delle esperienze. Tale necessità, ineludibile, è finalizzata alla condivisione e alla testimonianza dell'attendibilità o, meglio, della qualità scientifica del risultato. È su questa premessa che s'incardina un necessario ragionamento sull'attualità del termine condivisione laddove questi sia riferito alla formazione dottorale o agli esiti della stessa. La mutazione delle consuetudini comunicative (o di disseminazione dei risultati), nel senso più ampio di questo cambiamento, ha recentemente condotto a una fisiologica rivisitazione di alcune logiche codificate e storicamente radicate proprie dei nostri ambiti di ricerca e della formazione alla ricerca per adeguarsi ai nuovi tempi di reazione imposti dall'innovazione digitale globale. La necessità di globalizzazione delle azioni di ricerca nazionali e di pervasività degli esiti in un numero sempre più crescente di direzionalità e ambiti scientifici, è indubbiamente alla base della strategia d'internazionalizzazione dell'alta formazione nazionale; non il solo però. Questa politica, infatti, assurge al ruolo di motore d'innovazione di un ben più complesso e articolato contesto quale quello rappresentato dal sistema universitario italiano. Quest'ultimo destinato, inizialmente, a una progressiva armonizzazione, quindi, ad una inclusione secondo omogeneizzate logiche europee di formazione. Per questo motivo, a livello politico accademico, dal 2012 al 2015 è stato attuato un rigoroso monitoraggio delle indagini condotte dalla European university association, dalla International association of universities (IAU) e soprattutto dalla European higher education area (EHEA). Il saggio, partendo da queste, ma toccando anche altri dati e interessanti fonti europee, propone possibili scenari di ottimizzazione dei percorsi formativi dottorali secondo le linee guida EU. Questi includono alcune proposte dell'autore finalizzate alla valorizzazione dei PhD nazionali in ottica internazionale contraddistinte anche da possibili rilevanti ricadute sul mondo della ricerca scientifico-accademica italiana.
Internazionalizzazione e formazione dottorale. Strategie d'innovazione per una realtà operativa globale in continua trasformazione
Theo ZAFFAGNINI
2017
Abstract
La ricerca scientifica ha come ultima finalità il superamento delle attuali conoscenze in ogni ambito del sapere e il tracciamento di nuove prospettive di sviluppo negli ambiti da essa toccati. Questa, per essere tale, deve applicare metodologie rigorose che consentano sia la dimostrazione delle ipotesi asserite che la replicabilità delle esperienze. Tale necessità, ineludibile, è finalizzata alla condivisione e alla testimonianza dell'attendibilità o, meglio, della qualità scientifica del risultato. È su questa premessa che s'incardina un necessario ragionamento sull'attualità del termine condivisione laddove questi sia riferito alla formazione dottorale o agli esiti della stessa. La mutazione delle consuetudini comunicative (o di disseminazione dei risultati), nel senso più ampio di questo cambiamento, ha recentemente condotto a una fisiologica rivisitazione di alcune logiche codificate e storicamente radicate proprie dei nostri ambiti di ricerca e della formazione alla ricerca per adeguarsi ai nuovi tempi di reazione imposti dall'innovazione digitale globale. La necessità di globalizzazione delle azioni di ricerca nazionali e di pervasività degli esiti in un numero sempre più crescente di direzionalità e ambiti scientifici, è indubbiamente alla base della strategia d'internazionalizzazione dell'alta formazione nazionale; non il solo però. Questa politica, infatti, assurge al ruolo di motore d'innovazione di un ben più complesso e articolato contesto quale quello rappresentato dal sistema universitario italiano. Quest'ultimo destinato, inizialmente, a una progressiva armonizzazione, quindi, ad una inclusione secondo omogeneizzate logiche europee di formazione. Per questo motivo, a livello politico accademico, dal 2012 al 2015 è stato attuato un rigoroso monitoraggio delle indagini condotte dalla European university association, dalla International association of universities (IAU) e soprattutto dalla European higher education area (EHEA). Il saggio, partendo da queste, ma toccando anche altri dati e interessanti fonti europee, propone possibili scenari di ottimizzazione dei percorsi formativi dottorali secondo le linee guida EU. Questi includono alcune proposte dell'autore finalizzate alla valorizzazione dei PhD nazionali in ottica internazionale contraddistinte anche da possibili rilevanti ricadute sul mondo della ricerca scientifico-accademica italiana.File | Dimensione | Formato | |
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